La seconda volta è quella buona: dopo la sconfitta subita nel 2020 a vantaggio degli SpaceStation gaming i Ninjas in Pyjamas conquistano il titolo mondiale su Rainbow Six Siege, alzando al cielo l’Hammer, il martello simbolo del Six Invitational. Un anno dopo lo stesso roster composto da cinque brasiliani è tornato a giocarsi il mondiale, a disputare la finale, questa volta con un esito diverso: Joao Gomes “Kamikaze”, Gustavo Rigal “Psycho”, Julio Giacomelli “Julio”, Muirlo Moscatelli “Muzi” e Gabriel Fernandes “Pino” hanno coronato il proprio sogno, il sogno che ogni giocatore cova fin da bambino, essere i migliori al mondo.
Organizzazione tra le più antiche e vincenti del settore esports, in particolare sui titoli FPS, i Ninjas in Pyjamas sono ormai amichevolmente conosciuti come NiP. Si sono presentati al Six Invitational 2021 tra i favoriti e sono volati a Parigi, sede dell’evento, con l’intenzione di completare quanto era stato lasciato in sospeso l’anno prima a Montreal. Terzi con quattro vittorie e tre sconfitte nel girone B, lo stesso degli italiani Mkers, da quel momento non hanno più sbagliato nulla nel tabellone playoff, rimanendo sempre sul lato superiore del bracket: 2-1 sui BDS, 2-0 sui Faze, 2-1 sui connazionali Mibr e infine 3-2 sul Team Liquid nella Grand Final, diventando la prima squadra brasiliana a imporsi al Six Invitational in una tradizione che aveva finora visto vincere solo europei e nordamericani.
Il Six Invitational 2021 rappresenta anche la consacrazione della scena brasiliana: il paese, attualmente in grave emergenza per la pandemia, ha mostrato di essere il migliore al mondo nella produzione di talenti di Rainbow Six Siege. Non solo per la vittoria dei NiP ma per aver piazzato tre team carioca nei primi tre posti: alla festa si sono uniti il Team Liquid, organizzazione che opera su tre continenti, e gli Mibr, il cui acronimo è proprio Made In Brazil. I brasiliani sono con buona probabilità in questo momento i migliori nel genere first-person shooter, storicamente appannaggio di europei e nordamericani. La nuova generazione ha invece superato i vecchi dominatori, conquistandosi di diritto un posto nell’olimpo.
Ma l’evento di Parigi sarà ricordato nel nostro paese per la prima storica volta di una squadra italiana al mondiale di Rainbow Six Siege: i Mkers, squadra composta totalmente da italiani che compete anche nel circuito nazionale del PG Nationals. Un girone da sogno con le vittorie contro i TSM, contro gli SpaceStation Gaming, vincitori del Six Invitational nel 2020, il trionfo contro i Cloud9 nel primo turno playoff per poi perdere, con merito, contro i TSM, totalmente rigenerati e senza dubbio più in palla rispetto alla sconfitta subita nel girone, classificatisi poi quarti nel torneo. Per l’Italia è un risultato che rispecchia l’enorme crescita competitiva e il sempre maggior interesse degli utenti verso Rainbow Six Siege, sia in termini di giocatori, conta 2 milioni di giocatori unici in Italia, sia come spettatori sia sui principali canali di streaming con i vari eventi egregiamente raccontati dai commentatori di Ubisoft. Un po’ d’Italia, se dobbiamo dirla tutta, c’è anche in chi ha vinto la finale: Moscatelli e Giacomelli tradiscono infatti dal cognome chiare origini italiane.
La finale è stata inoltre l’occasione di Ubisoft per presentare la Stagione 2 dell’Anno 6 di Rainbow Six Siege e le novità che arriveranno presto nel gioco. Il più interessante è la nuova operatrice, nome in codice Thunderbird, che farà il suo esordio con il lancio della nuova stagione denominata North Star. Nativa americana, rappresentante delle Nakoda Nations, Thunderbird può essere utilizzato in difesa: possiede fucile d’assalto e fucile a pompa, oltre alla mitraglietta come arma secondaria più i soliti esplosivi granta e C4. La sua abilità è un dispositivo che cura gli alleati: in particolare diventa utilizzabile qualche secondo dopo essere stato posizionato per terra nel momento in cui emette una luce blu, curando il giocatore nelle vicinanze con la minor barra dei punti vita. Il dispositivo può essere spostato dagli alleati mentre i nemici possono decidere se distruggerlo o semplicemente disattivarlo.
Thunderbird non è però l’unica novità. Arriva infatti il rework della mappa brasiliana Favela, tra le più apprezzate dai giocatori ma al tempo stesso tra le più “anziane” e pertanto bisognosa di un restyling. Gli interni sono stati totalmente rivisti, i piani principali sono adesso più interconnessi con l’obiettivo di ottenere una mappa più fluida. Le dimensioni totali sono rimaste identiche ma sono diminuite le porzioni di muri distruttibili in modo da renderla adesso più semplice da difendere rispetto al passato.
Sul lato competitivo le novità riguardano il bilanciamento all’operatrice Melusi, ritenuta troppo fastidiosa per gli attaccanti: la parte centrale del suo gadget di difesa sarà adesso vulnerabile ai proiettili e al corpo a corpo. Le pareti delle varie mappe rimangono ancora in gran parte distruttibili ma per eliminare un avversario servirà più di un singolo proiettile, diminuendo così la facilità con cui un giocatore veniva colpito nonostante si trovasse dall’altra parte del muro. Infine arriva la rimozione dei cadaveri dopo la morte, fattore che creava problemi anche a livello di integrità competitiva, e arriva il già annunciato gameplay post-mortem: ovvero la possibilità di controllare i gadget anche dei giocatori che sono già stati eliminati nel corso del round.
Nonostante le enormi difficoltà dovute al Covid-19, che avevano già causato lo slittamento dell’evento da febbraio a maggio, Ubisoft ha mostrato di essere all’altezza dei principali esports al mondo presentando un evento dal vivo che mancava per Rainbow Six Siege proprio dall’edizione precedente, l’ultimo prima che la pandemia fermasse il mondo intero. Gli esports, pur potendosi giocare online, hanno bisogno delle emozioni che solo le partite e i tornei dal vivo possono dare. Prossimo obiettivo, adesso, il pubblico.