Il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Fresa era stato denunciato dalla moglie. L'indagine era stata archiviata dopo il ritiro della querela da parte della donna. Ora il plenum archivia la procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale sostenendo che "la divulgazione sulla stampa dei conflitti familiari non ha compromesso la credibilità professionale e personale del magistrato". Di tutt'altro avviso il consigliere Nino di Matteo che ha capeggiato l’ampio fronte dei contrari
È finito sotto inchiesta a Roma per lesioni e maltrattamenti dopo una denuncia della moglie. Ma per il Csm non va trasferito per incompatibilità ambientale. “La divulgazione sulla stampa dei conflitti familiari non ha compromesso la credibilità professionale e personale del magistrato che può continuare a svolgere le funzioni in quell’ufficio con indipendenza e imparzialità”. Con questa motivazione Palazzo dei Marescialli ha archiviato la procedura aperta nei confronti del sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Fresa. L’indagine su Fresa era stata archiviata dopo il ritiro della querela da parte della donna, tornata a vivere nella casa coniugale.
La decisione di chiudere il caso anche al Csm ha però davvero spaccato il plenum. E’ passata con un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari (9 a 8) e otto astensioni, a partire da quelle del Primo presidente Pietro Curzio e del Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. La vicenda risale al marzo dello scorso anno, all’origine una lite tra i coniugi. Una terza persona chiamò un’ambulanza e la donna venne portata in ospedale dove le fu riscontrato un ematoma, con una prognosi di sette giorni. Inevitabile il rilievo della notizia sui giornali sia per i ruoli ricoperti in passato dal magistrato (è stato consigliere del Csm nel gruppo di Area e ha fatto parte del vertice dell’Anm), sia perchè all’epoca Fresa si occupava alla procura generale della Cassazione dei procedimenti disciplinari a carico dei colleghi. Venne subito sospeso, e come ha spiegato oggi il Pg Salvi, che nei confronti di Fresa avviò un procedimento pre-disciplinare non ancora definito – ora non fa più parte di quella struttura.
Un elemento che ha pesato nella valutazione che ha determinato la Prima Commissione a chiedere e oggi a ottenere dal plenum l’archiviazione, passata con il sostegno dell’intero gruppo di Area. Lo scopo della procedura di trasferimento è “eliminare impedimenti al funzionamento degli uffici giudiziari”, ha spiegato la relatrice Paola Braggion di Magistratura Indipendente. E visto che Fresa non si occupa ora di materie di famiglia e di disciplinare, ” si ritiene che non vi siano motivi di incompatibilità ambientale”. Hanno contato anche le conclusioni della procura di Roma che ha ritenuto “non certa l’intenzionalità del gesto” del magistrato e il parere positivo sulla professionalità di Fresa espresso quest’anno dal Consiglio direttivo della Cassazione. Elementi che hanno portato a ritenere che nonostante la risonanza mediatica, non vi sia stata lesione della credibilità.
Di tutt’altro avviso il consigliere Nino di Matteo che ha capeggiato l’ampio fronte dei contrari dopo aver ottenuto il dibattito pubblico (la pratica era stata secretata). Non solo “l’indagine penale non sancisce in alcun modo l’inattendibilità delle dichiarazioni consacrate nella denuncia”, ma soprattutto non si può prescindere dal clamore avuto dalla vicenda: “Non possiamo pensare -ha detto Di Matteo – che l’appannamento dell’immagine del magistrato sia venuto meno perchè è stato sospeso dall’esercizio delle funzioni disciplinari”.