Eu Digital Covid Certificate, cioè certificato Covid Ue digitale. Il nome è diverso, ma il succo è lo stesso: è il green pass che permetterà di semplificare la libertà di movimento in Europa e che ora è prossimo a diventare realtà. Dopo giorni di trattative, nell’odierno trilogo tra Commissione, Consiglio Ue e Parlamento Europeo è stato trovato un accordo forte per dare il via al provvedimento, anche se – come specificano fonti parlamentari di Bruxelles – non sarà “una precondizione per esercitare il diritto alla libertà di circolazione“. Il certificato dovrebbe provare l’avvenuta vaccinazione con vaccini approvati dall’Ema (per quelli non approvati la scelta se riconoscerli o meno spetterà agli Stati) o la negatività ad un test. Per quanto riguarda la guarigione dal Covid, l’utilizzo dei test sierologici come prova sarà possibile solo più tardi, con un atto delegato, sulla base di “evidenze”. Il regolamento entrerà in vigore dal 1 luglio 2021 e resterà valido per un anno.

La commissaria Ue alla Salute Stella Kiriakides ha parlato di “un importante passo verso il ripristino della libera circolazione dei cittadini nella massima sicurezza possibile”. L’intesa “fornisce ai nostri cittadini chiarezza e certezza”, ha aggiunto la commissaria. Dal canto suo Didier Reynders, commissario alla giustizia, ha sottolineato come l’accordo sia stato trovato “in tempi da record per salvaguardare la libertà di movimento di tutti i cittadini”. Sulla fumata bianca al trilogo Ue pesano però le raccomandazioni del capo dell’Oms in Europa, Hans Kluge, secondo il quale “non è ancora sicuro riprendere i viaggi internazionali”, che a suo dire dovrebbero essere ancora evitati. Questo perché i progressi contro la pandemia di coronavirus rimangono “fragili”.

Tornando al certificato, gli Stati membri hanno bloccato qualsiasi riferimento alla gratuità dei test necessari ad ottenere il certificato, se non si è vaccinati. La Commissione dovrebbe quindi stanziare 100 mln di euro per acquistare test rapidi per i lavoratori frontalieri e quelli considerati essenziali. Ulteriori restrizioni nei confronti dei viaggiatori titolari del certificato non sono possibili “in linea di principio”, tuttavia potranno essere imposte “ove necessario e in modo proporzionato, sulla base di evidenze, con notifica alla Commissione e ad altri Stati membri”.

L’intesa raggiunta in serata dovrà passare comunque al vaglio del Parlamento europeo prima di entrare in vigore il primo luglio e sarà sul tavolo dei leader europei al vertice di lunedì e martedì prossimi. Il certificato sarà disponibile sia in formato digitale che cartaceo. Attesterà se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o ha un risultato recente di test negativo o è guarita dall’infezione. Il fatto di aver trovato un’intesa a livello Ue permetterà agli Stati membri di emettere certificati che saranno poi riconosciuti e accettati negli altri paesi dell’Unione. Il regolamento sul Green pass Ue, come detto, resterà in vigore per 12 mesi.

Formalmente – va sottolineato – il certificato non sarà una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione e non sarà considerato un documento di viaggio, ma consentirà comunque di spostarsi da un Paese all’altro dell’Unione senza ulteriori adempimenti. In seguito all’adozione del Green pass i Paesi Ue non potranno più imporre ulteriori restrizioni di viaggio, come la quarantena, l’autoisolamento o i tamponi, “a meno che tali misure non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica” in risposta alla pandemia di Covid. Tenendo conto anche delle prove scientifiche disponibili, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”.

Le eventuali misure restrittive dovrebbero essere comunque notificate agli altri Stati membri e alla Commissione almeno 48 ore prima di entrare in vigore. In base all’accordo, i Paesi Ue saranno tenuti ad accettare i certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per le persone che hanno ricevuto un vaccino autorizzato dall’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali. Ai singoli Stati resterà la possibilità di decidere se accettare anche i certificati delle vaccinazioni effettuate con gli altri farmaci utilizzati in base alle procedure di autorizzazione di emergenza nazionali o dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’utilizzo di emergenza. I certificati infine saranno verificati per prevenire frodi e falsificazioni, così come l’autenticità dei sigilli elettronici inclusi nel documento. Per salvaguardare la privacy, i dati personali contenuti nei pass digitali non potranno essere immagazzinati nei Paesi Ue di destinazione.

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