Oltre 58 milioni di euro per garantire visite ed esami gratuiti, per i prossimi due anni, per tutti i pazienti dimessi dall’ospedale per Covid e guariti dall’infezione. E altri 500 milioni per il recupero delle liste di attesa per prestazioni di specialistica ambulatoriale e ricoveri non erogati nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. Sono le due misure per la sanità pubblica contenute all’articolo 26 e 27 del decreto Sostegni bis approvato dal Consiglio dei ministri. I cittadini che si sono ammalati di Covid e sono stati ricoverati in ospedale saranno esenti dal pagamento del ticket delle prestazioni di specialistica ambulatoriale da eseguire, grazie a un finanziamento complessivo di 58,23 milioni di euro da parte del Servizio sanitario nazionale, che servirà a ripianare la mancata entrata per la compartecipazione della spesa e che sarà così distribuito: 28,80 milioni per il 2021, 24,99 per il 2022 e 4,44 per il 2023.

L’obiettivo è assicurare un’omogeneità di accesso alle cure e all’assistenza su tutto il territorio nazionale. Finora solo alcune Regioni avevano erogato visite e screening esenti da ticket per il follow up Covid. Risultare negativi al tampone dopo una polmonite interstiziale da Sars-Cov2 non significa tornare completamente in salute. Sono state riscontrate complicanze cardiache e polmonari sul lungo periodo che necessitano una presa in carico dei servizi sanitari, anche al fine di diagnosticare per tempo l’eventuale sviluppo di fibrosi polmonare o di cardiopatie. Il pacchetto di prestazioni di follow up in regime di esenzione include una serie di esami di laboratorio e di test mirati al controllo delle funzioni respiratoria, cardiaca, renale e emocoagulativa del paziente.

Il provvedimento rientra nell’ambito di un programma di monitoraggio (della durata di due anni) istituito dal ministero della Salute, che effettuerà degli studi specifici dei dati ottenuti in forma aggregata. Data la novità della patologia e l’esigenza prioritaria di conoscere i danni che provoca nel tempo. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha calcolato al 9 maggio 2021 un totale di 257.714 pazienti non deceduti che sono stati ospedalizzati e oggi risultano guariti, che potranno beneficiare degli screening gratuiti (secondo una frequenza stabilita in base al tipo di prestazione). Il programma, nella prima fase, prevede l’arruolamento dei cittadini con un quadro clinico severo alle spalle (polmonite interstiziale con relativa insufficienza cardio-respiratoria associata o meno a terapia intensiva o subintensiva, insufficienza renale acuta, eccetera), perché sono quelli più a rischio di sviluppare complicanze. Più in generale, i pazienti sono distinti in tre tipologie: quelli fino a 69 anni, gli over 70, per cui è prevista una valutazione multidisciplinare, e tutti quelli sottoposti a terapia intensiva o subintensiva, a cui viene offerto anche un colloquio psicologico.

“È una norma di straordinaria importanza ma avrei preso in considerazione anche i tanti pazienti che hanno affrontato il Covid a casa con sintomi e che continuano ad avere disturbi – commenta Francesco Landi, direttore della Riabilitazione geriatrica e responsabile del Day hospital post Covid del policlinico Gemelli di Roma -. Sicuramente i pazienti usciti dalla terapia intensiva sono quelli che vanno maggiormente attenzionati, soprattutto sotto il profilo respiratorio. In relazione a quello che stiamo osservando, anche chi non è stato ricoverato in ospedale ed è stato assistito dal proprio medico di famiglia, oggi soffre di sintomi long Covid, quali dispnea, difficoltà di concentrazione, affaticamento, dolori muscolari e articolari, inappetenza, ‘nebbia cerebrale’, ossia confusione e perdita di memoria. Queste persone non hanno mai fatto nemmeno un esame del sangue, a maggior ragione dovrebbero rientrare anche loro in un programma di follow up”. Non solo screening di controllo: “Andrebbero previsti anche interventi di riabilitazione motoria e respiratoria, oltre che un percorso nutrizionale per recuperare la perdita di peso e di massa muscolare dopo l’infezione. Un corpo in forza reagisce meglio a tutto” conclude il medico.

Per smaltire le liste di attesa degli interventi chirurgici serviranno due anni secondo il calcolo dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi). “Negli ultimi 15 mesi sono stati rimandati un milione di interventi a causa di sale operatorie chiuse o convertite in terapie intensive per pazienti Covid. Se da giugno aumentiamo l’attività del 30 per cento, che è il massimo che possiamo fare con l’attuale disponibilità di sale e anestesisti, ci rimetteremo al passo nei prossimi 24 mesi” dichiara Marco Scatizzi, del direttivo Acoi e responsabile della chirurgia generale degli ospedali Santa Maria Annunziata e Serristori di Firenze. “Per sopportare l’aumento di lavoro avremmo bisogno di investimenti in tecnologie per allestire nuovi spazi chirurgici – aggiunge Scatizzi -. Gli screening oncologici saltati sono oltre 2,5 milioni e oggi ci arrivano pazienti con diagnosi tardive e tumori in stadio avanzato, per cui la possibilità di guarigione sarà più difficile o non ci sarà proprio” .

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