I Centers for Disease Control and Prevention americani stanno esaminando i rapporti secondo cui un numero molto ridotto di adolescenti e giovani adulti, vaccinati contro il coronavirus, potrebbe aver avuto problemi cardiaci. Dal report della CDC (qui) si apprende che ci sono poche segnalazioni di miocardite fino ad oggi e che questi casi sembrano verificarsi prevalentemente negli adolescenti e nei giovani adulti, più spesso nei maschi che nelle femmine, più spesso dopo la dose 2 rispetto alla dose 1, e tipicamente entro 4 giorni dalla vaccinazione.
Secondo la ricostruzione del New York Times (qui), nella popolazione generale, circa 10-20 persone su 100mila ogni anno sviluppano miocardite, manifestando sintomi quali affaticamento e dolore toracico, aritmie e arresto cardiaco. Molti altri probabilmente hanno sintomi lievi e non vengono mai diagnosticati, secondo i ricercatori. Al momento, secondo i Cdc, il numero di casi di miocardite segnalati dopo la vaccinazione non sembra essere maggiore di quanto normalmente si vedrebbe nei giovani, ma i membri del gruppo per la sicurezza dei vaccini dell’agenzia “hanno ritenuto che le informazioni sulle segnalazioni di miocardite dovrebbero essere comunicati”. L’agenzia non ha specificato l’età dei pazienti coinvolti. Il vaccino Pfizer-BioNTech è stato autorizzato dai 16 anni in su da dicembre. All’inizio di questo mese, la Food and Drug Administration ha esteso tale autorizzazione ai bambini dai 12 ai 15 anni di età. Il 14 maggio, il CDC ha avvertito i medici del possibile legame tra miocardite e vaccini. Per comprendere cosa significhi questo report dei CDC ilfattoquotidiano.it ha intervistato Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”.
Direttore, il Nyt ha ripreso i dati diffusi da CDC su miocarditi riscontrate nei giovani dopo le vaccinazioni. Questo che può voler dire? L’ipotesi è che i giovani hanno un sistema immunitario più reattivo?
I ragazzi hanno una risposta immune più vivace a molti stimoli e alle infezioni, ma riguardo alla miocardite i numeri a cui si riferisce il CDC sono piccoli. Si tratta di adolescenti e giovani adulti, forse è una coincidenza o forse no. Aspettiamo di avere più dati.
I bambini non hanno praticamente alcun rischio da Covid-19, è corretto?
Sì, è proprio così. I bambini si infettano, ma di solito non si ammalano. Quindi rischiano davvero poco con Covid-19.
Per i vaccini Covid-19, i potenziali benefici sono chiari per anziani e vulnerabili. Non è così per i bambini. Se gli adulti sono tutti vaccinati, quali rischi ci sono se non si immunizzano i bambini da 6 mesi a 11 anni?
Iniziamo col dire che la nostra vera priorità adesso è finire di vaccinare sessantenni e cinquantenni, poi dovrà essere la volta dei quarantenni. Per arrivare a vaccinare tutti fino ai 18 anni, ammesso di riuscire a mantenere il ritmo attuale, ci vorranno quattro mesi, quindi c’è tempo per pensare ai bambini. Fra l’altro sulla fascia 6 mesi – 11 anni non ci sono studi, né autorizzazioni della Fda.
Alcuni effetti dei vaccini, per gli adulti, sono stati rilevabili solo dopo la fase di inoculazione di massa, come i rari casi di trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT). Questo varrebbe anche per i bambini? Si potrebbero vedere solo su grandi numeri effetti non ancora noti?
Per accorgersi di effetti rari o rarissimi bisogna aver trattato centinaia di migliaia o anche milioni di pazienti, per questo gli studi di fase tre non bastano. Serve seguire i pazienti dopo che il farmaco è in commercio, ed è quello che si sta facendo con i vaccini.
Sebbene la sindrome Long-Covid sia stata citata come motivo per vaccinare i bambini, ci sono pochi dati. In loro sembra meno comune e molto più breve. Inoltre nessuno degli studi sul vaccino ha analizzato questo aspetto. Che ne pensa?
