I confini dell'area protetta, sotto commissariamento dal 2015, vengono sforbiciati di un quinto: unico a opporsi il M5S. Le associazioni: "Inascoltate le nostre richieste per il rilancio". Il centrodestra sostiene di aver tagliato i costi e risposto ai desideri dei cittadini che "non si sentivano parte del Parco"
Diecimila ettari di parco sforbiciati con un sì. Il Consiglio regionale dell’Abruzzo a guida centrodestra ha approvato la proposta di legge dell’assessore all’Ambiente, il leghista Emanuele Imprudente, che riduce l’estensione del Parco regionale Sirente Velino, privandolo di quasi un quinto della sua superficie totale. Istituito nel luglio 1989, unico Parco regionale dell’Abruzzo, il Velino ha già subito tre riduzioni, nel 1998, nel 2000 e nel 2011. L’ultima, la quarta in 32 anni di storia, è stata definita dall’assessore Imprudente – durante il consiglio comunale del 18 maggio – necessaria per favorire la “transizione ecologica” della regione, facendo emergere “le condizioni dei piccoli comuni montani” e le loro richieste. Ed è passata solo grazie all’applicazione della clausola d’urgenza, una “ghigliottina” prevista dal regolamento consiliare che ha permesso alla maggioranza di non discutere gli oltre 10mila emendamenti a firma del Movimento 5 Stelle. Nei mesi scorsi, 11 sigle ambientaliste si sono attivate per impedire il blitz, arrivando a raccogliere 128mila firme – tra cui quelle di 50 intellettuali abruzzesi – a un appello su change.org che chiedeva alla giunta di “ritirare questa scellerata proposta e rilanciare il Parco, investendo energie e risorse su proposte concrete”.
Le associazioni, infatti, chiedono da sempre un’alternativa al taglio. Il vero problema del Velino, sostengono, è il fatto che negli anni nessuno abbia mai pensato di investirci davvero: tanto che il parco è sotto gestione commissariale dal 2015 (ma lo era stato a lungo anche in precedenza), privo di un presidente, di un direttore generale e di risorse dedicate. “Nel corso degli anni – si legge in una nota di Legambiente – abbiamo fatto delle richieste precise al Presidente Marco Marsilio, tutte mirate a un rilancio del Parco sul territorio: l’uscita dal commissariamento, le nomine delle figure apicali, l’approvazione del Piano di assetto naturalistico, il coinvolgimento dei giovani residenti nei Comuni del Parco, la dotazione finanziaria adeguata per il suo funzionamento, maggiori controlli e implementazione del profilo tecnico/scientifico”. Le 11 sigle che si sono battute contro la riduzione dei confini – tra cui Wwf, Italia Nostra, Cai e Lipu – alzano bandiera bianca: “Da questa sciagurata legge non nascerà nulla di buono, ma solo distruzione e abbandono”. E spiegano che verranno “tenuti fuori dall’area protetta importanti corridoi faunistici per specie protette come l’Orso bruno marsicano, specie simbolo della nostra Regione, per la quale continuano a essere investite cospicue risorse sul territorio. È inaccettabile – sostengono – che la Regione Abruzzo, firmataria di protocolli a tutela di questa specie, continui a predicare bene e razzolare male”.
La proposta è passata con il voto compatto della coalizione di centrodestra: ha votato contro soltanto il Movimento 5 Stelle, mentre gli eletti del Pd non erano presenti in aula. “Quest’amministrazione ha deciso di strizzare l’occhio ai cacciatori e a chi ha la necessità di disboscare e di sfruttare le zone parco”, attacca il consigliere pentastellato Giorgio Fedele. “Il taglio non porterà alcunché di buono al parco, e sono state taciute alla cittadinanza tutte le sue ripercussioni economiche e sociali: ad esempio, gli agricoltori che subiscono i danni da fauna selvatica vedranno peggiorare la loro situazione. Questa maggioranza è totalmente incapace di immaginare un territorio diverso, e la cosa grave è che nel frattempo propaganda il proprio ecologismo. Spiace dover portare avanti le battaglie in un modo in cui i diritti minimi di consiglieri regionali e cittadini sono stati messi a tacere dall’utilizzo della ghigliottina”. Raggiunto al telefono dal fattoquotidiano.it, l’assessore Imprudente ha precisato che sono stati gli stessi Comuni compresi nell’area tutelata a chiedere di riperimetrarne i confini. “Cittadini e amministratori non si sentivano parte della comunità del parco, lo vedevano soltanto come un ostacolo”. Anche su questo, però, c’è chi non è d’accordo: “Accanto allo zoccolo duro di chi si lamenta delle limitazioni burocratiche, ci sono tanti giovani che vogliono veramente impegnarsi per il parco, per la sua vita, per la sua comunità”, racconta Enrico Perilli del Comitato “Salviamo il Parco regionale del Velino”.
Imprudente, poi, sostiene che il taglio della superficie (che secondo lui è di 6.500 ettari, non 10mila) non è che “una parte marginale della proposta”, perché “non è l’estensione a determinare la funzionalità del parco. Con questa legge abbiamo tagliato di un terzo “i costi della gestione“, riducendo il numero degli amministratori da 11 a 7 e quello dei revisori da 3 a uno. In questo modo potremo investire utilizzando i fondi che arriveranno dall’Europa per costruire il parco del futuro, trasformandolo in opportunità per il territorio”. Ma perché utilizzare la procedura d’urgenza? L’assessore ammette che lo scopo era di “superare l’impasse creato dall’ostruzionismo messo su dalle opposizioni”, cioè le migliaia di emendamenti presentati dal M5S. “Io ho portato il progetto di legge in consiglio un anno fa, ci sono state almeno 8 sedute di commissione e 53 audizioni con gli interessati, parallelamente a confronti informali con associazioni e categorie. Se dopo tutto questo arriva ancora un muro contro muro, noi, avendo vinto le elezioni, ci comportiamo in questa maniera. Altrimenti è finita”.
Foto: Gabriele Marcelli/pagina Wikipedia su Piani di Pezza, vista da Colle Capo dell’Orso