La ragazza è stata uccisa con 147 coltellate senza potersi difendere. Secondo il pm, Christian Losso - ex bancario di 43 anni - ha "infierito su una persona inerme" e ha "parzialmente ammesso la sua colpevolezza"
Quasi 15o coltellate sulla schiena, inferte con una lama lunga 16 centimetri. Per il pm di Milano Antonio Cristillo, la morte di Alves Rabacchi è stata un “calvario” che ha costretto la ragazza a subire la “crudeltà” del suo omicida: per questo aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Christian Losso. L’uomo, ex bancario di 43 anni, accusato di aver ammazzato la transessuale ed escort brasiliana in via Plana a Milano il 20 luglio 2020, è stato condannato invece a 18 anni di reclusione dalla Corte d’Assise.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, Losso ha “infierito su una persona inerme, che non si è difesa, che non ha lottato”, come dimostra il fatto che “le sue unghie, anche piuttosto lunghe, erano intatte, in casa non vi è un solo oggetto rotto, il vicino di casa che stava facendo colazione non ha sentito nulla”. Il pm aveva quindi chiesto che venisse riconosciuta l’aggravante della “crudeltà, dimostrata dalle 147 lesioni sul corpo della vittima”. Inoltre, sempre secondo Cristillo, l’imputato avrebbe dovuto essere condannato anche per “crollo di costruzione“, perché, “provando a cancellare le tracce dell’omicidio ha aperto i fornelli di cucina per fare saltare in aria la scena del delitto, rendendo la casa satura di gas al 60 per cento”.
“L’imputato è effettivamente colpevole, come ha parzialmente ammesso, e non vi è dubbio che abbia ucciso Rabacchi“, sintetizzava il pm. Losso ha raccontato che la ragazza lo ricattava, chiedendogli soldi con la minaccia di divulgare alcune fotografie e filmati scottanti. Una versione che, però, non ha mai convinto gli inquirenti: “La sera prima l’imputato ha passato una notte da leoni, perché allora scrive a Rabacchi alle 5,30 del mattino? Per farsi rovinare la serata da una persona con cui non era in buoni rapporti?”. Stando alle ricostruzioni, il delitto è avvenuto dopo le 8,13 del mattino del 20 luglio. “Fino a quel momento il cellulare della vittima comunica con quello del killer, quindi lei a quell’ora è viva”. Dopo essersi allontanato dal suo appartamento, secondo la ricostruzione accusatoria, Losso torna indietro intorno alle 8.35 e uccide la ragazza.
Il difensore dell’imputato, David Montani, ha già annunciato che impugnerà la sentenza in appello, con l’obiettivo di far venire meno l’aggravante della crudeltà. Nelle scorse udienze, su richiesta di entrambe le parti, la Corte d’Assise aveva disposto una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere dell’ex bancario al momento del fatto. Losso – era stato l’esito – non era affetto da alcuna infermità mentale.