Quello che ormai tutti chiamano Long Covid, le conseguenze a distanza del Covid, non colpisce i bambini quasi mai e quando succede – come emerge da uno studio inglese in bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni – si risolve tutto in 4-8 settimane senza lasciare strascichi rilevanti. Lo studio che ha preso in esame 300mila ragazzi seguiti nel corso di un anno, non è ancora stato pubblicato ma è disponibile in forma di pre-print (cioè in forma di bozza non ancora valutata da una rivista accademica).
La settimana scorsa in Gran Bretagna 40 ricercatori hanno scritto una lettera all’Mhra (agenzia del farmaco inglese) in merito alle vaccinazioni pediatriche. Si legge, in un passo della “open letter”, che nel recente passato “il vaccino per l’influenza suina Pandemrix, lanciato dopo la pandemia del 2010, ha provocato oltre mille casi di narcolessia, una lesione cerebrale, in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato. Anche Dengvaxia, un vaccino contro la dengue, è stato distribuito ai bambini prima dei risultati completi della sperimentazione, e 19 bambini sono morti di un possibile potenziamento anticorpo-dipendente (ADE) prima che il vaccino fosse ritirato. Che ne pensa?
È un problema di rischio-beneficio. Visto che il rischio di ammalarsi per i bambini è bassissimo, un rischio anche minimo di effetti indesiderati del vaccino non è giustificato. Gli esempi che ha citato, fra l’altro, dimostrano quanto siano sicuri i vaccini approvati per il Covid. A fronte di quasi 1,7 miliardi di dosi somministrate nel mondo, gli effetti negativi sono stati davvero pochi.
La vaccinazione dei bambini che hanno particolari patologie ridurrebbe il rischio a livello pediatrico di Covid-19?
Sì, si applica a bambini che hanno malattie dell’apparato respiratorio come la fibrosi cistica o patologie che richiedono terapie prolungate con farmaci che deprimono il sistema immunitario.
L’immunità acquisita naturalmente dà una protezione maggiore rispetto alla vaccinazione?
No, i dati a disposizione finora in letteratura non consentono di trarre una conclusione di questo tipo.
La vaccinazione di massa potrebbe aumentare le varianti in grado di aggirare i vaccini?
No, nulla di quello che conosciamo finora consente di avallare una ipotesi del genere.
I bambini non hanno bisogno della vaccinazione per sostenere l’immunità di gregge. Già due terzi della popolazione adulta nel Regno Unito ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Cosa ne pensa?
È possibile che i bambini che si infettano senza ammalarsi possano contribuire all’immunità di popolazione. Un lavoro pubblicato qualche tempo fa su Nature suggerisce che questo potrebbe succedere e che più in generale saranno proprio gli asintomatici a consentirci di arrivare alla fine della pandemia. Ma non abbiamo alcuna certezza.
I bambini non trasmettono Sars-CoV-2 così facilmente come gli adulti?
Un lavoro di ricercatori della Scozia, non ancora pubblicato ma disponibile in forma di pre-print, su 300mila adulti che vivevano o meno con bambini dimostra che avere uno o due bambini in casa diminuisce le probabilità di ammalarsi di Covid-19, e di contrarre forme severe; come se la protezione che i bambini hanno naturalmente nei confronti del virus potesse essere condivisa con chi vive con loro. È molto interessante, anche se è tutto il contrario di quello che si pensava. Si tratta di un argomento da approfondire, potrebbe mettere in discussione tante delle nostre semi-certezze. Questo lavoro però mette in evidenza, indipendentemente dall’interpretazione, due cose importanti. La prima che, come dicevamo, la contagiosità dei bambini è molto bassa. La seconda che la vita sociale di chi ha uno o due bambini in casa è inevitabilmente ridotta rispetto a chi non ne ha. Potrebbe essere semplicemente questa la ragione di quanto è stato osservato dai ricercatori scozzesi.
