È il minuto 67 allo Stadio José Zarrilla, casa del Valladolid. L’Atletico Madrid è riuscito a pareggiare dieci minuti prima. Luis Suarez ha appena cominciato a correre. È partito dalla metà campo e davanti a sé deve percorrere circa 45 metri dritto per dritto. L’assist più importante della stagione 2020/21 non gliel’ha servito un compagno di squadra, ma un 29enne omonimo dell’allenatore che ha reso grande la sua ex squadra: Guardiola, di nome Sergi. Alla fine di questo lungo rettilineo Suarez non ha davanti solo il portiere avversario Masip. C’è l’11esimo titolo nella Liga per l’Atletico Madrid e, soprattutto, la sua rivincita personale. Mentre tutti i compagni di squadra rimangono immobili ad osservare in speranzoso silenzio, Suarez corre. È appena entrato in area di rigore quando rialza la testa per guardare il posizionamento del portiere del Valladolid. Sinistro sul primo palo: gol. È il due a uno. È la sua rete numero 21. È la fine di un digiuno che durava da sette anni per l’Atletico di Simeone. La vittoria del Real contro il Villareal è ininfluente: Atletico Madrid 86, Real Madrid 84.
“È stata una stagione straordinaria. Ci hanno sottovalutato, come hanno sottovalutato me a Barcellona. Mi sono sentito sminuito” afferma tra le lacrime l’uruguaiano dopo il fischio finale. Un attacco diretto e senza filtri alla squadra alla quale Suarez aveva regalato ben 13 trofei (tra cui quattro campionati, una Champions League e un Mondiale per Club) e che l’estate scorsa ha fatto di tutto per liberarsi dell’attaccante ritenuto a fine corsa a 33 anni.
Il successo dell’Atletico ha una data precisa: il 14 agosto 2020. È il giorno del terremoto al Barcellona. A Lisbona i blaugrana sono stati appena eliminati dal Bayern Monaco nei quarti di finale di Champions League. Non è stata una sconfitta qualsiasi. I tedeschi hanno umiliato i catalani per otto a due. La peggior sconfitta europea mai subita. Gli strascichi sono pesanti. Il tecnico Setién viene licenziato in tronco, Lionel Messi dichiara di voler andare via e la presidenza Bartomeu punta alla rifondazione, anche per abbassare un monte ingaggi che l’emergenza Covid-19 ha reso ormai insostenibile. Uno degli indiziati per l’epurazione tecnica è appunto Luis Suarez. La scelta fa discutere e acuisce la frattura in corso tra la dirigenza e Messi, grande amico dell’uruguaiano. Anche la motivazione tecnica non regge. Suarez è stato il migliore nella sconfitta contro il Bayern Monaco, segnando anche una rete. L’attaccante però si porta dietro due problemi: l’età e, soprattutto, l’ingaggio. Percepisce circa 15 milioni di euro all’anno.
Libero a parametro zero, Suarez è uno dei giocatori più desiderati nel mercato estivo, spostato a settembre a causa del Covid. Ma prima di legarsi alla casacca rossa e bianca dell’Atletico, deve passare da un’altra tempesta: quella del caso Perugia. Il primo club a contattare concretamente l’attaccante è la Juventus. C’è però un problema. Suarez ha il passaporto extra-comunitario e i bianconeri hanno finito gli slot a disposizione. Comincia una corsa contro il tempo per avere il documento comunitario prima della scadenza del mercato. L’iter burocratico e l’esame per il passaporto italiano si trasformano però ben presto in un’epopea finita nelle aule dei tribunali italiani. Lo scorso 21 aprile la procura di Perugia ha notificato l’avviso di conclusione indagini all’ex rettrice dell’Università per stranieri di Perugia Giuliana Grego Bolli, all’allora direttore generale Simone Olivieri, alla professoressa Stefania Spina e all’avvocato Maria Cesarina Turco. Falsità ideologica e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio i reati ipotizzati a vario titolo. L’esame-farsa poteva rappresentare per Suarez la pietra-tombale sulla sua carriera ma a gettare un’ancora di salvezza ci pensa un altro sudamericano, Diego Pablo Simeone. Mentre in Italia la polemica infuria, l’Atletico Madrid gli presenta l’opportunità per prendersi una rivincita.
