La mostra dal titolo “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba” è stata inaugurata sabato 22 maggio e terminerà il 21 novembre 2021. L'esposizione non può che annunciarsi come un incontro con la bellezza, ma da un punto di vista insolito e curioso
A due passi dalle antiche mura di Prato c’è il Museo del tessuto, importante raccolta di testimonianze relative alla storia e allo sviluppo della tessitura dall’antichità ai giorni nostri. Il nucleo iniziale delle collezioni conservate negli spazi dell’antica Cimatoria Campolmi, una delle più antiche fabbriche pratesi, risale al 1975, poi si è via via sviluppato, sia per quantità, sia per qualità delle collezioni e delle donazioni, così come per i rapporti nazionali e internazionali che i responsabili hanno saputo intraprendere e per le esposizioni temporanee che negli anni ne hanno cadenzato l’esistenza.
Un nuovo atteso appuntamento è cominciato sabato 22 maggio, con l’inaugurazione della mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, che proseguirà fino al 21 novembre 2021. Per sei mesi, a farla da padrone sarà una tematica che intreccia l’opera incompiuta di Giacomo Puccini, l’artista fiorentino Galileo Chini (qui nelle vesti di scenografo del dramma lirico) e tal Luigi Sapelli – in arte Caramba – costumista del Teatro alla Scala di Milano che aveva disegnato, tra le altre cose, anche due costumi e due gioielli (ritenuti perduti) della “Principessa di gelo”, che alla prima del 25 aprile 1926 diretta da Arturo Toscanini, fu interpretata dal soprano polacco Rosa Raisa.
Il fortuito ritrovamento, dentro un baule, dei costumi e dei gioielli di scena, hanno permesso il concepimento di una mostra che, come scritto, intreccia i tessuti con la storia, l’arte, la lirica e i viaggi. Quelli veri e quelli di fantasia. Perché se da un lato Giacomo Puccini non aveva mai visitato l’Oriente – e aveva composto Madama Butterfly avendo negli occhi il falasco del Lago di Massaciuccoli e il profilo della “bella addormentata” che precede le Alpi Apuane, ossia il monte Grondilice, e la Turandot respirando il salmastro viareggino – Chini invece aveva vissuto per ben tre anni nel Siam decorando il Palazzo del Trono del Re Rama VI; da qui era poi tornato profondamente affascinato e con un nutrito bagaglio di manufatti artistici di stile e produzione cinese, giapponese, siamese che influenzarono la sua produzione artistica e, successivamente, la genesi figurativa delle scenografie per l’opera Turandot.
Con queste premessa, la mostra che si è aperta sabato a Prato su circa mille quadrati non può che annunciarsi come un incontro con la bellezza, ma da un punto di vista insolito e curioso. Il percorso inizia nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini che nel 1950 fu donata al Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. Il visitatore vedrà tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese – suddivisi per ambiti tipologici all’interno di grandi teche espositive – fonte continua di ispirazione per l’Artista, che sono poi diventati soggetti di suoi numerosi dipinti.
Al piano superiore la mostra propone la sezione dedicata alle scenografie per la Turandot e al forte influsso che l’esperienza in Siam ebbe nell’evoluzione del percorso creativo e stilistico di Chini. Accanto a opere provenienti da collezioni private, a reperti inediti e curiosi, campeggia la tela raffigurante La fede, parte del trittico La casa di Gothamo di proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Invece, la grande tela raffigurante la Festa dell’ultimo dell’anno a Bangkok, anch’essa appartenente alla Galleria, è oggetto di un’installazione multimediale che dialoga con una bellissima testa di dragone della Collezione Chini. Da non perdere in questa sala anche cinque straordinari bozzetti finali delle scenografie della Turandot provenienti dall’Archivio Storico Ricordi di Milano e altre due versioni di proprietà privata.
La terza e ultima sala mette finalmente in mostra, dopo decenni di oblio, gli straordinari costumi della protagonista dell’opera, corredati dalla suggestiva corona realizzata dalla ditta Corbella di Milano nonché dalla parrucca e dallo spillone originali, anch’essi provenienti dal misterioso baule di cui sopra, ma senza il quale probabilmente questa mostra non sarebbe mai stata concepita.
INFO MOSTRA
“Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”
22 maggio – 21 novembre 2021
Museo del Tessuto
Via Puccetti 3 Prato
facebook.com/museodeltessuto
twitter.com/museodeltessuto
Ingresso: intero singolo: euro 10.00; ridotti euro 8.00; scuole: euro 4.00
Orari: martedì – giovedì: 10-15; venerdì e sabato: 10-19; domenica: 15-19
Lunedì chiuso
Per le modalità di accesso alla mostra consultare il sito web del Museo del tessuto.