Scienza
Vaccino, Cdc studiano i problemi cardiaci riscontrati su un ristretto numero di giovani. Remuzzi: “Servono più dati”
Secondo i Cdc, il numero di casi di miocardite segnalati su adolescenti e giovani adulti dopo la vaccinazione non sembra essere maggiore di quanto normalmente si vedrebbe, ma i membri del gruppo per la sicurezza dei vaccini dell'agenzia "hanno ritenuto che le informazioni sulle segnalazioni di miocardite dovrebbero essere comunicati". Il direttore scientifico del Mario Negri: "Numeri piccoli, forse è una coincidenza o forse no"
I Centers for Disease Control and Prevention americani stanno esaminando i rapporti secondo cui un numero molto ridotto di adolescenti e giovani adulti, vaccinati contro il coronavirus, potrebbe aver avuto problemi cardiaci. Dal report della CDC (qui) si apprende che ci sono poche segnalazioni di miocardite fino ad oggi e che questi casi sembrano verificarsi prevalentemente negli adolescenti e nei giovani adulti, più spesso nei maschi che nelle femmine, più spesso dopo la dose 2 rispetto alla dose 1, e tipicamente entro 4 giorni dalla vaccinazione.
Secondo la ricostruzione del New York Times (qui), nella popolazione generale, circa 10-20 persone su 100mila ogni anno sviluppano miocardite, manifestando sintomi quali affaticamento e dolore toracico, aritmie e arresto cardiaco. Molti altri probabilmente hanno sintomi lievi e non vengono mai diagnosticati, secondo i ricercatori. Al momento, secondo i Cdc, il numero di casi di miocardite segnalati dopo la vaccinazione non sembra essere maggiore di quanto normalmente si vedrebbe nei giovani, ma i membri del gruppo per la sicurezza dei vaccini dell’agenzia “hanno ritenuto che le informazioni sulle segnalazioni di miocardite dovrebbero essere comunicati”. L’agenzia non ha specificato l’età dei pazienti coinvolti. Il vaccino Pfizer-BioNTech è stato autorizzato dai 16 anni in su da dicembre. All’inizio di questo mese, la Food and Drug Administration ha esteso tale autorizzazione ai bambini dai 12 ai 15 anni di età. Il 14 maggio, il CDC ha avvertito i medici del possibile legame tra miocardite e vaccini. Per comprendere cosa significhi questo report dei CDC ilfattoquotidiano.it ha intervistato Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”.
Direttore, il Nyt ha ripreso i dati diffusi da CDC su miocarditi riscontrate nei giovani dopo le vaccinazioni. Questo che può voler dire? L’ipotesi è che i giovani hanno un sistema immunitario più reattivo?
I ragazzi hanno una risposta immune più vivace a molti stimoli e alle infezioni, ma riguardo alla miocardite i numeri a cui si riferisce il CDC sono piccoli. Si tratta di adolescenti e giovani adulti, forse è una coincidenza o forse no. Aspettiamo di avere più dati.
I bambini non hanno praticamente alcun rischio da Covid-19, è corretto?
Sì, è proprio così. I bambini si infettano, ma di solito non si ammalano. Quindi rischiano davvero poco con Covid-19.
Per i vaccini Covid-19, i potenziali benefici sono chiari per anziani e vulnerabili. Non è così per i bambini. Se gli adulti sono tutti vaccinati, quali rischi ci sono se non si immunizzano i bambini da 6 mesi a 11 anni?
Iniziamo col dire che la nostra vera priorità adesso è finire di vaccinare sessantenni e cinquantenni, poi dovrà essere la volta dei quarantenni. Per arrivare a vaccinare tutti fino ai 18 anni, ammesso di riuscire a mantenere il ritmo attuale, ci vorranno quattro mesi, quindi c’è tempo per pensare ai bambini. Fra l’altro sulla fascia 6 mesi – 11 anni non ci sono studi, né autorizzazioni della Fda.
Alcuni effetti dei vaccini, per gli adulti, sono stati rilevabili solo dopo la fase di inoculazione di massa, come i rari casi di trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT). Questo varrebbe anche per i bambini? Si potrebbero vedere solo su grandi numeri effetti non ancora noti?
Per accorgersi di effetti rari o rarissimi bisogna aver trattato centinaia di migliaia o anche milioni di pazienti, per questo gli studi di fase tre non bastano. Serve seguire i pazienti dopo che il farmaco è in commercio, ed è quello che si sta facendo con i vaccini.
Sebbene la sindrome Long-Covid sia stata citata come motivo per vaccinare i bambini, ci sono pochi dati. In loro sembra meno comune e molto più breve. Inoltre nessuno degli studi sul vaccino ha analizzato questo aspetto. Che ne pensa?
