“Se gli scienziati non parlano, stanno nella torre eburnea. Se invece vanno in televisione, dicono quello che pensano. Ma allora che dobbiamo fare?“. È la replica ironica dell’epidemiologa Stefania Salmaso al vicepresidente di Federalberghi, Giuliano Guida Bardi, nel corso di “Otto e mezzo” (La7).
Bardi, che confonde il titolo di Salmaso con quello di virologa, punta il dito contro la presenza degli scienziati nelle trasmissioni televisive, con un riferimento poco rispettoso al virologo Andrea Crisanti: “Andiamo da chi si occupa di zanzare a chi si occupa di epidemie, passando con molta disinvoltura dall’uno all’altro. A ne piacerebbe che in questo momento tornasse protagonista l’economia per chi fa l’economia, il lavoro per chi si occupa di lavoro, la politica per chi fa politica. Mi piacerebbe che epidemiologi, microbiologi, virologi facessero come i grandi artisti, cioè trovassero il momento giusto per uscire di scena. E il momento giusto è questo: ora ci sono i vaccini loro possono andare a fare la ricerca, di cui c’è tanto bisogno, sottraendosi al chiacchiericcio quotidiano nelle tv”.
“Adesso mi devo sentire in colpa se sono qua” – replica, sorridendo, l’epidemiologa – In realtà, il problema non è se deve parlare il virologo o l’epidemiologo o il politico, ma la mancanza di un quadro di riferimento condiviso che crea, quindi, tutta questa confusione. Manca cioè l’indicazione del criterio che vogliamo usare per prendere le decisioni: il criterio utilitaristico-economico? Quello etico del salvare le vite? Quello di mandare i ragazzi a scuola?”.
E chiosa: “Se il criterio è quello di salvare tutte le vite possibili, è un conto. Se invece è quello di salvare i posti di lavoro, è un altro. E a dare valutazioni in merito non sta né agli epidemiologi, né ai virologi, né a coloro che capiscono di una certa parte di scienza, che dice come stanno i fatti. È bene che ci sia chiarezza su questo punto: non è colpa del virologo se dice quello che osserva. Il problema è che manca un quadro condiviso di riferimento”.