Ogni anno a Milano circa 1.500 persone muoiono per cause legate all’esposizione a concentrazioni di biossido di azoto (NO2), che superano la soglia di 20 microgrammi al metro cubo, oltre la quale per l’Organizzazione Mondiale della Sanità si va incontro a rischi per la salute umana. A Roma si arriva a circa 1.700 decessi ogni anno, ma su un totale di 2,8 milioni di abitanti (a Milano se ne contano 1,3). Dunque, in proporzione, nel capoluogo lombardo va molto peggio. È il risultato a cui è giunta la terza edizione della campagna partecipata ‘NO2 No Grazie’ promossa da ‘Cittadini per l’aria’.
Dall’8 febbraio al 7 marzo 2020 quasi duemila cittadini nelle tre grandi aree urbane di Roma, Milano e Napoli (alle quali si sono aggiunte le aree metropolitane di queste ultime due città, la Provincia di Monza e la città di Caserta) hanno misurato il biossido di azoto con un piccolo campionatore passivo. In questo modo hanno potuto contribuire a mappare la qualità dell’aria dove vivono, lavorano, vanno a scuola i loro figli. Il comitato scientifico del progetto, composto da ricercatori e docenti dell’Università e del Politecnico di Milano, della Fondazione IRCCS, dell’Università Parthenope di Napoli e del Dipartimento di Epidemiologia del sistema sanitario della Regione Lazio, ha analizzato ed elaborato i dati del monitoraggio, andando a creare delle mappe delle zone più inquinate di ogni città. Ne emerge una situazione molto critica nelle tre grandi aree urbane, a partire da Milano i cui dati, pur essendo stati influenzati per una parte del monitoraggio dal lockdown, mostrano concentrazioni allarmanti, che fanno giungere gli esperti alla conclusione che “il traffico, e in particolare quello dei veicoli diesel, è la maggior causa delle concentrazioni di NO2 a Milano”.
IL METODO – Il progetto di scienza partecipata ‘NO2 No Grazie’ è stato inserito nel nuovo rapporto ‘Public awareness and efforts to improve air quality in Europe’ dall’Agenzia Europea per l’Ambiente come esempio virtuoso di azione della società civile per migliorare la qualità dell’aria. Il biossido di azoto è un inquinante che nelle città proviene principalmente dalle emissioni del traffico e, in particolare, dai motori diesel. Miscelandosi chimicamente in atmosfera, contribuisce inoltre alla formazione di altri inquinanti come il PM 2.5 e l’ozono (O3). Nella stima dell’impatto si è scelto di considerare la soglia indicata dall’OMS e non il limite di legge di 40µg/m3 “perché quest’ultimo – spiega l’associazione – rappresenta unicamente un compromesso politico raggiunto ormai molti decenni orsono mentre, allo stato attuale, la soglia di 20µg/m3 deve essere l’obiettivo al quale tendere per proteggere la salute pubblica”. L’impatto dell’NO2 sulla popolazione di Milano risulta dall’incrocio della mappa ad alta risoluzione spaziale (50×50 metri) della sua diffusione dell’NO2 (elaborata grazie ad un modello di machine learning) con gli opendata di popolazione e decesso del Comune di Milano. Il risultato finale è un’altra mappa che rappresenta l’impatto sanitario delle concentrazioni di NO2 in un anno, zona per zona. “Al Governo chiediamo con forza di incrementare le azioni del PNRR sulla ciclabilità e la mobilità dolce nelle aree urbane perché quelli nella bozza del piano sono insufficienti” ha spiegato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria, nel corso della conferenza di presentazione dei dati relativi alla città di Milano. Quello più preoccupanti.
IL CASO DI MILANO – Il 100% dei campionatori di NO2 posizionati dagli oltre 900 volontari di Cittadini per l’aria a Milano (il triplo rispetto a tre anni fa e quasi la metà del totale di quelli del 2020) rivela livelli di biossido di azoto superiori alla soglia annuale di 20 µg/m3. I risultati del monitoraggio hanno permesso di creare una mappa con le concentrazioni medie mensili e un’altra con le concentrazioni annuali. Sono visibili, a seconda dei colori, le arterie di traffico, le circonvallazioni, le strade dove i milanesi vivono, lavorano, respirano e dove le concentrazioni sono, su base annua, poco inferiori ai 50µg/m3 e spesso raggiungono anche i 60µg/m3. Si registrano concentrazioni che superano il limite di legge di 40 μg/m³ in oltre il 40% dei casi. I ricercatori hanno anche elaborato la cosiddetta ‘esposizione media della popolazione’, mediamente esposta a concentrazioni pari a 41,6 µg/m3.
LA MORTALITÀ – Incrociando i coefficienti di rischio elaborati dalla letteratura circa l’impatto dell’NO2 sulla salute umana (che determina un incremento di mortalità del 5,5% ogni 10µg/m3) con la mappa di diffusione delle concentrazioni di biossido di azoto nella città, gli epidemiologi hanno stimato che il 10,9% di tutte le morti che avvengono a Milano, oltre una ogni dieci, sono riconducibili all’esposizione della popolazione a questo inquinante. Un’altra mappa dunque racconta quanto, di zona in zona, l’inquinamento da NO2 incida sulla mortalità ogni anno. Cliccando su ciascuna area della mappa si svelano il tasso di mortalità su 100mila abitanti riferibile all’esposizione all’NO2 sulla base della popolazione dell’area considerata e il numero delle morti evitabili se le concentrazioni venissero portate ad una media annua di non oltre 20µg/m3 su tutta la città.
IL RUOLO DEL TRAFFICO – Le poche aree messe meglio spiccano e sono ben riconoscibili: sono quelle del Parco Sempione o le aree non attraversate dalle auto e dove, quindi, il traffico è meno pressante. “La dispersione eterogenea del biossido d’azoto mostrata dalla nostra mappa e il ruolo preponderante delle variabili di traffico – spiega Luca Boniardi del dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università degli Studi di Milano – suggeriscono come politiche di limitazione del traffico possano incidere fortemente sulle concentrazioni di NO2 (ma non solo) e dunque sull’esposizione della popolazione residente. Nuove strade scolastiche, zone 30 e pedonalizzazioni devono diventare interventi all’ordine del giorno per garantire una migliore qualità dell’aria (e dunque della vita) ai cittadini di Milano”.
IL CONFRONTO – Il confronto della mappa di diffusione dell’NO2 a Milano con quella di Roma, entrambe realizzate utilizzando la stessa scala di colori, evidenzia la gravità eccezionale della situazione del capoluogo lombardo. Le concentrazioni meno elevate a Milano hanno il colore arancione delle arterie di alto traffico a Roma. Per quanto riguarda Roma, sulla base dei valori medi mensili misurati e tenendo in considerazione il trend degli ultimi 5 anni registrato dalle centraline ARPA Lazio i ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio hanno stimato i possibili valori medi annuali che hanno consentito di realizzare una seconda mappa. Roma evidenzia concentrazioni che superano il limite di legge di 40 μg/m³ in quasi un terzo (27%) dei punti di campionamento e la soglia di 20 μg/m³ nel 98% delle postazioni di misura scelte dai cittadini.