Quello che ormai tutti chiamano Long Covid, le conseguenze a distanza del Covid, non colpisce i bambini quasi mai e quando succede – come emerge da uno studio inglese in bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni – si risolve tutto in 4-8 settimane senza lasciare strascichi rilevanti. Lo studio che ha preso in esame 300mila ragazzi seguiti nel corso di un anno, non è ancora stato pubblicato ma è disponibile in forma di pre-print (cioè in forma di bozza non ancora valutata da una rivista accademica).
La settimana scorsa in Gran Bretagna 40 ricercatori hanno scritto una lettera all’Mhra (agenzia del farmaco inglese) in merito alle vaccinazioni pediatriche. Si legge, in un passo della “open letter”, che nel recente passato “il vaccino per l’influenza suina Pandemrix, lanciato dopo la pandemia del 2010, ha provocato oltre mille casi di narcolessia, una lesione cerebrale, in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato. Anche Dengvaxia, un vaccino contro la dengue, è stato distribuito ai bambini prima dei risultati completi della sperimentazione, e 19 bambini sono morti di un possibile potenziamento anticorpo-dipendente (ADE) prima che il vaccino fosse ritirato. Che ne pensa?
È un problema di rischio-beneficio. Visto che il rischio di ammalarsi per i bambini è bassissimo, un rischio anche minimo di effetti indesiderati del vaccino non è giustificato. Gli esempi che ha citato, fra l’altro, dimostrano quanto siano sicuri i vaccini approvati per il Covid. A fronte di quasi 1,7 miliardi di dosi somministrate nel mondo, gli effetti negativi sono stati davvero pochi.
La vaccinazione dei bambini che hanno particolari patologie ridurrebbe il rischio a livello pediatrico di Covid-19?
Sì, si applica a bambini che hanno malattie dell’apparato respiratorio come la fibrosi cistica o patologie che richiedono terapie prolungate con farmaci che deprimono il sistema immunitario.
L’immunità acquisita naturalmente dà una protezione maggiore rispetto alla vaccinazione?
No, i dati a disposizione finora in letteratura non consentono di trarre una conclusione di questo tipo.
La vaccinazione di massa potrebbe aumentare le varianti in grado di aggirare i vaccini?
No, nulla di quello che conosciamo finora consente di avallare una ipotesi del genere.
I bambini non hanno bisogno della vaccinazione per sostenere l’immunità di gregge. Già due terzi della popolazione adulta nel Regno Unito ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Cosa ne pensa?
È possibile che i bambini che si infettano senza ammalarsi possano contribuire all’immunità di popolazione. Un lavoro pubblicato qualche tempo fa su Nature suggerisce che questo potrebbe succedere e che più in generale saranno proprio gli asintomatici a consentirci di arrivare alla fine della pandemia. Ma non abbiamo alcuna certezza.
I bambini non trasmettono Sars-CoV-2 così facilmente come gli adulti?
Un lavoro di ricercatori della Scozia, non ancora pubblicato ma disponibile in forma di pre-print, su 300mila adulti che vivevano o meno con bambini dimostra che avere uno o due bambini in casa diminuisce le probabilità di ammalarsi di Covid-19, e di contrarre forme severe; come se la protezione che i bambini hanno naturalmente nei confronti del virus potesse essere condivisa con chi vive con loro. È molto interessante, anche se è tutto il contrario di quello che si pensava. Si tratta di un argomento da approfondire, potrebbe mettere in discussione tante delle nostre semi-certezze. Questo lavoro però mette in evidenza, indipendentemente dall’interpretazione, due cose importanti. La prima che, come dicevamo, la contagiosità dei bambini è molto bassa. La seconda che la vita sociale di chi ha uno o due bambini in casa è inevitabilmente ridotta rispetto a chi non ne ha. Potrebbe essere semplicemente questa la ragione di quanto è stato osservato dai ricercatori scozzesi.
