Il magistrato milanese ha risposto alla domande del procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, nell'ambito dell'inchiesta per rivelazione di segreto d'ufficio trasferita da Roma alla procura lombarda innescata dalla vicenda dei verbali dell'ex legale esterno di Eni
Per oltre tre ore il pm di Milano, Paolo Storari, ha risposto alla domande del procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, nell’ambito dell’inchiesta per rivelazione di segreto d’ufficio trasferita da Roma alla procura lombarda innescata dalla vicenda dei verbali dell’ex legale esterno di Eni, Piero Amara. La “prospettiva” di Storari che le dichiarazioni dell’avvocato – in cui si parlava di una presunta loggia di cui facevano parte anche magistrati – all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, era “quella di rivolgersi alla persona che, assumendosene anche una responsabilità pubblica, ha detto che si sarebbe assunta la responsabilità di questo fatto“. L’avvocato Paolo Della Sala, ha quindi ribadito come già dopo l’audizione davanti ai pm di Roma, che l’ex pm di Mani pulite si era proposto al pm come persona “autorizzata” a ricevere quelle carte segretate.
“Quindi – ha aggiunto Della Sala – da questo punto di vista, indipendentemente anche da un giudizio giuridico, c’è un tema di giudizio etico che va inquadrato e compreso, questo è un punto molto rilevante, così la smettiamo anche di avere giudizi espressi anche un po’ a ‘capocchia’”. Per quanto riguarda “quello che è uscito sulla stampa o in televisione in questo periodo”, ha chiarito il legale, “bisognerebbe che ci si abituasse a analizzare la condotta” sulla base della “prospettiva che aveva un soggetto in un determinato momento e questo può spiegare la sua condotta”. E ha aggiunto che, invece, con dichiarazioni si getta “inutilmente fango addosso a una persona che non lo merita”.
Il legale ha inoltre spiegato ai cronisti di non poter rispondere in merito al procedimento disciplinare avviato dal pg della Cassazione, Giovanni Salv,i e di non poter entrare nel merito dell’interrogatorio di oggi, né su un’eventuale consegna di documenti ai pm bresciani. “Riteniamo di aver esposto la nostra difesa”, ha aggiunto. A chi gli ha chiesto se Storari sia indagato in concorso con altri ha risposto: “Non lo dico perché per principio non entro nel merito”. Al momento, ha concluso, non ci sono altri interrogatori concordati dalla difesa con la Procura bresciana. Saranno comunque gli inquirenti a “valutare” se sarà necessaria una nuova convocazione. Il legale riferendosi alle dichiarazioni e ai commenti recenti in tv e sulla stampa, ha aggiunto che far “ricadere gli effetti di quello che è accaduto dopo, su quanto invece intendeva fare uno almeno un anno e mezzo prima, mi sembra un procedimento profondamente sbagliato”, sia dal punto di vista logico che giuridico. Per il difensore quindi bisogna tenere conto delle intenzioni di allora del pm Storari, che, consegnando i verbali su una presunta loggia Ungheria a Piercamillo Davigo, allora al Csm, intendeva ‘autotutelarsi’ in quanto a suo dire, i vertici della Procura milanese, non erano tempestivi con le indagini.