Dopo il vertice con Conte, i 5 stelle vogliono un incontro alla guardasigilli: nelle prossime ore chiederanno di vedere l'inquilina di via Arenula per spiegare come la pensano su alcune delle ipotesi anticipate della commissione Lattanzi. A cominciare da quelle che vengono definite "incompatibili" con la loro visione. Intanto in commissione giustizia gli emendamenti del governo alla riforma penale, attesi per la prossima settimana, rischiano di slittare
Per capire che strada intende seguire Marta Cartabia sulla giustizia penale la data limite era fissata per la prossima settimana. Per allora alla commissione Giustizia della Camera dovevano arrivare gli emendamenti del governo sulla riforma del processo penale. Un termine ultimo che adesso pare sia destinato a slittare, anche se non c’è alcuna ufficialità. Evidentemente, quindi, i tempi per trovare un accordo in maggioranza si allungano. Campo minato di ogni esecutivo recente, stavolta quella della giustizia deve essere una strada condivisa il più possibile dalle eterogenee forze che sostengono Mario Draghi. Mentre la Lega continua a terremotare il governo praticamente ogni giorno, con Matteo Salvini che è arrivato a raccogliere firme coi radicali per riformare la giustizia a colpi di referendum, sul tavolo ci sono i miliardi di fondi in arrivo da Bruxelles. E infatti durante l’ultimo vertice di maggioranza la guardasigilli ha lanciato il suo avvertimento: “Sulla durata dei processi – ha detto – il governo si gioca tutto il Recovery“.
Il vertice domenicale con Conte – È stata quella l’occasione in cui la ministra ha illustrato le proposte partorite dallla commissione ministeriale coordinata da Giorgio Lattanzi, che come Cartabia ha presieduto la Corte costituzionale. Di scritto, fino a questo momento, non c’è ancora nulla. Ma negli ultimi giorni da via Arenula sono filtrate varie indicazioni: la ministra ci ha tenuto a spiegare che si tratta delle proposte della commissione, non ancora delle sue. Un distinguo obbligato visto che alcune delle idee di Lattanzi non sono piaciute ai parlamentari del Movimento 5 stelle, molto sensibili ai temi della giustizia. Le leggi anticorruzione e sulla prescrizione – ma pure quelle legate al Recovery plan, confermate in gran parte anche dall’esecutivo Draghi – hanno contraddistinto i due governi di Giuseppe Conte: anzi si può dire che sono state le mine che – in un modo o nell’altro – ne hanno causato la caduta. Adesso, però, le riforme per velocizzare i processi – civile e penale, ma pure quella di riforma del Csm – sono fondamentali per ottenere i miliardi del Recovery. È per questo motivo i 5 stelle hanno deciso di andare “a vedere le carte” della ministra: già dalla scorsa settimana all’interno del gruppo parlamentare si è proposto di chiedere un incontro alla guardasigilli. Una proposta che ha acquisito i crismi dell’ufficialità dopo il vertice domenicale con Conte. In videoconferenza, l’ex premier ha vestito i panni di leader dei 5 stelle e si è fatto informare sullo “stato dell’arte” delle riforme. Dall’altra parte dello schermo c’erano i componenti della commissione Giustizia della Camera, compreso l’ex guardasigilli Alfonso Bonafede.
Appello del pm e reati decisi dal parlamento: le proposte incompatibili – Il vertice con Conte ha rafforzato nei 5 stelle l’idea di chiedere un incontro a due con Cartabia: una richiesta ufficiale, in questo senso, partirà nelle prossime ore. Prima che il governo produca i suoi emendamenti, i 5 stelle vogliono illustrare all’inquilina di via Arenula le loro proposte sulle riforme. Ma intendono anche spiegare come la pensano su alcune delle ipotesi della commissione Lattanzi. A cominciare da quelle che vengono definite “incompatibili” con la loro visione. Una è considerata insuperabile: l’ipotesi che sia il Parlamento a indicare ogni anno le priorità sull’azione penale. Cioè che ci sono alcune reati “più urgenti” che i pm devono perseguire, ed altri che invece possono aspettare: significa che sarebbe la politica a dettare l’agenda ai magistrati. Una legge che farebbe la felicità di Forza Italia e che durante il governo gialloverde era stata la Lega a proporre, trovando anche in quel caso il muro dei 5 stelle. La seconda proposta che non piace ai grillini è poi la modifica delle possibilità di appellare le sentenze. La commissione Lattanzi ha proposto di sbarrare la strada del ricorso in secondo grado alla procura, concedendola agli avvocati solo seguendo alcuni paletti: potranno fare quella che si chiama “critica vincolata” seguendo motivi stringenti. Quali? Sarà la legge a stabilirlo.
Il nodo prescrizione e l’ergastolo ostativo – Infine c’è ovviamente la prescrizione: dall’1 gennaio 2020 è in vigore la riforma Bonafede che la blocca dopo il primo grado di giudizio. Nell’estate del 2019 la Lega fece cadere il governo Conte 1 anche con l’obiettivo di bloccarne l’entrata in vigore. Poi, quando al governo coi 5 stelle è andato il Pd, si era trovato un accordo per modificare lo stop dopo il primo grado a seconda che l’imputato venisse assolto o condannato. Accordo stracciato da Matteo Renzi, quando ha staccato la spina pure al Conte 2. Adesso la commissione Lattanzi propone di tornare indietro, alla riforma Orlando: stop alla prescrizione per due anni alla fine del primo grado. Se l’appello dura più di 24 mesi, non solo riparte ma si recupera il tempo perso. Un meccanismo che chiaramente non piace ai 5 stelle. Anche perché l’esordio della guardasigilli era stato di senso completamente opposto. Durante il primo incontro con la maggioranza la ministra aveva spiegato di non avere nessuna fretta di toccare la legge Bonafede e che la priorità era velocizzare i processi. Solo 8 giorni fa ha detto che “con la prescrizione la domanda di giustizia da parte delle vittime rimane frustrata” e “lo Stato manca al suo compito di assicurare l’amministrazione della giustizia”. Insomma parole che sembrano completamente opposte al senso delle proposte della commissione ministeriale. Senza considerare che sul tavolo ci sono anche tutta una serie di norme considerate decisamente più indifferibili. A cominciare da quella sull’ergastolo ostativo, bocciata dalla Consulta che ha dato un anno di tempo al Parlamento per riscrivere l’articolo 4-bis. Una proposta di modifica è stata presentata proprio dai 5 stelle in conferenza stampa e viene definita “molto più urgente ” rispetto alle modifiche della riforma Bonafede sulla prescrizione: quest’ultima produrrà i suoi effetti solo dal 2025. Entro il maggio del 2022, invece, bisognerà trovare una soluzione sull’ergastolo ostativo: il rischio è che tornino liberi i boss delle stragi.