di Stefano Virgilio
È molto probabile che, tra gli encomi – doverosi – alla figura di Franco Battiato, alcuni siano venuti anche da coloro a cui Battiato si era rivolto negli anni con giudizi non proprio lusinghieri. Senza fare nomi, ovviamente: bastava ascoltare con attenzione per capire che una buona fetta della classe politica attuale non poteva piacergli perché incarnava esattamente ciò che egli detestava.
E ne aveva ben donde a dire, in un’intervista, che più che a destra o a sinistra stava “sopra”, semplicemente perché voleva “essere migliore, con più volontà”: migliore, perché indignato dall’indegnità di certo potere, soprattutto di quello ignorante e arrogante, laddove invece, come gli avevano insegnato i mistici, l’umiltà e la consapevolezza della propria bassezza sono la condizione per poter salire i gradini della scala dell’esistenza. Ascoltare Battiato “davvero”, infatti, vuol dire fare un viaggio all’interno delle proprie miserie come base per costruire qualcosa di bello e significativo, riconoscendo al contempo limiti e grandezza di ciò che siamo, senza poter prescindere da nessuno di questi due poli.
Per questo, va apprezzato giustamente il Battiato-Maestro in senso musicale, che è un patrimonio a cui attingere in eterno. Ma se non si riesce, come avrebbe detto lui, a guardare la volta celeste e a chiedersi “che mai siamo?”, o a “lavorare sul carattere, per migliorarlo”, o si pensa che l’avventura umana su questa terra si riduca a una bieca ostentazione o competizione materialistica, senza porsi mai le domande fondamentali sull’esistenza e su come possiamo fare per darle dignità e ricchezza spirituale, ebbene allora si perderà il senso più autentico nel quale Battiato è un Maestro che può influenzare la vita.
E, in fondo, anche se le invettive che ha lanciato contro di loro sono tuttora insuperate per lucidità e disperata ironia, mi dispiace molto per quei “perfetti e inutili buffoni” che ne furono bersaglio, perché “si credono potenti e gli va bene”, ma non hanno provato a imparare da Franco Battiato quanto sia bello e stimolante, anche se spesso difficile, fare i conti con il Sé e prendersene cura.