“Abbiamo bisogno di un giornalismo costruttivo, che non si limiti a fotografare la realtà senza dare soluzioni, ma che aiuti ad affrontare il futuro“. Così, lo scorso dicembre, Andrea Riffeser Monti, presidente di Editoriale Nazionale, che edita La Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno e presidente della Fieg (la Confindustria dei giornali, ndr) dipingeva la sua idea di giornalismo.
Stando a quanto denunciano i suoi giornalisti le cose stanno però un po’ diversamente. “Pensionati che scrivono e giornalisti assunti a casa in cassa integrazione. È questa l’ennesima trovata di Andrea Riffeser Monti, per ridurre i costi del lavoro nei suoi giornali”, scrive il Coordinamento dei Comitati di redazione di Editoriale Nazionale. I Cdr (le rappresentanze sindacali dei giornalisti, ndr) aggiungono: “Una strategia ben precisa: affidare la scrittura di gran parte degli articoli a giornalisti in pensione da anni, pagati pochi euro visto che tanto ricevono mensilmente una pensione dall’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti a un passo dal fallimento, e intanto tagliare le retribuzioni dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, compresi collaboratori fissi e corrispondenti, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali che a loro volta pesano sull’Inpgi (la cassa previdenziale dei giornalisti, ndr)”.
“Per rendersi conto di tutto questo, continua la nota dei giornalisti , basta sfogliare Qn in edicola dove i servizi su una tragedia come quella della funivia di Stresa sono appaltati a un pensionato (nonostante il Gruppo abbia centinaia di giornalisti), così come avviene per tanti altri articoli firmati da pensionati, non solo nella cronaca, ma anche negli spettacoli, nell’economia o nel tempo libero o nello sport, con tanto di commenti in prima pagina. Se togliessimo i loro articoli il giornale oggi in edicola sarebbe dimezzato”. Purtroppo, incalzano i giornalisti, “nella stragrande maggioranza non si tratta di notizie in esclusiva o inchieste, ma di comunicati e agenzie di stampa riscritti dai colleghi, pensionati e prepensionati con costi pesantissimi per le casse degli istituti della categoria. Altro che spazio ai giovani“.
Il corpo redazionale sottolinea come questa pratica sia in uso ormai da anni “nonostante le nostre ripetute proteste e sollecitazioni a valorizzare le risorse interne, come giornalisti dell’Editoriale Nazionale ci viene il sospetto che sia una precisa strategia”. E quindi un invito: “Se così non è chiediamo di dimostrarlo a editore e direttore: già da domani eliminate dai giornali e dai siti internet del Gruppo tutti gli articoli dei colleghi pensionati. Allo stesso tempo invitiamo capi redattori e responsabili degli uffici ad azzerare le richieste di servizi ai pensionati per non rendersi complici di questa politica che danneggia tutti noi e la categoria. E ai pensionati chiediamo infine di astenersi dal produrre servizi, lasciando finalmente spazio ai giovani e contribuendo così – concludono i Cdr – al salvataggio dall’Inpgi dalla quale dipende il loro reddito mensile».
La risposta dell’azienda – Al Cdr risponde con un comunicato Alessandro Serrau, direttore del Personale e dell’organizzazione del Gruppo Monrif, che scrive: “In premessa vogliamo ricordare come l’Editore Andrea Riffeser Monti abbia da sempre dimostrato con fatti concreti di voler valorizzare i giovani, promuovendo da oltre 40 anni la cultura della meritocrazia anche con la selezione di giornalisti attraverso concorsi interni. Questo modus operandi è culminato con la nomina a Direttore de La Nazione, una delle testate più antiche d’Italia, della Dott.ssa Agnese Pini, la più giovane giornalista donna a ricoprire in Italia un ruolo così prestigioso”.
E ricordando di avere “letto con attenzione” il comunicato del Cdr prosegue la nota: “Con rammarico dobbiamo prendere atto che nello stesso non si faccia minimamente accenno sia alla lunga trattativa sul piano di riorganizzazione, culminata con l’intesa dello scorso 26 aprile, sia al fatto che un punto cruciale dell’intesa riguarda proprio la riduzione drastica del numero delle collaborazioni dei pensionati. Eppure – continua -, la compagine sindacale è perfettamente al corrente di quanto l’azienda, successivamente alla proposta avanzata dai CDR del Gruppo, abbia avuto sempre un atteggiamento di grande collaborazione, addivenendo appunto a un accordo che a partire dal prossimo primo luglio contingenterà drasticamente il numero delle collaborazioni di tali giornalisti, a beneficio dei colleghi delle nostre redazioni all’interno delle quali vi è una nutrita presenza di giovani redattori“.
Il comunicato ricorda poi “come le medesime intese prevedano un consistente turnover di personale giornalistico a beneficio, quindi, dell’ingresso di nuove leve, superando perfino, in senso migliorativo, le previsioni di legge che prevedono un rimpiazzo del 50% delle uscite dei prepensionati, anche attraverso l’inserimento di altre figure professionali non giornalistiche. Con grande spirito di innovazione delle relazioni industriali abbiamo voluto cogliere favorevolmente la richiesta dei CDR di sostituire i prepensionati esclusivamente con personale giornalistico”. E infine la nota ricorda “l’impegno dell’azienda a tutelare il valore del comparto dei corrispondenti e dei collaboratori fissi, il cui numero in organico non ha precedenti in altre realtà editoriali e per i quali, nonostante la crisi e la pandemia, sono state trovate soluzioni per preservarne il valore e la presenza nei territori, scongiurando interventi traumatici almeno per i prossimi 18 mesi. Cogliamo, quindi, favorevolmente l’invito dei Comitati di Redazione e come azienda vigileremo affinché le intese siano rispettate da parte di tutti”.
Il gruppo – Conta circa 280 giornalisti, tutti in cassa Covid fino a fine giugno. Dopo di che partirà un piano di prepensionamenti che dovrebbe interessare una quarantina di persone. Editoriale Nazionale (ex Poligrafici editoriale) è parte del gruppo Monrif, quotato a Piazza Affari. Monrif ha chiuso il 2020 con perdite per 8 milioni di euro, raddoppiate rispetto all’anno prima. Ma della società fanno parte anche attività immobiliari, tra cui alcuni alberghi che hanno molto risentito della pandemia con ricavi crollati nei primi 9 mesi del 2020 da 14 a 3,5 milioni. E’ da qui che sgorgano le perdite, l’attività strettamente editoriale ha mostrato un calo dei ricavi contenuto. I soci di Monrif sono la famiglia Riffeser che ha circa il 52% e Giovanni Tamburi, finanziere di lungo corso alla guida di Tamburi investment partners, che possiede il 7,8%.
Secondo quanto ricostruisce sul suo blog il giornalista Gianni Dragoni nel 2019, a fronte di una perdita di Monrif di 4 milioni di euro, Andrea Riffeser Monti, nel triplice ruolo di presidente, amministratore delegato e direttore generale della società editoriale, ha incassato uno stipendio di 1,5 milioni di euro. Nel Consiglio d’amministrazione siedono anche i figli Matteo e Sara. Il primo nel 2019 ha ricevuto una busta paga di 267mila euro soprattutto grazie al suo ruolo di presidente di Monrif Net, che si occupa di internet. Nello stessi anno Sara Riffeser Monti, ha guadagnato 238mila euro principalmente come presidente della concessionaria di pubblicità SpeeD. Sara è anche editore del periodico Cavallo Magazine dedicato all’ippica.