Felix Tshisekedi, che si trova a Parigi, ha detto che le autorità congolesi hanno "la collaborazione dei servizi italiani e stanno lavorando duramente”. In Italia le indagini sono condotte dalla procura di Roma
Primi arresti nell’ambito delle indagini per l’assassinio dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista del Programma alimentare mondiale Mustapha Milambo uccisi nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio scorso. Le autorità locali hanno fermato alcuni sospettati nell’ambito delle indagini sull’attentato di Kibumba. “Le indagini continuano. Ci sono sospetti che sono stati arrestati. Vengono interrogati. Al di là di questi sospetti, c’è sicuramente un’organizzazione”, ha detto il presidente congolese Felix Tshisekedi, citato dal sito di informazione Actualite, sottolineando che gli autori dell’attacco erano “organizzati in bande. Hanno sicuramente dei mentori“.
Il presidente, che attualmente si trova a Parigi, ha aggiunto che le autorità congolesi hanno “la collaborazione dei servizi italiani e stiamo lavorando duramente”. In Italia le indagini sono condotte dalla procura di Roma. Come rivelato da ilfattoquotidiano.it il 21 febbraio, la sera prima dell’agguato, nell’area attorno a Goma era stata proclamata un’allerta ufficiale, di cui a Kinshasa non si era a conoscenza. Resta da capire perché in una situazione simile il convoglio del Programma alimentare si sia potuto muovere e addirittura abbia viaggiato senza scorta.
Poche settimane dopo la morte di Attanasio, in Congo è stato ucciso anche un magistrato militare che indagava sull’agguato, in un’imboscata sulla stessa strada Rutshuru-Goma. Sono tre le indagini che in contemporanea cercano di fare luce sull’agguato del 22 febbraio: una del Dipartimento per la sicurezza delle Nazioni Unite, una delle autorità italiane e l’ultima della Repubblica democratica del Congo. “Dobbiamo mettere tutti gli elementi in fila. Abbiamo la collaborazione dei servizi italiani e stiamo lavorando duramente”, assicura il presidente Tshisekedi.
Ora la notizia degli arresti sembra riaccendere la speranza di avvicinarsi ai colpevoli, o perlomeno di rispondere a qualcuno dei molti interrogativi che ancora avvolgono il destino del diplomatico italiano.