Il 22 maggio si celebra la giornata mondiale della biodiversità. È dal 1992, quando fu firmata la Convenzione di Rio sulla biodiversità, che tutti si preoccupano, a parole, dello stato della diversità biologica del pianeta. Si tratta del problema numero uno per la nostra sopravvivenza, concordano, consci che sia la nostra azione a portare a estinzioni di massa, che le Nazioni Unite hanno stimato di un milione di specie nei prossimi decenni.
Per capire il significato di questo numero vale la pena ricordare che si stima che le specie attualmente viventi siano otto milioni: se ne scompare un milione la perdita è enorme. Ma queste sono stime. Gli zoologi, i botanici, i microbiologi hanno descritto circa due milioni di specie, mentre gli altri sei milioni sono ancora sconosciuti. Non abbiamo esplorato pienamente la biodiversità del pianeta, e non stiamo facendo granché per rispondere alla domanda: quante specie abitano il pianeta?
Non esiste una strategia per conoscere la biodiversità che fa funzionare gli ecosistemi che ci sostengono. La nostra ignoranza è totale. Vi faccio una domandina semplice: quali sono gli animali più importanti del pianeta? La risposta, probabilmente, sarà incomprensibile ai più: i copepodi. Sono piccoli crostacei che si nutrono di fitoplancton, organismi unicellulari marini fotosintetici: i produttori primari più importanti del pianeta: l’erba. I copepodi sono i principali erbivori che la mangiano e di essi si nutrono le larve di tutti i pesci. Poi i pesci crescono e si mangiano tra loro, realizzando le reti alimentari oceaniche.
L’oceano copre il 71% della superficie terrestre. Senza l’oceano il pianeta sarebbe morto. La vita nell’oceano si basa sul fitoplancton e sui piccoli crostacei che lo mangiano, e poi sui batteri che riciclano la materia morta, riducendola a costituenti elementari riutilizzate dal fitoplancton. Senza questi processi la vita finirebbe. Si dovrebbero insegnare a scuola, queste cose. E invece no, non si insegnano. Come si fa a rispettare quello che non si conosce? In questo blog diversi commentatori pensano di deridermi chiamandomi zoologo: considerano la zoologia come una disciplina poco importante, che non c’entra con le cose “serie”. Senza gli altri animali noi non potremmo vivere, ma che lo spieghiamo a fare? Nella storia del diluvio universale, il creatore dice a Noè di mettere una coppia di ogni specie animale sull’arca. Il messaggio è che senza il resto della biodiversità noi non possiamo vivere.
Anche la sostenibilità si basa sull’integrità della biodiversità, ma come possiamo valutare l’efficacia delle nostre azioni, incluso il Pnrr e la transizione ecologica, se non verifichiamo lo stato di quello che non dovremmo rovinare? Le scienze che studiano la biodiversità sono “fuori moda” e stanno scomparendo dai sistemi di alta formazione, senza mai essere entrate nei processi formativi di base. Eppure tutti dicono che la biodiversità è essenziale, che va protetta, che non possiamo farne a meno.
Ne sentite mai parlare nei programmi “seri”, in cui si parla di cose importanti? Mai. Se ne parla in innumerevoli programmi di intrattenimento naturalistico, ma se si chiede quali siano gli animali più importanti del pianeta nessuno è in grado di rispondere. Nella cultura istituzionale del nostro paese la natura non trova spazio. E ora il ministero che fu dell’ambiente è in mano a tecnologi ed economisti che, non per colpa loro, non hanno ricevuto un’istruzione che li metta in grado di comprendere l’importanza di biodiversità ed ecosistemi.
La festa della biodiversità mi ricorda la festa della donna. Tutti dicono che è orrendo che si uccidano le donne, che le donne sono cruciali per la nostra società e la nostra economia, che devono essere valorizzate, e poi continuano ad essere uccise, licenziate, sottopagate. Le donne, però, hanno la possibilità di farsi sentire, di reagire, di combattere per far valere i loro diritti. La biodiversità no. Se si parla di diritti degli animali si parla delle pochissime specie con cui interagiamo direttamente, allevandole. Che diritti hanno i copepodi? O i lombrichi, le api? Senza questi animali gli ecosistemi smetteranno di fornirci i beni e i servizi che rendono possibile la nostra vita.
Le nostre attività stanno erodendo la biodiversità, e noi pensiamo che con una festa all’anno il problema sia risolto? Le Nazioni Unite hanno dedicato agli oceani il decennio 2021-2030. Sapete a cosa avevano dedicato il decennio 2011-2020? Alla biodiversità! Se n’è accorto qualcuno? Da professionista dello studio della biodiversità considero queste celebrazioni profondamente ipocrite, basate su profonda incapacità di stabilire priorità scientifiche, derivante da profonda ignoranza.
La transizione ecologica ha come finalità di modificare i nostri sistemi di produzione e consumo in modo da non alterare la biodiversità. Ma nel Pnrr le risorse dedicate a valutare l’efficacia delle nostre azioni sono irrisorie. Che c’entra la biodiversità con la sostenibilità?
Ho dedicato decine di post alla biodiversità e agli ecosistemi, denunciando per mesi la loro assenza dei programmi di transizione ecologica per cui riceveremo centinaia di miliardi. Un pochino sono stato ascoltato e una briciola di queste risorse è stata dedicata alla biodiversità marina. La biodiversità terrestre si protegge piantando alberi. Possiamo approfondire nei commenti, se vorrete.