Una comunicazione dell’Unicef riferisce che sono più di 150 i bambini separati dalle loro famiglie in seguito all’eruzione del monte Nyiragongo, al confine est della Repubblica Democratica del Congo, nella notte tra il 22 e il 23 maggio. Altri 170 sono ancora dispersi dopo la fuga dalla città di Goma, a poche decine di chilometri dal vulcano. Il bilancio delle vittime è salito a 20 con il ritrovamento di altri cinque corpi di persone morte soffocate.
Sono più di 5mila le persone che da Goma hanno attraversato il confine con il Ruanda. Almeno 25mila invece sono state sfollate a Sake, 25 chilometri a nord-ovest. La maggior parte degli evacuati sta lentamente iniziando a far ritorno a casa dopo che la lava ha smesso di scorrere, nella mattinata di ieri: in centinaia, però, trovano abitazioni danneggiate e carenza di acqua ed elettricità. L’Unicef riferisce ancora di moltissimi bambini, nell’area vicino all’aeroporto, rimasti senza casa e in situazioni di indigenza. Almeno cinque morti sono stati direttamente collegati all’eruzione nelle città di Buhene, Kibatshi e Kibumba.
L’Unicef è intervenuto da subito per fornire una risposta di emergenza. L’obiettivo è installare punti di clorazione dell’acqua a Sake e dintorni, per limitare la diffusione del colera in un momento così delicato. L’intervento nelle prossime ore riguarderà diverse reti di approvvigionamento idrico nella zona, poi sarà rafforzata la sorveglianza epidemiologica. Saranno organizzati due centri di transito per minori non accompagnati, che si prenderanno cura dei bambini separati dai genitori in collaborazione con le autorità congolesi locali. L’agenzia lavora anche per orientare casi di violenza e abuso di genere verso un adeguato supporto medico e psicosociale. L’ultima eruzione del Nyiragongo, nel 2002, ha lasciato più di 100mila persone senza casa.