Dalla strage di Marzabotto a quella di Cefalonia in Grecia, fino a Sant’Anna di Stazzema e Civitavella in Valdichiana. Se ognuno di questi massacri oggi ha dei colpevoli riconosciuti è anche grazie al lavoro di Marco De Paolis, il procuratore generale militare che nel corso degli anni ha istituito decine di inchieste sugli eccidi di SS e Wehrmacht (le forze armate della Germania) durante la ritirata tedesca dall’Italia. Ieri il magistrato militare ha ricevuto l’onorificenza dell’ordine al merito della Repubblica federale di Germania, uno dei maggiori riconoscimenti tedeschi. Nella sua carriera, De Paolis ha fatto condannare all’ergastolo 60 criminali di guerra nazisti per le stragi nei confronti di militari e civili italiani, anche se si tratta di sentenze mai eseguite.
Si tratta di “un riconoscimento che non mi sarei mai aspettato di ricevere”, ha detto il magistrato, secondo il quale questa può essere un’occasione di riscatto per l’istituzione alla quale appartiene, che per mezzo secolo non ha colpevolmente perseguito quei crimini. Durante la cerimonia di premiazione, emblematiche sono state le parole di Viktor Elbling, ambasciatore tedesco: “Qualcuno potrebbe chiedersi: ‘Come, la Germania premia il magistrato che ha condannato i militari tedeschi?’ – ha detto il diplomatico – Sì, perché dietro a questo evento c’è un uomo che si impegna per la giustizia da tanti anni, senza confonderla con il risentimento e con la vendetta”.
Ed è stato lo stesso Elbling a ricordare le tante inchieste svolte dal magistrato: 450 casi e 18 processi “per i più gravi crimini di guerra tedeschi compiuti in Italia”. Di questi però, come ammette lo stesso ambasciatore, nessuno ha scontato la pena in Germania né si è avuta l’estradizione in Italia, “e per me è comprensibile che ciò abbia causato dolore, delusione e rabbia. Per loro resa un senso di amarezza, di mancata giustizia”.
Infatti, i mandati di cattura che ha emesso lo stesso De Paolis sono stati lasciati cadere sempre nel vuoto per “molti ostacoli nei tribunali tedeschi”, come dice l’ambasciatore, e soprattutto per quello che – in un’intervista rilasciata 4 anni fa a ilfattoquotidiano.it – il magistrato definì “un problema politico“, anche europeo, perché dalla Germania e dall’Austria “si poteva e si doveva ottenere di più“.
“Diciamolo francamente – continua l’ambasciatore -: in questo periodo l’elaborazione della responsabilità criminale nazista non è stata un successo“. Con il suo lavoro De Paolis “ha contribuito in modo essenziale alla riconciliazione tra i nostri due Paesi“, continua Elbling citando Papa Giovanni XXIII quando diceva che “la verità e la giustizia, insieme all’amore e alla libertà, sono le condizioni essenziali della pace”.
De Paolis si è detto “felice e onorato, soprattutto come cittadino italiano e come magistrato militare: dedicando 20 anni a queste inchieste ho visitato oltre 50 città tedesche, svolto decine di rogatorie. E mi sono chiesto con che faccia rappresentavo un’istituzione che per 50 anni non aveva svolto la sua funzione“, ha aggiunto, facendo implicito riferimento all’insabbiamento dei fascicoli sulle stragi tedesche rinvenuti nell’Armadio della vergogna e al successivo ritardo con cui sono state avviate le indagini. “La magistratura militare ha la necessità di recuperare un onore perduto e spero che questo sia un momento di svolta per la nostra istituzione”.