Il governo è al lavoro per chiudere entro la settimana tutti i provvedimenti con le prime riforme previste dal Recovery plan entro fine maggio. Dal decreto sulla governance del piano alle nuove norme per il reclutamento rapido dei tecnici. Eventuali ritardi rischiano di congelare le tranche di fondi europei che la Commissione dovrebbe erogare ogni sei mesi, una volta verificato lo stato di avanzamento dei progetti. Ma intorno alle bozze del decreto Semplificazioni, il primo in agenda (avrebbe dovuto essere chiuso entro il 20 maggio), continua lo scontro. Dopo le critiche arrivate sabato da Paola De Micheli (Pd) e da Libera, e con i sindacati di categoria pronti allo sciopero generale se passerà il ritorno all’appalto integrato e all’aggiudicazione con il criterio del massimo ribasso, arriva lo stop del ministro della Cultura Dario Franceschini all’altra “gamba” delle semplificazioni, quella che riguarda la transizione ecologica, destinata a essere inserita nello stesso provvedimento. “Io condivido che occorra snellire anche rispetto alle procedure che riguardano il mio dicastero”, dice a Repubblica, “perciò sto lavorando a delle norme coraggiose, però ci sono dei paletti che non si possono superare“. Mentre il deputato del Pd Paolo Lattanzio, presidente del Comitato sulle infiltrazioni mafiose in epoca Covid in Commissione Antimafia, dichiara che “la liberalizzazione del subappalto è una scelta inaccettabile“, “agevola offerte ribassiste che ci riportano indietro di anni e soprattutto espone lavoratori e lavoratrici ad un sistema di ricatto, perché le imprese saranno portate” a “fare margine su materiali, paghe e sicurezza”. Il rischio è anche “di spalancare l’accesso ai fondi del Pnrr alla criminalità organizzata”.

I paletti di Franceschini – “Ora stiamo lavorando a una serie di norme che velocizzeranno moltissimo gli iter in tre settori”, spiega il ministro dem. “Opere del Recovery, di cui si occuperà la Soprintendenza unica nazionale; rinnovabili e 5G, le cui autorizzazioni saranno sveltite e in qualche caso non saranno più necessarie. Io sono per dare una mano su tutto, ma non si può demolire la tutela”, sottolinea. Quali sono allora i paletti insuperabili? “Uno di carattere generale: io ho giurato sulla Costituzione, assumendo l’incarico di ministro. La Costituzione italiana ha dei principi fondamentali ed è l’unica che, all’art.9, inserisce fra questi la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della nazione. Un dovere costituzionale, non solo morale. E noi dobbiamo essere orgogliosi di vivere in un Paese che, grazie a una legislazione molto antica e a una presenza capillare sul territorio attraverso le Soprintendenze, ha sostanzialmente vinto la battaglia della tutela nel Novecento”. Difesa delle Soprintendenze, dunque, che nei giorni scorsi sono finite nel mirino di Legambiente convinta che a volte siano guidate da una concezione obsoleta di ambientalismo e tutela.

“Le Soprintendenze operano nell’ambito della legge“, ricorda il ministro. Quindi nel caso bisogna metter mano alle norme. “Per esempio, anche per installare impianti fotovoltaici in zone contermini (cioè limitrofe a quelle sottoposte a vincolo paesaggistico) servono dei pareri: ebbene lì penso che si possa allentare molto”. Come prevede la bozza del decreto scritto dal titolare della Transizione ecologica Stefano Cingolani. Con cui Franceschini nega di aver “sfiorato la rissa”: “C’è stato “un incontro tecnico in cui abbiamo tranquillamente discusso”.

Landini: “Scelta indicente sul subappalto” – Sul fronte appalti invece torna ad attaccare il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che sempre al quotidiano romano parla di “scelta indecente” del governo: la “liberalizzazione del subappalto” e le “gare al massimo ribasso” portano il Paese “indietro di vent’anni, ai tempi del governo Berlusconi e del suo ministro Lunardi”. Per i lavoratori, in particolare, le gare al ribasso “si traducono in meno soldi, meno diritti, meno sicurezza”. E tra le imprese “si incentiva una concorrenza al ribasso a danno di quelle che puntano alla qualità e all’innovazione”.

Salvini rilancia sullo stop al Codice (già previsto dal Pnrr) – Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini, in un’intervista a La Stampa, definisce “una fortuna” lo snellimento delle procedure e riguardo alle proteste dei sindacati sostiene che “a essere felici saranno gli operai, perché lavoreranno di più. In che condizioni? Nelle stesse che ci sono state per la costruzione del ponte Morandi. Una grande opera fatta in fretta, a regola d’arte, senza incidenti, senza tangenti e senza problemi”. Per questo “la via d’uscita finale su cui stiamo lavorando”, come previsto nero su bianco nel Piano di ripresa, “è l’azzeramento del codice degli appalti e l’utilizzo delle norme europee che sono più veloci e snelle. E io darei ai sindaci i poteri diretti sulle grandi opere”. Dal Movimento 5 Stelle l’unica reazione è su questa proposta, che appunto è parte integrante del Pnrr approvato dalla maggioranza e inviato a Bruxelles: secondo Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, “la lotta alle mafie, che dopo le stragi del ’92 e ’93 ha coinvolto tanta parte della società civile e tante novità ha portato nella nostra legislazione deve essere incessante, quotidiana, totale. Ma vediamo con disappunto che alcune forze politiche sembrano prendere altre strade: la richiesta che proprio oggi Matteo Salvini ha fatto di azzerare il codice degli appalti va in ben altra direzione”.

Nella bozza anche il via libera alla “rigenerazione urbana” – La bozza del decreto, ancora in fase di revisione e limatura, non si occupa però solo delle regole per gli appalti. Interviene su altre procedure che rallentano l’efficienza della macchina pubblica. E spinge sulla “rigenerazione urbana” dei centri storici: si tratta di rinnovarli tutelando i palazzi di pregio ma rendendo più semplice l’abbattimento di vecchi edifici, costruiti magari negli anni del boom edilizio. . Ci potranno quindi essere anche “ampliamenti fuori sagoma o innalzamento dell’altezza” purché “nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti“. I lavori si potranno realizzare all’interno di “appositi piani urbanistici” e senza toccare i palazzi vincolati. La misura però non soddisfa appieno i sindaci che, spiega il delegato Anci ai Lavori pubblici e sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, avevano chiesto interventi più ampi accompagnati anche da “incentivi”.

Con il decreto si istituiranno poi, come già emerso, strutture ad hoc per dare una corsia preferenziale alle opere del Recovery, dalla Soprintendenza unica alla supercommissione tecnica per la valutazione di impatto ambientale, ma anche dotando di un “Comitato speciale” il Consiglio superiore dei Lavori pubblici e rafforzando la Banca dati nazionale dei contratti pubblici dell’Anac.

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