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Cremaschi (Potere al Popolo): “Modifica codice appalti? Vera infamia del governo Draghi, uno degli esecutivi più a destra mai avuti in Italia”

Modifiche al codice appalti? Una vergogna. Sarebbe la vera infamia del governo Draghi. Questo governo che viene tanto incensato e santificato a reti unificate è uno dei governi più di destra che abbiamo avuto, nel senso sociale ed economico. È il governo dei ricchi, dei padroni, degli affari“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) da Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo, che spiega: “Se venisse modificato il codice appalti, ci sarebbero altri crolli e altra schiavitù. Se sei un bravo imprenditore, rispetti le regole. Non puoi dire: ‘Se devo rispettare le regole antimafia e ambientali e se devo dare un contratto nazionale ai lavoratori, non posso più fare l’imprenditore’. Se non puoi fare l’imprenditore rispettando le regole di un Paese civile, allora sei uno schiavista, un approfittatore, non un imprenditore”.

E aggiunge: “Sarebbe come togliere dalla mattina alla sera la mascherina agli italiani per farli felici o sospendere i vaccini perché ci sono già abbastanza vaccinati. Avrà un effetto gravissimo sulla salute, sulla dignità e sui salari dei lavoratori, perché il codice è al massimo ribasso: verranno assunte persone per lavorare sotto contratto dalle famose ‘cooperative fantasma’, che oggi sono lo scandalo del nostro Paese. E naturalmente avremo il fatto che mafiosi e camorristi faranno tranquillamente più appalti, visto che i controlli non ci saranno più. E’ una vergogna“.

Cremaschi si pronuncia anche sulla tassa di successione proposta dal segretario dem Enrico Letta: “Era ovvio che Draghi la bocciasse: è un banchiere ed è il rappresentante puro del vero potere che c’è in Italia: quello dei ricchi. Qui c’è la ‘riccocrazia’, sono i ricchi che comandano. Poi possono essere un po’ di centro, di destra o di sinistra, ma comandano loro. Non si toccano i loro interessi. La parola ‘ricco’ è un po’ pornografica. Se qualcuno in un talk show pronuncia questa parola, ci si scandalizza. Non si dice ‘ricchi’, ma ‘persone che hanno merito’. La tassa di successione non è una cosa comunista-socialista, è una cosa liberale. Parte da un principio che dovrebbe guidare anche Draghi, ma lui, quando gli toccano i soldi, non è più liberale neanche in questo. Ricordo che in Italia abbiamo una delle tasse di successioni più basse del mondo, ma abbiamo un governo che, quando si tratta di toccare gli interessi economici, è al Medioevo e non riesce a fare neanche una cosa di questo genere”.

E sottolinea: “Nell’ultimo anno e mezzo, quello della pandemia, ci sono stati enormi profitti per la parte più ricca del Paese, non è che tutti hanno pagato allo stesso modo. I 10 più ricchi d’Italia hanno visto aumentare il loro patrimonio del 35% in un anno. Io non ho mai amato la parola ‘guerra’, perché la malattia è una cosa e la guerra un’altra. Ma siccome quelli che comandano hanno usato la parola ‘guerra’, allora bisogna dire che l’aumento enorme dei profitti durante la guerra si chiamano ‘profitti di guerra’. E questi i regimi liberali li tassavano“.

Cremaschi aggiunge: “Quello proposto da Enrico Letta è un piccolo obolo, parliamo di una iniziativa assolutamente timida. Noi invece proponiamo una tassa intorno al 10% sul patrimonio di quell’1% che detiene la maggior ricchezza del Paese. Noi pensiamo che si debba fare una tassa patrimoniale permanente del 10% su quell’1% che detiene centinaia di miliardi nel nostro Paese. Con quei soldi, però, si dovrebbero pagare sanità pubblica, scuola pubblica, servizi pubblici, cose che aiuterebbero direttamente i giovani forse anche più della dote che vorrebbe dargli Letta. I giovani non hanno bisogno di questa sorta di elemosina di Stato, ma di diritti, che gli sono stati tolti. Ai giovani bisogna ridare l’articolo 18 nei luoghi di lavoro. Così aumenteranno anche i salari – continua – Ai giovani bisogna togliere la precarietà, ridare il diritto allo studio, dare l’università gratis, tranne ovviamente ai più ricchi, dare la casa, dare i servizi sociali. Bisogna, insomma, ricostruire un sistema che oggi è fondato sui soldi. Da noi il merito è basato solo sulla ricchezza. Io mi diverto sempre a guardare l’incontro dei giovani di Confindustria, che si tiene in Liguria in estate ogni anno. In quell’occasione fanno sempre l’elogio del merito. Non ce n’è uno che ha fatto una startup. Sono tutti figli di papà. Il vero merito comincia quando finisce l’ingiustizia sociale. Finché c’è l’ingiustizia sociale, il merito è truccato, perché dietro ci sono il potere, i soldi e le raccomandazioni“.