Appello della rete "Voto sano da lontano" dopo lo stop dell'esecutivo: "Incomprensibile", si legge, "è come gli 'ostacoli insormontabili' siano stati da tempo superati nella maggior parte degli altri Paesi europei"
Gli studenti fuorisede non potranno votare alle regionali e alle amministrative di ottobre nelle città dove risiedono per studio, come prevede un disegno di legge all’esame della Commissione affari costituzionali. Ieri 25 maggio, in una riunione informale tra i membri della Commissione e rappresentanti del ministeri dell’Interno, guidati dal sottosegretario Ivan Scalfarotto, questi hanno detto che il Viminale ha dei problemi tecnici “insormontabili” per poter attuare questa legge anche se fosse approvata dal Parlamento. Uno spiraglio è stato aperto per le future elezioni politiche, europee e per i referendum. Oggi il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (M5s) ha illustrato all’organismo l’esito dell’incontro e ha detto che lo “spirito innovativo” riscontrato nei gruppi parlamentari per affrontare la questione “al momento non è registrabile nelle interlocuzioni col governo”.
La proposta di legge promossa dagli studenti e dai ricercatori calabresi del Collettivo Beppe Valarioti e scritta dai costituzionalisti Salvatore Curreri e Roberto Bin, prevede che i fuorisede votino nella Prefettura del Comune dove risiedono momentaneamente; le prefetture dovrebbero poi inviare le schede nella Regione e nei comuni dove ordinariamente abitano i fuorisede. Ebbene il Viminale ha fatto presente di avere problemi logistici a movimentare le schede dalle città in cui i fuorisede votano alla Regione o ai comuni di origine. Se il Parlamento avesse tentato di forzare la mano al ministero approvando la legge, avrebbe rischiato “di mandare a monte le elezioni” ha detto Scalfarotto. Il sottosegretario ha tuttavia aperto uno spiraglio per future elezioni politiche, europee e per i referendum: permettere ai fuorisede di votare nelle città dove risiedono momentaneamente, ma per quella circoscrizione e non per quella del comune di abitazione originaria. Ovviamente per il referendum la questione sarebbe ancora più semplice, visto che non ha circoscrizioni. Perplessità sono state tuttavia espresse su questa soluzione dai rappresentanti della Commissione, e Riccardo Magi ha insistito sulla necessità di spingere sul voto elettronico, magari non da casa ma dalle prefetture stesse.
Protestano le associazioni della rete “Voto sano da lontano”: l’ong The Good Lobby, Associazione Dottorandi e dottori di ricerca in Italia, Collettivo Valarioti, Comitato Io Voto Fuori Sede, Confederazione degli Studenti, FuoriDiME, PD Marcona 101 (MI), Tortuga, UDU – Unione degli Universitari, UniLab Svoltastudenti, Volt Calabria, Yezers, 6000 Sardine, insieme con le compagini calabresi di CGIL, Libera, Movimento Politico per l’Unità e Insieme per il Bene Comune. “Quel che suona incomprensibile”, scrivono in un appello, “è come gli ‘ostacoli insormontabili’ siano stati da tempo superati nella maggior parte degli altri Paesi europei, nei quali i cittadini fuori sede possono votare per posta, in un seggio presso il proprio domicilio o anche per delega. Le proposte di legge in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali già contenevano diverse soluzioni, anche di immediata applicazione, alcune delle quali sono presenti nel nostro ordinamento: ad oggi se un cittadino di Palermo studia a Parigi, può votare per corrispondenza; mentre, se studia a Milano, non ha lo stesso diritto“.
Per questo, scrivono, “la campagna Voto sano da lontano è nata sei mesi fa per destare l’attenzione sul pericolo che il quadro pandemico così incerto rappresenterà per l’esercizio sostanziale del suffragio, costringendo nei fatti i fuorisede a scegliere tra il diritto costituzionale al voto e quello, fondamentale, alla salute”. In questo modo gli studenti “vedranno la possibilità di esprimere il proprio voto fortemente compromessa” e “proprio nella tornata elettorale in cui si eleggeranno gli amministratori che dovranno gestire i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Per tutti questi motivi, “la Rete ha chiesto a tutte le forze parlamentari di agire subito”. La Rete “crede che la voce del Parlamento e dei cittadini non possa essere ignorata dal governo: la burocrazia non deve avere la precedenza sui diritti fondamentali dei cittadini. Sull’evidente conflitto in essere tra Istituzioni della nostra Repubblica parlamentare, la Rete dichiara il suo impegno a richiamare l’attenzione del Presidente della Repubblica, al quale aveva già esposto la propria istanza. La Rete, pur consapevole della sfida che il voto a distanza in autunno porrà alla macchina ministeriale e alle amministrazioni, auspica che l’energia positiva di tutte le cittadine e i cittadini che si battono per il proprio diritto di voto costituisca una spinta propulsiva alla tutela della nostra democrazia”.