di Alberto Chiumento (fonte: lavoce.info)
La società di Jeff Bezos ha emesso bond per 18 miliardi di dollari. A spingerla all’operazione non sembra essere stata una reale necessità di denaro. Ma la vera novità è che il differenziale con i titoli di debito americano è stato praticamente azzerato.
Spread quasi azzerato
Amazon ha stabilito un nuovo record. In questo caso, non si tratta della rapidità di consegna e nemmeno della semplicità di fare un reso. Si tratta invece della credibilità e della fiducia che gli investitori e il mercato ripongono nell’azienda americana.
Il 10 maggio la società di Jeff Bezos ha infatti emesso obbligazioni per un valore totale di 18,5 miliardi di dollari, ma il record non riguarda neppure la mole di capitale raccolta sui mercati. Il primato – come riporta il Financial Times – è il ridottissimo differenziale che questi bond aziendali offrono rispetto ai titoli di stato americani: appena lo 0,1 per cento sulle obbligazioni a due anni e lo 0,7 per cento su quelle con scadenza a 20 anni. In ambito finanziario, i titoli di debito di alcune nazioni – come gli Stati Uniti o la Germania – sono considerati tra gli strumenti più affidabili che esistano, e definiscono una base di partenza da cui calcolare il rischio degli strumenti emessi da altri paesi o da società.
Di fatto, durante l’emissione del 10 maggio gli investitori hanno indicato che per loro Amazon merita praticamente lo stesso livello di affidabilità degli Stati Uniti. E sembra proprio non si tratti di una convinzione di pochi, dal momento che la società ha ricevuto richieste di ordini per oltre 50 miliardi di dollari.
Negli ultimi anni altre società, spesso del settore tecnologico, come Apple e Alphabet (la controllante di Google), erano già state in grado di ottenere un differenziale molto ridotto rispetto ai treasury bills americani. Oggi, però, gli spread minimi registrati da Amazon sono stati favoriti anche da una particolare situazione economica globale. Infatti, per facilitare la ripresa dell’economia dalla crisi pandemica, i tassi d’interesse sono mantenuti bassi da diversi mesi e le ultime dichiarazioni dei governatori della Federal Reserve e della Banca centrale europea lasciano intendere che potrebbero esserlo ancora per molto, nonostante si registri un aumento dell’inflazione. Da inizio pandemia, poi, il mercato obbligazionario americano è stato sostenuto dall’intervento della Fed: oltre a impegnarsi a fornire liquidità al mercato aumentando il proprio ritmo di acquisto dei titoli statali, la banca centrale statunitense ha iniziato a comprare anche titoli di grandi aziende private.
C’era bisogno di liquidità?
I risultati economici di Amazon hanno portato molti a domandarsi perché abbia deciso di raccogliere denaro dagli investitori. Nel 2020, infatti, la società di Seattle ha registrato a livello globale 386 miliardi di dollari di ricavi, con un aumento di oltre 100 miliardi rispetto al 2019, anche per via della maggiore richiesta dei suoi servizi dovuta alla pandemia. Inoltre, Amazon possiede già un enorme ammontare di liquidità, che a marzo 2021 era pari a circa 33 miliardi di dollari.
L’impressione è quindi che non vi fosse bisogno di ulteriori risorse, ma che il costo del denaro fosse così conveniente da spingere l’azienda ad approfittarne, anche perché difficilmente si creeranno condizioni economiche simili in futuro. La necessità di liquidità per società di questo calibro è tale che occasioni del genere vanno sfruttate anche se non si hanno necessità impellenti.
Già lo scorso giugno Amazon aveva emesso bond, raccogliendo circa 10 miliardi di dollari, sempre con spread molto ridotti. L’operazione di pochi giorni fa ha ottenuto differenziali ancora inferiori anche grazie alla nuova tipologia di strumenti offerti. I titoli con scadenza a due anni sono i primi sustainable bond emessi da Amazon, che investirà la cifra raccolta (un miliardo) per favorire un maggiore utilizzo di energia rinnovabile e mezzi di trasporto meno inquinanti. Il resto del denaro ottenuto con l’operazione verrà usato in vari modi, dal riacquisto delle proprie azioni presenti sul mercato all’acquisizione di altre società, fino alla quotidiana gestione operativa.
Anche Toyota ha emesso, a marzo, bond ambientali su più scadenze, per una cifra totale di circa 2,75 miliardi di dollari, che però gli investitori non hanno valutato altrettanto affidabili. Pur essendo l’azienda giapponese una delle maggiori società del settore automobilistico con vendite di veicoli in tutto il mondo, l’obbligazione con termine a 3 anni ha ottenuto uno spread di 0,35 punti percentuali, quindi superiore dello 0,15 per cento rispetto al titolo di Amazon con uguale scadenza.
Durante la pandemia, per molti clienti – bloccati a casa con limitate possibilità di consumo – i servizi di Amazon sono diventati da importanti a quasi essenziali. Il vantaggio operativo è stato poi convertito in potere finanziario dalla società, che ha potuto quasi azzerare i costi di finanziamento aziendali raggiungendo un livello di fiducia che di solito gli investitori ripongono solo nel debito di alcune nazioni. I bond venduti da Amazon sono percepiti e utilizzati come beni rifugio. La prossima frontiera per società di questo calibro potrebbero essere i bond aziendali con rendimento negativo, ma il periodo di ripresa economica verso cui ci stiamo muovendo dovrebbe allontanare almeno per il momento questa eventualità.