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In Colombia Duque nomina Ramírez nuova ministra degli Esteri, una vecchia conoscenza di Uribe

di Roberto Cursi

In Colombia il 19 maggio il Presidente Duque ha presentato Marta Lucía Ramírez come nuova ministra degli Esteri. Nel suo discorso ha affermato che è la persona giusta anche per rappresentare internazionalmente la Colombia come un Paese rispettoso dei diritti umani e dei valori democratici, come lo è sempre stato. Forse Duque pensa che nessuno ricordi il passato della ministra (oltre ai tanti manifestanti uccisi dalla polizia in questi giorni).

Marta Lucía Ramírez è stata ministra della Difesa all’inizio della presidenza di Álvaro Uribe (2002-2010) e fu proprio lei che presentò, firmandolo di suo pugno, il progetto di “Política de Defensa y Seguridad Democrática”. Il progetto aveva l’obiettivo di sconfiggere le Farc e altri gruppi armati. I risultati dovevano essere al più presto presentati all’opinione pubblica e così pensarono a una politica di incentivi per i militari con promozioni di grado, premi in denaro e addirittura vacanze addizionali pagate, ma questo solo per chi avrebbe ucciso più guerriglieri.

Per esempio “nel luglio 2006 la settima divisione era la prima in classifica, con 379 morti in combattimento e 285 catture. La Quinta Divisione, sebbene riportasse 671 catture (più del doppio) aveva solo 67 morti e per questo era al settimo posto”. Fonte “HRW” dove si possono trovare tutte le prove certificate su questa orribile tragedia. Questi perversi incentivi hanno portato molti comandanti dell’esercito a gareggiare tra loro su quanti morti sarebbero riusciti a registrare e per essere “i migliori” arrivarono a compiere il più grande massacro di civili mai registrato in Colombia.

Sì, i morti di cui parlo sono civili e non guerriglieri, ed è per questo che vengono classificati come “Falsos Positivos”. Ne siamo venuti a conoscenza solo dopo centinaia di denunce da parte di donne che non vedevano più tornare a casa i loro mariti o i loro figli. Inizialmente nessuno dava loro ascolto, ma nel 2009 un documento declassificato della CIA pubblicato dal National Security Archive ha rivelato che anche gli Usa, sin dal 1994, erano a conoscenza di quegli omicidi e che sotto la presidenza Uribe erano aumentati esponenzialmente.

Vari militari hanno confessato, raccontando che si dirigevano nei più sperduti villaggi di campagna e promettevano agli uomini lavoro o arruolamento nell’esercito. Ingannandoli li invitavano a salire sui loro mezzi portandoli nei luoghi dove poteva essere credibile un combattimento con i guerriglieri. Scesi dal mezzo suggerivano loro di camminare in avanti, per poi girarsi e tornare indietro. Avendoli a giusta distanza li sparavano, a sangue freddo, come se avessero di fronte un bersaglio di cartone. Questo era il modo per far sembrare che ci fosse stato un conflitto a fuoco frontale.

La cosa più macabra è che mettevano loro in mano un’arma e giubbotti e stivali che indossano abitualmente i guerriglieri. Molti di loro sono stati ritrovati con il petto pieno di pallottole ma nessun foro sul giubbotto; a volte venivano trovati gli stivali invertiti, il sinistro sul piede destro e viceversa. Uribe sventolava agli occhi degli Organismi internazionali il numero dei guerriglieri uccisi e veniva creduto.

Ad oggi sono stati accertati ben 6.402 civili assassinati. A febbraio la Jep “Jurisdicción Especial de Paz” ha chiamato in causa Uribe perché faccia chiarezza e si assuma le proprie responsabilità. La vita di poveri “campesinos”, disoccupati e giovani studenti era solo un numero che valeva una vacanza; vacanza promessa in base a quel progetto presentato da chi ora è nominata ministra degli Esteri e andrà in giro per il mondo affermando che la Colombia è garante dei diritti umani e dei valori democratici, come lo è sempre stata… e forse gli Organismi internazionali faranno ancora finta di crederci.

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