Scende dell’1,8% il Prodotto interno lordo tedesco nei primi 3 mesi del 2021 nel confronto con l’ultimo trimestre del 2020. La flessione rispetto al primo periodo del 2020 è del 3,4%. Il calo era atteso, considerate le chiusure imposte dal lockdown, più severe nella prima parte di quest’anno. Tuttavia la flessione è leggermente superiore rispetto alle alle attese degli analisti che stimavano un – 1,7% come peraltro era emerso dalle prime rilevazioni di fine aprile. L’istituto di statistica tedesco Destatis, evidenzia una flessione dei consumi del 5,4% solo in parte compensato da un incremento delle scorte (+ 1,6%) e dell’export (+ 1,8%). Piatti gli investimenti. L’istituto ha diffuso oggi anche il dato sui nuovi ordini nel settore delle costruzioni che segnala in maggio una decisa flessione del 12% rispetto ad aprile e del 2% su base annua. Nonostante dati non esaltanti la fiducia delle aziende tedesche misurata dall‘indice Ifo è salito, a maggio, a 102,9 rispetto a 99,2 di aprile, superando le attese degli analisti. Andamento che lascia presagire un forte rimbalzo della crescita economica nei prossimi trimestri.

Come prima economia dell’area euro l’andamento del Pil tedesco ha immediate ripercussioni sull’attività dei paesi del Vecchio Continente. A cominciare dal Nord Italia, le cui regioni sono strutturalmente inserite nella filiera produttiva tedesca. Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige hanno un interscambio commerciale con la Germania che supera i 260 miliardi di euro.

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