Secondo le indagini della polizia il primo cittadino ha ricevuto un imprenditore edile Paolo Tonti, la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la società di Tonti. L’inchiesta ha svelato che parte della somma è stata poi consegnata dalla moglie del sindaco, dipendente comunale per la quale il giudice ha disposto l’interdizione dal servizio, e a tre consiglieri comunali Antonio Capotosto, Dario Iacovangelo e Leonardo Iaccarino
“Auspico la collaborazione delle vittime e di tutti coloro che sono a conoscenza di fatti: c’è bisogno del contribuito di chiunque, la collettività partecipi perché tutti contribuiamo a costruire la giustizia e la legalità”. È l’appello lanciato dal procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro nella conferenza stampa seguita all’arresto del sindaco dimissionario di Foggia, Franco Landella, esponente della Lega di Matteo Salvini, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione e tentata concussione.
Le indagini compiute dai poliziotti della Squadra Mobile, della Digos , dal Servizio Centrale Operativo hanno consentito di evidenziare come Landella abbia incontrato Luca Azzariti, agente della società “G-One” interessata all’aggiudicazione dell’appalto avente per il project financing sui lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel comune di Foggia: un affare da 53 milioni di euro che la città attende dal 2016. Secondo le accuse in quell’incontro l’ex primo cittadino ha avanzato la richiesta di una mazzetta di 500mila euro poi ridotta a 300mila facendo percepire all’imprenditore che altrimenti avrebbe potuto “mandare tutto all’aria”.
Quello che Landella non immaginava è che Azzariti potesse registrare quell’incontro e poi denunciare tutto alla magistratura. Ma non è l’unico episodio che inchioda l’ex sindaco. Dall’attività investigativa dei poliziotti, guidati dal vice questore Mario Grassia, è emerso inoltre che il sindaco ha ricevuto un imprenditore edile Paolo Tonti, la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la società di Tonti. L’inchiesta ha svelato che parte della somma è stata poi consegnata dalla moglie del sindaco, Daniela Di Donna dipendente comunale per la quale il giudice ha disposto l’interdizione dal servizio, e a tre consiglieri comunali Antonio Capotosto, Dario Iacovangelo e Leonardo Iaccarino, quest’ultimo ex presidente del consiglio comunale balzato alle cronache per il video che lo mostrava mentre sparava dal balcone impugnando una pistola nella notte di Capodanno: è stato arrestato alcune settimane fa per peculato, corruzione e tentata induzione indebita.
Ed è proprio Iaccarino che ora sta facendo tremare Foggia. Dal carcere dov’era rinchiuso fino ad alcune ore fa (scarcerato, è stato ora posto ai domiciliari), l’ex presidente del consiglio comunale ha iniziato a parlare coi magistrati. Nell’incontro coi giornalisti, il procuratore Vaccaro pur misurando le parole “perché le indagini sono ancora in corso” ha tuttavia spiegato che le conferme agli episodi che hanno coinvolto il sindaco Landella sono giunte non solo da intercettazioni, pedinamenti e riscontri dei poliziotti, ma anche dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da Iaccarino. L’ex esponente della maggioranza foggiana ha confermato la spartizione della mazzetta che serviva a oliare l’ingranaggio politico che avrebbe poi concesso la proroga alla società di Tonti. Ed è così, secondo il procuratore Vaccaro, che Landella e gli altri amministratori avrebbero tradito “il dono” concesso dagli elettori con il proprio voto: “Fare il pubblico amministratore – ha detto il capo degli inquirenti foggiani – un dono che si riceve dagli elettori affinché la cosa pubblica venga gestita secondo la legge. Queste vicende mettono in luce come la funzione sia stata piegata a fini personalistici” demolendo la fiducia della cittadinanza nelle istituzioni. Ma per Vaccaro l’inchiesta dei poliziotti deve restituire quella fiducia e ricostruire il legame tra comunità e istituzioni: “questa e altre attività delle forze di polizia sono attività volte a ripristinare legalità e giustizia perché la collettività non si senta tradita e abbia ancora fiducia nelle istituzioni e nello Stato”.
Ma nel frattempo, a Foggia, proprio lo Stato con una Commissione sta valutando se la temibile “società foggiana”, la feroce mafia considerata il nemico numero uno dalla Direzione Nazionale Antimafia, si sia o meno infiltrata al Comune. I lavori della Commissione sono cominciati lo scorso 8 marzo: i primi tre mesi concessi per la valutazione degli atti terminano l’8 giugno prossimo, ma alla luce delle ultime operazioni, la commissione potrebbe chiedere e ottenere una proroga di altri tre mesi. Perché il terremoto foggiano, infatti, con le dichiarazioni di Iaccarino, potrebbe essere appena cominciato.