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Marco Giallini: “Parlo con mia moglie morta. Morire è prassi, ma non a 40 anni, non fra le mie braccia”

Lui stesso ha visto da vicino la morte: “Cinquantadue fratture in un colpo solo. Mi sogno a volte l’attimo che pinzo. Io vado forte. Nelle borgate, ci si giocavano anche i denari, andando a 200 o 240 all’ora. Correvo verso casa, sul bagnato"

di F. Q.

Sembra incredibile eppure la storia personale di Marco Giallini si riflette in quella di Rocco Schiavone, l’amatissimo vicequestore ideato da Antonio Manzini e da lui interpretato in tv. Anche l’attore ha subito, come il personaggio a cui dà il volto, la perdita della moglie, scomparsa improvvisamente nel luglio di 10 anni fa, e proprio come Schiavone, anche lui le parla ancora. Una ferita impossibile da rimarginare, un dolore sempre presente, come lo stesso Giallini ha confidato al corriere della Sera. “Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana – ha raccontato -. Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio…Il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze“.

E ancora: “Il dolore non passa mai, e che passa? Ti dimentichi un po’ la voce…Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni, strilla: mamma mamma”. Dopo Loredana, Giallini non si è più innamorato: “Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”.

Quando la moglie è scomparsa, l’attore è rimasto con i figli di 5 e 12 anni: “I miei figli mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire”. Anche per loro dopo la morte della moglie ha rilanciato la sua carriera, “per dare una possibilità in più ai figli. Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”.

“Sto che la notte ancora aspetto il rientro dei ragazzi, sto sempre lì che stanno per morire. Poi, li sento e scrivo: buonanotte, amori”. Lui stesso ha visto da vicino la morte ma, ancora una volta proprio come Rocco Schiavone, l’ha evitata: “Cinquantadue fratture in un colpo solo. Mi sogno a volte l’attimo che pinzo. Io vado forte. Nelle borgate, ci si giocavano anche i denari, andando a 200 o 240 all’ora. Correvo verso casa, sul bagnato. In moto so andare a un livello che pensavo di essere un dio, finché ti rendi conto che le cose possono accadere”.

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