di Elettra Dòmini

Gentile Nadia Somma, vorrei esprimere il mio punto di vista in merito al suo post sulla spiacevole situazione riguardante Rula Jebreal e Propaganda Live.

Le scrivo non solo come “divaneggiatrice” agonistica del venerdì sera, che non aspetta altro che farsi due risate con i genitori e al tempo stesso informarsi bene su quello che succede nel mondo in un modo alternativo – come quello che utilizza Propaganda Live – ma le scrivo anche come ragazza.

Una ragazza il cui punto di riferimento è stato per anni (e continua ad esserlo ancora adesso) proprio Rula Jebreal. Per capire meglio un personaggio come Rula è necessario vederla attraverso gli occhi di quelle cattiverie del mondo che non hanno fatto altro che costruire ogni singolo pezzo di quell’animo così forte con cui combatte ogni giorno per quello in cui crede. È una persona incredibile.

Per questo mi sono sentita davvero male quando per la prima volta non ho condiviso il suo pensiero in merito a una questione che, per molte persone, sembra uno tsunami di ingiustizia quando, se si pensa a cosa banalmente sta succedendo in quella parte del mondo di cui si voleva discutere a Propaganda Live proprio dagli occhi di un’esperta, si comprende che ci si potrebbe soffermare su cose diverse rispetto a una mera parità di numero, o di genere.

Lei, e tutto il mio rispetto va a lei per le miriadi di percentuali di cui non ero minimamente a conoscenza sulla (non ancora raggiunta) parità dei sessi, e che non contesto assolutamente – ci mancherebbe altro, sono una fiera femminista, nel vero senso della parola –, parla di uomini maschilisti a loro insaputa perché in una trasmissione chiamano come ospite solo una donna su sette invitati. Tuttavia, per me bisognerebbe iniziare a pensare di superare quell’irrigidimento che, illudendoci di aprire delle ulteriori finestre sulla giustizia, ci fa chiudere il portone principale.

Mi spiego meglio: essendo lei una femminista, cosa che ogni persona avrebbe dovuto imparare ad essere, giustamente pensa che ci debba essere uguaglianza di trattamento tra uomini e donne. Ma come può esserci uguaglianza di genere se si ragiona in chiave di uguaglianza superficiale, come il fatto che debba per forza esserci un numero pari di donne e uomini in una serata di un live show così già ampiamente inclusivo, e soprattutto di cultura, come Propaganda Live?

Non può venire in mente che se ci sono sette persone che sono state invitate e una di queste è Rula Jebreal, magari anche le altre sono lì perché competenti, e non perché per Zoro il testosterone deve prevalere? Si è perdonato Amadeus per una gaffe molto peggiore a Sanremo, programma al quale comunque Rula ha partecipato, conscia del fatto che sì, era una gaffe abbastanza pesante, ma era semplicemente una gaffe (e tra l’altro sì, c’erano dieci ragazze, ma concordiamo quasi tutti sul fatto che non fossero lì per il loro talento musicale).

Mi scusi se mi sto perdendo nei miei pensieri, non sono una giornalista e non vorrei che questo post venisse interpretato come una presa di posizione contro il femminismo moderno, o contro qualsiasi corrente che mette sullo stesso piano uguaglianza numerica e uguaglianza di genere, ma nella mia personale opinione, se una persona ha un campo di esperienza specifico, se è la migliore in quel campo, la si invita a parlare. A scapito anche di una parità numerica che secondo me tarpa le ali a quella vera parità che non vogliamo, ma di cui la nostra società ha disperatamente bisogno.

Nella lingua italiana, non per niente “Genere” e “Numero” sono due categorie grammaticali diverse. Il pensiero non implica il fenotipo di una persona, e il fatto che Rula si sia schierata in questo modo in difesa delle donne vittime di un presunto maschilismo implicito fa capire che non sa minimamente cosa di fatto sia Propaganda Live: l’emblema della diversità, della coesione tra minoranze e anche un modo simpatico e giovanile di vedere l’attualità dal punto di vista di quel mondo tragicomico che sono i social: “rendere attuale” l’attualità.

E sì, mi trovo in disaccordo anche con il fatto che per lei le donne non siano una minoranza. Certo, siamo statisticamente anche più degli uomini, ma da quello che ho imparato leggendo, una minoranza è un qualsiasi gruppo che non si vede rappresentato a sufficienza nel mondo, che non si vede rispettato, i cui diritti, ripetutamente violati, fanno finta di essere un problema della società, quando in verità basta leggere qualche brutto titolo sul giornale che parli di violenza o altri atti terribili e indignarsi qualche secondo, per poi prendersela con fatti davvero molto superficiali. Siamo una minoranza e dovremmo esserne fiere, perché lottiamo anche noi (chi in un modo che non condivido, tipo questo, e chi in un altro) ogni giorno, per trovare una strada che porti questa società ad essere quella per cui molta gente è addirittura morta.

Non trasportiamo un problema che ha delle basi davvero solide come lo stupro, il maschilismo reale, il catcalling, le violenze, le molestie di ogni tipo, la discriminazione sul posto di lavoro, su un piano superficiale. Ci meritiamo una vera parità, e solo nel momento in cui si potranno invitare anche undici uomini e solo tre donne ad una serata di dibattito culturale senza che si gridi al maschilismo inconsapevole, solo allora, si potrà parlare di raggiunta parità di genere.

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