Codice appalti, Travaglio ad Accordi&Disaccordi (Nove): “Altro che azzerare: il problema in Italia è l’assenza di controlli”
“Il codice degli appalti è una schifezza, ma il punto non è dire azzeriamolo e facciamo senza: bisognerebbe fare delle regole che funzionino“. Così Marco Travaglio, nel suo intervento settimanale ad ‘Accordi&Disaccordi’, il talk politico condotto da Luca Sommi e Andrea Scanzi in onda tutti i mercoledì alle 21.25 su Nove ha commentato un video in cui Matteo Salvini, presenziando alla Scuola di formazione della Lega proponeva “burocrazia zero, libertà dalla burocrazia, libertà dai vincoli, libertà dalle lungaggini, quindi azzeramento del codice degli appalti, un’Italia che cresce, che corre, che costruisce, che scava, che innova”. Parole arrivate qualche ora prima della tragedia del Mottarone, ma che ripropongono un cavallo di battaglia del centrodestra: l’eliminazione del codice degli appalti nonostante l’Italia sia uno dei Paesi con il più alto tasso di corruzione e di infiltrazioni mafiose tra le democrazie evolute. “Quando il codice degli appalti fu partorito dal governo dell’Innominabile (Matteo Renzi, ndr) furono scoperti 82 errori nello stesso provvedimento di legge quindi è una ciofeca totale – ha detto il direttore de Il Fatto Quotidiano – Io ricordo che lo stesso dibattito lunare si svolgeva sulla privatizzazione o no dei servizi pubblici quando crollò il ponte Morandi e improvvisamente si scoprì che forse era meglio il pubblico del privato vista la gestione che avevano fatto i cosiddetti ‘concessionari’. Adesso un altro tragico fatto di cronaca ci riporta un’altra volta sulla terra ferma: il caso della funivia del Mottarone dimostra che le stupidaggini che dice quel cazzaro (Salvini, ndr) – questo lo posso dire perché una sentenza mi autorizza a farlo – e cioè che l’Italia soffre di troppi controlli sono vere esattamente all’opposto: l’Italia soffre di mancanza di controlli. Infatti, come abbiamo scoperto, il ponte Morandi veniva controllato a distanza, nel senso che i controllori non andavano nemmeno sul posto a vedere e allo stesso identico modo si è scoperto che i controlli sulla funivia venivano fatti sulle carte. Cioè c’erano i controllati che si controllavano da soli, mandavano delle certificazioni, il ministero le guardava, diceva: ‘ah, hanno controllato’. Fine. Risultato? 14 morti“, ha concluso il giornalista.
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