Il caso del "Valle Ragone" chiuso al traffico pesante per tre giorni mandando in tilt il traffico nel Tigullio: l'ispettore del Mit denuncia che gli appoggi degli impalcati erano "inclinati di circa 7 centimetri", il che costituiva un pericolo nel caso di frenate di mezzi pesanti. "Il coefficiente di sicurezza era di a 0,67% rispetto al limite minimo di 1, quello delle pile di 0,5. Il concessionario doveva imporre subito la mitigazione del rischio, come ho fatto io fermando il transito dei Tir. Appena abbiamo avuto i documenti e scoperto che non erano stati rispettati gli standard siamo intervenuti"
“Seppure Aspi fosse in possesso dal 1° ottobre 2020 di una relazione che denunciava il mancato raggiungimento di standard di sicurezza sul viadotto di Valle Ragone in A12, aveva omesso di attuare qualsiasi intervento e attività. Il ministero ha scoperto le anomalie ed è intervenuto per tutelare la pubblica incolumità“. Lo scrive l’ispettore del ministero dei Trasporti Placido Migliorino nella relazione – presentata oggi alla commissione competente della Camera – sul caso del manufatto autostradale chiuso al traffico pesante tra l’11 e il 14 maggio, causando il congestionamento della viabilità nei comuni del Tigullio, invasi da tir e autoarticolati.
“Sul viadotto abbiamo trovato due criticità abbastanza evidenti”, ha spiegato Migliorino, “l’ammaloramento delle pile e quello degli apparecchi per gli appoggi degli impalcati“. Questi ultimi “devono essere verticali, invece sono risultati inclinati di circa 7 centimetri”, il che costituisce un pericolo legato alle frenate dei mezzi pesanti: “Le valutazioni vengono fatte in base a calcoli sulle frenature e sui carichi e le norme indicano di calcolare carichi moderni, vista l’evoluzione dei mezzi circolanti”, spiega l’ispettore. “In questo caso il coefficiente di sicurezza era pari a 0,67% per gli appoggi rispetto al limite minimo di 1“. Le pile, invece, hanno un coefficiente dello 0,5, “per cui la resistenza rispetto alle frenature è la metà” di quella che dovrebbe essere.
Il concessionario, prosegue, “doveva imporre subito la mitigazione del rischio, come ho fatto io fermando il transito dei Tir. Appena abbiamo avuto i documenti e scoperto che non erano stati rispettati gli standard siamo intervenuti. È stato fatto un intervento urgente per fare in modo che l’azione delle frenature non si scaricasse sulle pile collegando i diversi impalcati tra loro in modo che l’azione orizzontale si scaricasse sulle spalle e non sulle pile. Il collegamento è provvisorio e dovrà essere seguito subito da un intervento definitivo. Il mio ufficio – ha concluso – entra in possesso dei documenti delle verifiche, che il concessionario è obbligato a fare ogni tre mesi, solo nel momento in cui andiamo a fare la nostra ispezione. Se avessi conosciuto il documento di ottobre sarei intervenuto subito, non lo avrei certo tenuto in un cassetto”.