La pandemia lascerà come eredità ai Paesi Ue “finanze pubbliche in difficoltà e accresciute necessità di investimenti pubblici, anche per rafforzare i servizi sanitari, e privati. E gli Stati membri avranno bisogno di flussi di entrate stabili per affrontare questi imperativi. Ma oggi perdono decine di miliardi di euro ogni anno a causa della frode, dell’evasione e dell’elusione fiscale”. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato così, in conferenza stampa a Bruxelles, le motivazioni che stanno alla base del piano della Commissione per avere una tassazione “adatta al XXI secolo”. La comunicazione presentata martedì prevede entro il 2023 un nuovo quadro fiscale comune sulla tassazione societaria con una ripartizione equa tra i Paesi Ue per combattere l’elusione fiscale e finanziare il Next Generation EU. La prima tappa – da concretizzare entro la fine di quest’anno – prevede il contrasto alle società di comodo. Nel 2022 dovrebbe poi diventare obbligatoria la pubblicazione delle aliquote fiscali reali delle multinazionali che operano in Ue. Del pacchetto faranno parte poi una digital tax “che fungerà da risorsa propria dell’Ue”, una revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici e la tassazione del carbonio alla frontiera (border carbon tax).
For the short-term, measures on business taxation will include:
???? Proposing that certain large companies operating in the EU publish their effective tax rates.
???? Tackling the abusive use of shell companies.
???? Better supporting business and SMEs.#BT21 #FairTaxation pic.twitter.com/Z7ZiPTbzM9— European Commission ???????? (@EU_Commission) May 18, 2021
L’annuncio arriva a poche settimane dalla proposta degli Usa di Joe Biden di introdurre un’aliquota comune internazionale minima del 21% sui profitti realizzati all’estero da qualsiasi multinazionale. Del resto, senza un accordo globale le speranze di riuscire a chiudere tutti i “buchi fiscali” di cui beneficiano i grandi gruppi sono ridotte al lumicino. Anche perché, come è noto, su questi temi il Consiglio europeo deve esprimersi all’unanimità e questo finora ha impedito decisioni ambiziose. La speranza è che si arrivi entro luglio ad un accordo preliminare sul tema in sede G20: a quel punto la strada sarebbe in discesa. Non a caso la comunicazione appena diffusa cita “l’imminente accordo globale” come “un passo decisivo verso la riforma del sistema fiscale internazionale” e spiega chiaramente che le iniziative europee dovranno partire da lì. “A livello europeo dobbiamo portare avanti un’agenda altrettanto ambiziosa”, si legge.
Il punto di partenza, ha ricordato Gentiloni, è che oggi gli Stati “perdono circa 50 miliardi di euro l’anno a causa delle frodi transfrontaliere sull’Iva, 46 miliardi l’anno per evasione fiscale internazionale da parte di individui e tra 35 e 70 miliardi l’anno come risultato dell’elusione fiscale nell’Ue. Tutto questo richiede un’azione risoluta”, ha argomentato l’ex presidente del Consiglio italiano. La filosofia di base è che “occorre spostare la tassazione dal lavoro“. Per arrivarci, la Commissione presenterà uno schema per la tassazione delle imprese incentrato su una base imponibile comune e una formula per allocare i profitti negli Stati in cui vengono effettivamente generati. I profitti saranno poi tassati da ogni Paese con la sua aliquota nazionale. Questo dovrebbe semplificare il quadro per le imprese e al tempo stesso combattere evasione ed elusione e assicurare agli Stati entrate fiscali affidabili e prevedibili.
Ci sarà anche una proposta per affrontare “la distorsione da capitale di debito nell’attuale tassazione delle società, che tratta il finanziamento del debito delle aziende in modo più favorevole rispetto al finanziamento azionario. Questa proposta mirerà a incoraggiare le aziende a finanziare le proprie attività attraverso equity piuttosto che indebitandosi”.
La Commissione ha adottato già oggi una raccomandazione sul trattamento interno delle perdite che invita gli Stati membri a consentirne il riporto almeno fino all’anno fiscale precedente. “Ciò andrà a vantaggio delle aziende redditizie negli anni precedenti alla pandemia, consentendo loro di compensare le perdite del 2020 e del 2021 con le tasse pagate prima del 2020″, spiega Bruxelles in una nota. “Questa misura andrà particolarmente a vantaggio delle Pmi”.