La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha anche annunciato finanziamenti nazionali per la no tax area, cioè la possibilità di non pagare le tasse universitarie per chi ha un reddito inferiore a una certa soglia. Per quanto riguarda l’edilizia degli atenei ci saranno 960 milioni dal Pnrr, che andranno ad aggiungersi all’ordinario Fondo Edilizia e Infrastrutture di Ricerca
Accessibilità e finanziamenti a lungo termine, oltre il 2026. Borse di studio e agevolazioni per chi non può permettersi la retta annuale. Collaborazione fra pubblico e privato e sostegno all’edilizia degli atenei. Queste alcune delle direzioni indicate per il futuro delle università italiane nel corso dell’assemblea della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, che si è tenuta giovedì 20 maggio, allargata alla Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca. Ha partecipato la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa. Che ha annunciato cifre e numeri: circa 1,5 miliardi previsti per le borse di studio, ottenuti dalla somma di risorse nazionali, investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e React Eu, il programma di mobilitazione straordinaria da 47,5 miliardi incluso nel Next Generation Eu e previsto per il biennio 2022-2024. Finanziamenti nazionali sono invece annunciati per la no tax area, cioè la possibilità di non pagare le tasse universitarie per chi ha un reddito inferiore a una certa soglia. Per quanto riguarda l’edilizia degli atenei la ministra Messa ha invece parlato di 960 milioni dal Pnrr, che andranno ad aggiungersi all’ordinario Fondo Edilizia e Infrastrutture di Ricerca.
“L’obiettivo di lungo termine è fare in modo che i miliardi all’anno aggiunti dal Recovery ai Fondi nazionali e alle altre risorse europee, insieme alle imprescindibili riforme, riescano a incentivare un virtuoso sistema tra pubblico e privato in grado di far crescere e consolidare nel tempo gli investimenti strutturali per università e ricerca”, ha detto Messa nel corso dell’assemblea. Attenzione posta inoltre alle carriere: “Integrando i fondi nazionali con quelli del PNRR struttureremo i PRIN, cioè i Progetti di rilevante interesse nazionale con una dotazione annuale di circa 500 milioni”.
Per bandi di ricerca rivolti ai giovani ricercatori, ha proseguito, “aggiungiamo 600 milioni del Recovery ai 200 dei fondi strutturali. Per sostenere programmi di ricerca e innovazione realizzati da partenariati allargati a Università, centri di ricerca e imprese, possiamo contare su oltre 1,6 miliardi”. Per quanto riguarda i dottorati, la ministra annuncia ulteriori investimenti grazie al Recovery e al React-Eu, che porteranno un’aggiunta di 1,51 miliardi di euro ai fondi già esistenti.
Quasi tre milioni di euro sono invece a disposizione per potenziare le infrastrutture e i centri di ricerca sulle Key Enabling Technologies, in Italiano le “tecnologie abilitanti fondamentali”: un insieme di discipline identificate dalla Commissione europea che producono posti di lavoro altamente qualificati e sono soggette sia a cicli d’innovazione continui sia a spese corpose e necessarie per sostenerne il ritmo di aggiornamento.
Secondo Ferruccio Resta, presidente della Crui e rettore del Politecnico di Milano, il sistema universitario italiano deve ora “mettere in moto riforme strutturali. Misure che risulteranno efficaci solo se accompagnate da modi e tempi di realizzazione efficienti e veloci che nascano da un rinnovamento della pubblica amministrazione, dallo snellimento nelle procedure burocratiche e dalla semplificazione nel rapporto pubblico-privato”. L’obiettivo è mettere l’università “Nella condizione di presidiare l’evoluzione tecnologica e di anticipare i grandi trend della ricerca”. Transazione ecologica e digitale sono i termini cardine per i prossimi anni, e i ricercatori saranno chiamati a essere sempre più protagonisti: “La tutela della salute e dell’ambiente è una responsabilità individuale e collettiva e la sostenibilità l’unica strada da percorrere per uno sviluppo economico duraturo e per la protezione sociale”, ha detto Stefano Laporta, presidente della Con.PER e dell’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Il mondo della ricerca pubblica si è mosso e si sta muovendo in questa direzione che è quella indicata dal PNRR e dalla transizione ecologica, con un approccio di condivisione e collaborazione tra le diverse competenze che rappresentano, da sempre, la sua ricchezza”.