Calcio

“Non hanno fatto nulla per salvare Maradona”: pm pronti a cambiare l’accusa per i 7 indagati. E spunta una firma falsificata del Pibe de Oro

Secondo i giornali argentini i magistrati potrebbero contestare l'omicidio volontario e le persone sotto inchiesta rischierebbero così dagli 8 ai 25 anni di carcere

Si infittisce il giallo sulla morte di Diego Armando Maradona. Stando a quanto riporta la stampa argentina la procura di San Isidoro, che sta indagando sulla scomparsa del Pibe de Oro avvenuta lo scorso 25 novembre, è pronta a cambiare il capo d’imputazione nei confronti delle sette persone al momento sotto indagini: omicidio volontario. Secondo l’accusa, il dottor Leopoldo Luque, medico personale di Maradona, e le altre sei persone indiziate, non avrebbero fatto nulla per impedire la morte del campione argentino.

Se gli inquirenti riuscissero a provarlo, i sette rischierebbero una pena che va dagli 8 ai 25 anni di reclusione. La stampa argentina ricorda che la perizia sulla morte di Maradona – ufficialmente avvenuta per arresto cardiaco – ha stabilito che il calciatore venne abbandonato dal team sanitario. Gli indagati, per cui vige il divieto di espatrio, saranno ascoltati dai magistrati a partire dal 31 maggio.

In particolare, sul quotidiano argentino La Nacion che ha riportato la notizia dicendo di aver preso visione di un rapporto ufficiale, si legge che secondo i magistrati, le cure prestate dai medici che hanno assistito Maradona negli ultimi giorni di vita sono state “inadeguate, carenti e spericolate”. Lo stesso dottor Luque avrebbe falsificato la firma di Maradona per chiedere una copia della storia clinica del paziente alla struttura dov’era stato operato per un ematoma al cervello.