Non ci sono solo le bozze del decreto Semplificazioni ad agitare le acque per il governo Draghi. Nella maggioranza è scontro anche sull’ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti, fino al 28 agosto per le aziende che chiedono la cassa Covid entro fine giugno e anche oltre per le imprese che utilizzano la cig ordinaria. La novità è stata proposta a sorpresa dal ministro del Lavoro Andrea Orlando durante il consiglio dei ministri di giovedì sul decreto Sostegni bis. A due giorni di distanza però il testo definitivo del provvedimento è ancora in fase di stesura e, nonostante il via libera in cdm e l’annuncio in conferenza stampa, la misura sembra in bilico. La sottosegretaria leghista Tiziana Nisini, via Sole 24 Ore, fa sapere che la proroga “così come scritta dal ministro Orlando non è condivisibile” perché “non si possono cambiare le regole in corso d’opera”. La posizione non a caso è quella di Confindustria, che da venerdì sul giornale di cui è editrice critica la “mancanza di certezze” per gli imprenditori. Su Twitter il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, risponde a muso duro alla Nisini chiamando in causa il leader del Carroccio: “Abbiamo chiesto la proroga del blocco dei licenziamenti per le realtà che hanno subìto più duramente la pandemia e Matteo Salvini si è accodato. Andrea Orlando in CdM riesce a far passare la norma e ora la #Lega se la rimangia? A che gioco giochiamo?”.

Orlando in conferenza stampa ha presentato la norma – di cui non si parla nel comunicato finale – dicendo che era stata “costruita in modo repentino nelle ultime ore per l’esigenza di adeguare questo pacchetto ad alcune dinamiche che si stanno determinando”. Quali dinamiche? Partiamo dall’inizio: la nuova proroga modifica un quadro che fino all’altroieri – sulla base del decreto Sostegni 1 convertito in legge mercoledì – prevedeva il riavvio dei licenziamenti da parte dell’industria a luglio, mentre il blocco sarebbe proseguito fino a novembre per i servizi, compresi dunque turismo e ristorazione. Il rischio dunque era quello di un’ondata di esuberi in estate. Problema: la riforma degli ammortizzatori per tutelare tutti coloro che perderanno il posto, annunciata da Orlando mesi fa, tarda a concretizzarsi. L’esponente dem ha rimandato la proposta in materia a luglio, quando le aziende manifatturiere sarebbero state già libere di licenziare. Di qui, probabilmente, la decisione di “guadagnare” altri 60 giorni allungando il blocco per le realtà che chiedono la cig Covid (finanziata dalla fiscalità generale). In parallelo, è stato deciso che il divieto di licenziare continui fino a fine anno per le imprese che dal primo luglio chiedono la cassa ordinaria, le quali però sarebbero esonerate dal pagamento dei contributi addizionali.

Se Confindustria spinge per lo sblocco – con Il Sole 24 Ore che parla di una “soluzione di compromesso allo studio di Palazzo Chigi” – dal canto loro i sindacati alzano il tiro e tornando a chiedere al governo che la proroga sia al contrario più lunga. “Questa estate deve servire per vaccinare e non per licenziare”, insiste il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, secondo cui il blocco deve valere fino a fine ottobre per tutti. D’accordo il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, secondo cui è “una risposta debole” di fronte al rischio che quest’anno vengano bruciati altri “500mila posti” per cui la norma è da “migliorare”.

Orlando si dice convinto della bontà del blocco “selettivo”, perché non tutti i settori vivono le stesse difficoltà. Per esempio il tessile e la moda in questo momento sono in grande difficoltà, mentre l’edilizia, anche grazie alla partenza del Superbonus 110%, vive una fase positiva. E comunque il pacchetto lavoro, rivendica il ministro, prevede anche altri strumenti per incentivare le assunzioni, a partire dal contratto di rioccupazione, ed elimina il decalage della Naspi che altrimenti scatta dal quarto mese, per cui l’indennità di disoccupazione non verrà ridotta fino a fine anno.

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