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Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - "Negli ultimi anni il trattamento" della rinosinusite cronica con poliposi nasale "è cambiato significativamente grazie alla ricerca che ha portato alla commercializzazione dei nuovi farmaci biologici che hanno la capacità di spegnere completamente l'infiammazione cronica associata alla malattia, portando a remissione una percentuale molto alta di pazienti che prima non riuscivamo a controllare adeguatamente. Sono farmaci che rappresentano una speranza per i pazienti perché possono portare a una normalizzazione della loro vita, nella malattia, nella maggior parte dei casi. Tezepelumab si aggiunge ai farmaci biologici già disponibili e, come evidenzia lo studio, si è dimostrato efficace nel ridurre la dimensione dei polipi, nel migliorare la sensibilità olfattiva in modo significativo e nel ridurre gli altri sintomi associati alla malattia". Così, all’Adnkronos Salute, Eugenio De Corso, membro della commissione Euforea per il trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale, commenta i risultati dello studio Waypoint, presentati a San Diego in occasione del congresso American Academy of Allergy Asthma & Immunology (Aaaai).
"La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una malattia cronica dovuta ad un'infiammazione persistente nella mucosa naso-sinusale che ne determina un remodelling con la caratteristica formazione dei polipi - spiega De Corso - Questa situazione porta il paziente a dei sintomi che sono molto invalidanti, quali l'ostruzione nasale, la perdita dell'olfatto, l'eccessiva produzione di muco e un senso di pesantezza. Tutto ciò porta a un impatto molto negativo sulla qualità della vita dei pazienti. Lo studio Waypoint dimostra la sicurezza e l'efficacia del tezepelumab nel trattamento dei pazienti affetti da poliposi naso-sinusale severa non controllata". Si tratta di "una molecola in grado di legare il Tslp, che è una citochina prodotta dall'epitelio naso-sinusale in grado di iniziare il processo infiammatorio cronico della mucosa e di renderlo cronico".
Inoltre il farmaco, "in questa particolare categoria di pazienti", specie in quelli "con forma severa - chiarisce l’esperto - si è dimostrato efficace nel ridurre per il 98% di loro la necessità di un nuovo intervento chirurgico e per l'88% di corticosteroidi sistemici. Infatti, i pazienti affetti da forme severe purtroppo, in passato, necessitavano di più interventi chirurgici e di più cicli di corticosteroidi sistemici. Invece, in questo studio, tezepelumab si è dimostrato efficace nel ridurre nella maggior parte dei pazienti la necessità di nuovi interventi e di nuovi cicli di corticosteroidi sistemici. Questi risultati sono molto importanti, soprattutto alla luce del il fatto che ripetuti cicli di corticosteroidi sistemici - conclude - si associano ad effetti collaterali a breve e a lungo termine”.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anticorpo monoclonale tezepelumab" è un "anti-Tslp che blocca le allarmine", citochine epiteliali. "Attualmente è disponibile per l’asma bronchiale, ma i recenti dati dello studio di fase 3 Waypoint mostrano l’efficacia del farmaco anche nella rinosinusite cronica con poliposi nasale". Sono "dati estremamente interessanti perché l’efficacia di tezepelumab è stata dimostrata su tutti i parametri studiati". Lo ha detto Giorgio Walter Canonica, professore e senior consultant Centro di medicina personalizzata Asma e allergie Humanitas university & Irccs Humanitas di Rozzano (Mi), in occasione dell’incontro con la stampa organizzato oggi a Milano da AstraZeneca, commentando i risultati dello studio Waypoint, presentati per la prima volta al Congresso Aaaai, American Academy of Allergy, Asthma and Immunology e pubblicati sul New England Journal of Medicine.
I dati dimostrano che tezepelumab, unico farmaco biologico anti-Tslp approvato in grado di agire a livello della barriera epiteliale, è in grado di ridurre in maniera significativa la severità dei polipi nasali, il bisogno di ricorrere a un intervento chirurgico e di assumere corticosteroidi sistemici per la poliposi nasale, rispetto al placebo. "Recentemente - chiarisce il professore - si è studiato che quando la barriera epiteliale, la parte più esterna della mucosa respiratoria, subisce un danno - provocato da un allergene, da un inquinante o da un virus - si innesca un meccanismo mediato da citochine, che prendono il nome di allarmine. Tra queste, il Tslp gioca un ruolo" nella "cascata della risposta immunologica di tipo infiammatorio che, nei pazienti con asma", per esempio, "può portare anche al rimodellamento delle vie aeree".