Senza più l’ombra dell’amico Lionel Messi e con la voglia di lasciarsi alle spalle Barcellona e Perugia, Suarez si prende completamente la scena. All’Atletico Madrid accetta anche un ridimensionamento dello stipendio e un calcio più pragmatico e lontano da quella visione spettacolare a cui era abituato in Catalogna o in Olanda. È il pezzo del puzzle che mancava da molto tempo alla squadra di Simeone. Un attaccante trascinante che sapesse abbinare la capacità di segnare con quella di mandare in rete i compagni. Il rapporto con il Cholo cresce di settimana in settimana, e con questo anche i risultati sul campo. Non ci mette molto ad incidere.
È arrivato da pochi giorni il 27 settembre, quando al Wanda Metropolitano si gioca Atletico Madrid-Granada. Suarez entra a venti minuti dalla fine. È ancora lontano dalla forma migliore ma riesce comunque a segnare due reti. Quelle che fissano il risultato sul 6-1. L’inizio però non è dei migliori per i madrileni. Qualche pareggio di troppo favoriscono l’iniziale equilibrio e la leadership della Real Sociedad. Il primo momento chiave si ha il 21 novembre, alla decima giornata. L’Atletico ospita il Barcellona ma Suarez non è in campo. Al suo posto ci pensa Carrasco a segnare. L’uno a zero conclusivo è l’anticamera per la conquista della vetta. La consapevolezza che quest’anno si può ripetere quando fatto sette anni prima. Alla 12esima il due a zero contro il Valladolid vale il sorpasso sulla Real Sociedad. È però solo un assaggio, perché la settimana successiva arriva la sconfitta nel derby contro il Real Madrid. L’equilibrio viene spezzato tre partite dopo. Suarez stende il Getafe e l’uno a zero vale il nuovo primato solitario. Quello definitivo. È la svolta.
Si, perché l’Atletico Madrid non si fa più riprendere. A gennaio pare addirittura che il campionato possa diventare un monologo. I punti di vantaggio sulle rivali arrivano a diventare anche otto e Suarez segna a ripetizione. Diviene l’uomo di riferimento per un gruppo intero. Il giocatore vincente che mostra agli altri come si vince. Il porto sicuro su cui si può sempre contare quando una situazione si fa complicata. Come nel successo contro Cadice (due reti nel 4-2 finale) o nel pareggio contro il Celta Vigo (altra doppietta). Poi arriva, improvvisa, la frenata. Qualche pareggio di troppo (Getafe e Betis Siviglia) e un paio di sconfitte inattese, come quella contro il Levante in casa. Il tutto mentre Real Madrid e Barcellona sembrano invece aver trovato la quadra delle loro stagioni e recuperano punti partita dopo partita. A quattro giornate dal termine l’Atletico Madrid va in visita al Camp Nou. L’attesa per il ritorno a Barcellona di Suarez viene assorbita da un match deludente che finisce zero a zero. Sembra l’ultimo scoglio superato e invece la prova più difficile deve ancora arrivare. Due settimane dopo al Wanda Metropolitano arriva l’Osasuna. Un match sulla carta semplice. Invece gli ospiti sono avanti per uno a zero a otto minuti dalla fine. Il Real Madrid, a meno due, sta vincendo a Bilbao e vede il sorpasso in classifica. Il pareggio di Lodi per i Colchoneros non basta. A pari punti infatti il Real Madrid sarebbe comunque avanti. È in questo clima di tensione e di paura di fallire che un pallone sta attraversando tutta l’area dell’Osasuna. Lo ha crossato, a due minuti dalla fine, Carrasco. Tra le tante gambe che affollato l’area di rigore ospite spunta il piede di Luis Suarez. Piatto destro e rimonta completata. È la rete del due a uno, la più importante della stagione. È il momento che anticipa quella corsa di 45 metri dell’Estadio José Zorrilla di Valladolid che vale la Liga. La Liga di Luis Suarez.
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