Non tornano i conti sui canoni concessori aumentati di 25 volte per le società dell’oil&gas, ma non si sa se i mancati pagamenti siano voluti da parte delle multinazionali o se non siano stati comunicati agli uffici del ministero della Transizione Ecologica. Lo ha spiegato il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle finanze Claudio Durigon, rispondendo a un’interpellanza a prima firma del capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa, sull’effettivo pagamento dei canoni aumentati per effetto del decreto-legge 135 del 2018 volta a comprendere quanti soldi in più fossero davvero arrivati nelle casse dello Stato. E, a dire il vero, ne sono arrivati. Solo di maggiorazioni, oltre 30 milioni nel 2020. Durigon, però, non ha chiarito in Aula a quanto ammontino le cifre mancanti e quali siano le società interessate da questo problema. “Il Ministero della Transizione ecologica precisa che il versamento risulta effettuato dalla quasi totalità degli operatori del settore e che solo pochi operatori titolari di concessioni con superficie areale non elevata risultano non aver provveduto al pagamento” ha spiegato il sottosegretario. Ma la reazione non si è fatta attendere. “Siamo al paradosso che il cittadino comune che tarda di poche settimane una scadenza fiscale viene sanzionato e la multinazionale petrolifera che non versa cifre milionarie rischia di farla franca?” hanno commentato, a margine della discussione in Aula, Giovanni Vianello e Alberto Zolezzi, deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Ambiente ed Ecomafie.

IL MISTERO SUI VERSAMENTI MANCATI – Durigon ha anche spiegato che alle società interessate è stata inviata una lettera di contestazione del mancato pagamento “che costituisce l’avvio di un procedimento di accertamento finalizzato alla decadenza e rappresenta, quindi, lo strumento idoneo per determinare se i mancati accertati pagamenti risultano voluti o, diversamente, semplicemente non comunicati ai competenti uffici del Dicastero”. A quanto pare i competenti uffici del Mite hanno provveduto “a porre in atto tutte le azioni utili” per una verifica preliminare sul piano amministrativo dei presunti mancati versamenti. Di fatto, come ricordato sia dal sottosegretario che dai deputati M5S, il mancato pagamento dei canoni demaniali costituisce motivo di decadenza del concessionario. Norma che “dovrebbe logicamente applicarsi anche alle maggiorazioni dei canoni” ha aggiunto Durigon nel suo intervento. Nel frattempo, però, i deputati ritengano “grave che il Mef non sappia darci oggi una risposta precisa. Nel caso queste aziende non abbiamo pagato il dovuto le concessioni devono essere subito revocate”.

NEL 2020 MAGGIORAZIONI PER 32 MILIONI – E chiedono un altro chiarimento. Secondo i dati forniti dall’Agenzia del demanio sui canoni ordinari, infatti, le entrate negli ultimi tre anni relative ai diritti per i permessi di prospezioni e ricerca mineraria, sono di circa 224mila euro per il 2018, 482mila euro per il 2019 e 258mila euro per il 2020. In conseguenza della rideterminazione dei canoni, però, il versamento dei maggiori importi deve essere effettuato “distintamente da quello relativo ai canoni” a favore del bilancio dello Stato (capitolo di entrata 2620). Secondo i dati forniti dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, nel 2019 sono stati effettuati versamenti delle maggiorazioni dei canoni per oltre 2 milioni di euro e, per il 2020, per circa 32 milioni. Una differenza notevole tra i due dati, su cui il M5S chiede un chiarimento. Ma la consistenza delle cifre fa a maggior ragione riflettere sull’importanza di capire a quanto ammontino le somme che risultano non pagate. Per intenderci, saranno pure pochi gli operatori e piccole le aree, ma questo non significa affatto che lo siano anche gli importi dovuti.

LE BUONE NOTIZIE – C’è un altro elemento, però, venuto fuori dalla risposta all’interpellanza. Anche per effetto della maggiorazione di canoni dal 2019 il Ministero ha ricevuto varie domande di rinuncia, evidentemente per i titoli meno produttivi e numerose richieste di riduzione delle aree interessate dalla concessione. “Indubbiamente uno stimolo positivo indotto dalla norma – ha commentato Durigon – verso un uso più razionale del territorio e la liberazione di parti del territorio inutilmente impegnate dalle concessioni”. Le rinunce sono state accolte, così come domande riduzione delle aree. Ma in Aula si è parlato anche del tema più generale delle Trivellazioni. “Dobbiamo metterci nella scia di altri importanti Paesi, tra cui Stati Uniti, Spagna e Francia, che hanno detto basta alle trivelle e alle energie fossili e stanno imboccando con decisione la strada dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini” hanno spiegato Zolezzi e Vianello, mentre a firma del deputato tarantino è già stata depositata una proposta di legge che va in questa direzione. “Chiediamo che venga subito discussa, così vediamo tutte le forze politiche come si pongono dinanzi a questo argomento” ha detto Vianello.

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