Un dato clinico importante, sul quale Canonica pone l’accento, riguarda la compresenza di poliposi nasale nel 42% dei soggetti con asma grave, come testimoniato dal registro italiano dell’asma grave. "Questo fa capire che il paziente va studiato bene e il consulto multidisciplinare - conclude - è la modalità corretta per trattare nel modo migliore i nostri pazienti: non si può ignorare la comorbidità".
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi), l’ex compagno e imprenditore milanese Davide Lacerenza e un collaboratore Davide Ariganello, arrestati lo scorso 4 marzo per i reati di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di sostanze si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti alla giudice per l’indagine preliminare Alessandra Di Fazio.
L’accusa è che l’imprenditore, gestore della Gintoneria e del privée La Malmaison, con il concorso della ex compagna e del collaboratore, oltre alla somministrazione di alimenti e bevande di pregio, "offrisse alla propria clientela droga e la possibilità - a dire degli inquirenti - di usufruire di prestazioni sessuali rese da escort, acquisendo da tali attività profitti illeciti, riciclati nel locale" di via Napo Torriani a Milano. Le indagini, coordinate dalla procura di Milano, sono partite dall’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette per l’approfondimento di ipotesi di riciclaggio.
Verona, 11 mar. - (Adnkronos) - “Il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, in questi anni ha fatto bene e ha fatto crescere il polo fieristico. Da parte nostra, anche se come Regione abbiamo solo il 5% delle quote della Fiera, lo sosteniamo e siamo per una sua riconferma alla presidenza”.
Lo ha detto oggi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, partecipando all’inaugurazione della quarta edizione di Letexpo (Logistics Eco Transport Trade Show) alla Fiera di Verona.
“Non solo sarò presente all’inaugurazione di Vinitaly ma anche al congresso della Lega a Firenze che raggiungerò già nel tardo pomeriggio”, lo ha confermato oggi il presidente della Regione Veneto. Il congresso federale della Lega è in programma il 5 e 6 aprile alla Fortezza da Basso a Firenze e ieri il segretario regionale veneto della Lega-Liga Veneta Alberto Stefani, che è anche vicesegretario federale di Salvini, ha presentato per il Veneto una mozione intitolata ‘Futuro è identità’ che è il primo documento ufficiale del prossimo congresso.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - "Io e mio marito abbiamo saputo la notizia oggi guardando il Tg1. Non abbiamo e non vogliamo dire niente". Così Rita Preda, insieme al marito Giuseppe, commentano le novità a 18 anni dal delitto della figlia Chiara, uccisa a Garlasco, per cui è stato condannato in via definitiva l'allora fidanzato Alberto Stasi. Oggi l'attenzione della Procura di Pavia torna a concentrarsi su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, nuovamente indagato dopo l'archiviazione decisa otto anni fa.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - "A nome del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera esprimo solidarietà a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, per le ignobili e vergognose offese che le sono state rivolte da Soloviev. Insulti gratuiti e intrisi di propaganda ideologica, diffusi attraverso la tv di Stato, che condanniamo fermamente”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Fratelli d'Italia resta stabile rispetto all'ultima rilevazione dello scorso 25 febbraio e si attesta al 30,5%, seguito dal Pd al 23 %, che cala dello 0,5%. È quanto emerge dall'ultimo sondaggio dell'Istituto Noto sondaggi per 'Porta a Porta' sulle intenzioni di voto degli italiani. Il Movimento 5 Stelle, invece, perde l'1% e va all'11,5%. Forza Italia all'8,5% guadagna mezzo punto (+0,5%) come la Lega che va al 9% (+0,5%).
Alleanza Verdi e Sinistra sale al 6 (+0,5%), come Azione al 3% (+0,5%). Italia viva resta al 2,5% mentre Più Europa al 2% guadagna lo 0,5%. Stabili Noi moderati al 2%.
In generale il centrodestra sale di un punto (+1%) e va al 50% mentre il centrosinistra ne guadagna mezzo e va al 31 % (+0,5%). Il 'campo largo' resterebbe al 48%. Gli astenuti-indecisi, infine, si attesterebbero al 45% (erano al 46,2% nella scorsa rilevazione).