di Carmelo Sant’Angelo

Oscillano le cetre alle pendici dell’Etna. Il Maestro non c’è più. Tra le foglie del castagno e le fronde del mandorlo il vento scrive le sue melodie. Note apocrife listate a lutto. Più a valle, sanguina il pistacchio, lacrimando sul terreno pepite rosse. Geme la montagna. Cova silente il suo dolore. Esplode in un giallo pianto la ginestra ed ammutolisce le sapienti mani, giunte sin qui per la spollonatura della vite. Nei vicini boschi di pino laricio un calandro spezza con il becco un verde virgulto e, con daltonica disinvoltura, si dirige verso il blu cobalto dello Jonio. Tutto intorno è silenzio.

Sbaglia chi pensa che sia morto un artista. Un artista non muore mai. Un artista è uno specchio in cui ciascuno riflette la propria anima. Ne è sufficiente anche un frammento per interrogare la nostra anima. Oggi, invece, è sparita la Sicilia. Prendete il mappamondo e cancellate questa lacrima di ambrosia caduta dal banchetto degli dei al centro del Mediterraneo. Lasciatela sprofondare negli abissi, perché non sentiremo mai più la sua voce autentica.

Franco Battiato era il distillato di 2500 anni di storia e di cultura. La sua voce di seta imbastisce melodie usando tutte le tonalità del sole che muore sulle colonne di Segesta. Le sue parole scavano nei cuori una cavea in cui far sedere le virtù civili. Le note musicali si inseguono sugli spartiti come le sette isole corsare che formano le Eolie. Il ritmo dei ritornelli trapunta i testi come le torri saracene occhieggiano sulle coste dell’isola. Nelle sue strofe riecheggiano gli argentini zampilli delle fontane dei silenti chiostri normanni. Alcune canzoni sono un tripudio di forme e di colori, una cassata realizzata su uno spartito.

Ascoltare un suo album è come tuffarsi nelle Saline dello Stagnone di Marsala, ne esci depurato dal superfluo. La lava viva della sua passione raffreddandosi ha creato opere d’arte destinate ai posteri. Dentro di lui convivevano in armonia le dominazioni fiorite sull’Isola. Un crogiolo di culture. La sapienza dei greci, l’ingegno degli arabi, la tenacia dei bizantini, l’eleganza svevo-normanna, l’ostinazione angioina… Ma lui, non soddisfatto, si è spinto ancora più ad est per farsi complice di un “rapimento mistico e sensuale”.

Ovunque tu ti trovi, caro Maestro, nei campi del Tennessee, sulla prospettiva Nevski o al Caffé de la Paix, so per certo che lì ci sarà la Sicilia migliore. Ed anche se il mio cuore giace a Milo, non avrò più lacrime da versare perché “la vita non finisce, è come il sogno, la nascita è come il risveglio finché non saremo liberi. Torneremo ancora”.

Ti aspettiamo Franco.

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Nove curiosità su Franco Battiato (che ha accompagnato la mia vita)

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