Ho conosciuto Elvira circa cinque anni fa.
Quando l’ho incontrata la prima volta mi spiegò, coadiuvata dalla sua simpatica interprete, quanto fosse importante per lei che il nostro paese riconoscesse l’importanza della Lis.

Da allora più volte mi è capitato di incontrare in occasioni pubbliche e private delle persone sorde. Ricordo con emozione una delle mie chiacchierate in campagna elettorale presso la sede dell’ENS di Napoli, ho chiara la sensazione del silenzio, surreale per me e usuale per chi mi stava ascoltando, che mi circondava.

Ricordo precisamente i movimenti dell’interprete che avevo affianco, le espressioni di chi mi stava osservando. Ed il silenzio assordante che mi avvolgeva.

Da allora ho sempre pensato che le nostre battaglie dovessero essere anche incentrate sul riconoscimento dello Stato italiano dell’importanza della Lis.

Sapere che anche da noi questo oggi è diventato un diritto esigibile dalla comunità sorda mi riempie, in questi giorni pieni di amarezze e di preoccupazioni, il cuore di speranza.

Elvira, ne sono sicuro, è contenta e noi stiamo – insieme – facendo un piccolo passo verso una comunità più inclusiva. Evidentemente non è sufficiente ed altrettanto evidente è il fatto che la strada da percorrere per ridurre le insopportabili distanze tra le persone con disabilità e la nostra cosiddetta normalità è ancora tanta.

Quando però questo succede è una bella giornata, nel mio dialetto si dice: “è nu juorno bbuono”.
Speriamo di vederne tanti altri.

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