Fondi cifrati off-shore, tangenti ma anche redditi trasferiti in paradisi fiscali per pagare meno tasse. Sono finiti agli arresti due uomini accusati, tra le altre cose, di corruzione internazionale nell’operazione ‘Swift-Mycash’, che ha portato al sequestro di 15 milioni di euro. Gli interventi, cominciati all’alba di mercoledì 26 maggio, sono stati condotti dalla Guardia di Finanza di Milano, in collaborazioni con le forze dell’ordine svizzere e francesi. Sono nove i soggetti indagati per il reato di riciclaggio internazionale aggravato dalla finalità di corruzione fra privati, frode fiscale tramite fatture per transazioni inesistenti o più articolate operazioni create ad hoc per dirottare in paradisi fiscali redditi che altrimenti sarebbero dovuti essere tassati secondo le norme italiane.
I due arrestati sono un fiduciario svizzero e un consulente lombardo, accusati di riciclaggio di oltre 21 milioni di euro di capitali gestiti attraverso fondi cifrati off-shore, trasferiti attraverso diverse operazioni simulate tra alcune società veicolo statunitensi ed europee con conti correnti radicati tra Austria, Cipro, Inghilterra, Canada, Ungheria, Germania, Slovacchia, Bahamas e Isole Mauritius. Le fiamme gialle in una nota relativa all’operazione hanno spiegato che lo “schema criminale” realizzato dai professionisti arrestati “è risultato strumentale non solo a garantire un indebito risparmio di imposta a numerosi contribuenti nazionali”, ma anche a “creare fondi neri all’estero” per il “trasferimento delle somme sui conti svizzeri dei destinatari delle tangenti”. L’intervento di questa mattina è parte di una più vasta operazione internazionale svolta con l’aiuto della gendarmeria francese e della polizia cantonale del Ticino che, grazie ad appositi ordini europei di indagine, stanno eseguendo perquisizioni presso la sede di Lugano della fiduciaria che fa capo al principale indagato e presso l’abitazione del professionista svizzero arrestato per riciclaggio. Per quanto riguarda le forze dell’ordine francesi, le perquisizioni hanno interessato l’abitazione e l’ufficio del dirigente della multinazionale accusato di aver intascato tangenti per oltre 700.000 euro.
A coordinare il business illecito in Italia era un’azienda del capoluogo lombardo. La Guardia di Finanza ha comunicato di aver sequestrato “circa 12 milioni di euro” come profitto di “corruzione internazionale” e, in parte, dei “delitti tributari, nei confronti di una multinazionale milanese impegnata nel settore della fabbricazione e commercializzazione di valvole industriali”. Sotto sequestro anche 1 milione di euro ottenuti dal guadagno delle attività di riciclaggio transnazionale delle due persone arrestate nell’operazione. Il resto del denaro finito sotto il controllo della Guardia di Finanza proviene invece dal traffico di fatture finte.