Il sindaco di Milano, in un'intervista al Corriere della Sera, spiega di non sentire la vittoria in pugno e sottolinea "che si dovrebbe favorire la nascita di nuove forze politiche". Quanto ai 5 Stelle, aggiunge, "il motivo per cui oggi credo sia meglio andare separati è che si trovano nel mezzo del fiume e dobbiamo capire su che sponda sbarcano"
Spiega di non dormire sonni tranquilli in vista del voto in autunno, nonostante Gabriele Albertini si sia sfilato dalla corsa per Palazzo Marino. Beppe Sala non sente già in pugno la riconferma di un nuovo mandato a sindaco, e al Corriere della Sera spiega che “a Milano centrodestra e centrosinistra si equivalgono. A spostare da una parte all’altra i voti sono i candidati. Per questo non mi sento la vittoria in tasca”. Sala si augura dunque “un grande risultato elettorale del Pd“, ma sottolinea “che si dovrebbe favorire la nascita di nuove forze politiche. Se da Milano arrivassero dei segnali, non sarebbe male per il Paese. È chiaro che il Pd è il mio ‘azionista di maggioranza’ a cui porto grande rispetto, ma è altrettanto chiaro, e lo dico da anni, che bisogna aprire il campo”.
Un cenno particolare va al Movimento 5 Stelle e insiste di essere stato “tra i primi in Italia a dire che bisogna guardare” a loro. “Oggi – prosegue Sala – sono in una fase delicata. Mi auguro che Conte diventi ufficialmente il loro leader e che contestualmente ci sia una dichiarazione chiara della loro collocazione nell’alveo del centrosinistra. Il motivo per cui oggi credo sia meglio andare separati è che si trovano nel mezzo del fiume e dobbiamo capire su che sponda sbarcano”. Quanto al futuro della città, il sindaco spiega di avere con la sua squadra “idee chiare sul futuro di Milano che possono interessare anche gli elettori di altre forze politiche moderate. Li guardo con rispetto e capisco le loro logiche. Parlare a tutti i cittadini è sempre giusto, immaginare operazioni politiche poco chiare meglio di no. Il centrodestra non è tutto uguale”.
E, rivolgendosi ad Albertini, puntualizza: “A Milano non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega. Primo perché abbiamo una visione diametralmente opposta della società. Secondo, anche se a Roma accettano una Lega di lotta e di governo, io no. Detesto l’idea che si possa essere di lotta e di governo”.