Il dg Arrigo Giana spiega alla commissione Mobilità che attrarre persone dal resto del Paese è difficile per "la vita un po' più dispendiosa" della metropoli. Già attiva una convenzione con l'Opera Cardinal Ferrari per stanze a prezzo calmierato, allo studio un prestito per le spese della licenza. I Cobas accusano la municipalizzata di ipocrisia: "I neo-assunti si licenziano perché non arrivano alla seconda settimana. A queste cifre è difficile sopravvivere in qualsiasi città"
L’offerta di lavoro non era mai stata così ricca: 434 assunzioni in un colpo solo, destinate a diventare 600 entro fine 2021, a fronte di una media intorno alle 150 l’anno. Merce rara in tempo di crisi occupazionale. Eppure la call to job che Atm – la società in house per il trasporto pubblico del Comune di Milano – ha aperto a fine febbraio per selezionare nuove professionalità (260 conducenti di superficie, 70 manutentori, 44 agenti di stazione, 35 ingegneri e 25 professionisti informatici) fatica in modo insolito ad attrarre candidature: se negli anni passati la procedura si esauriva in poche settimane, adesso, a distanza di mesi, i curriculum latitano. Il motivo? Arrigo Giana, il direttore generale, lo indica a colpo sicuro: trasferirsi in città costa troppo. “Il tema è sicuramente economico”, ha spiegato in audizione davanti alla commissione Mobilità di palazzo Marino. “Attrarre persone dal resto del Paese si scontra con il fatto che la vita a Milano è un po’ più dispendiosa, e quindi il livello retributivo che offriamo noi diventa meno appetibile”.
Già, perché oltre il 50% dei tranvieri milanesi non è affatto milanese: il bacino da cui la municipalizzata attinge forze fresche è storicamente il Sud Italia. Ma i prezzi medi degli alloggi nella metropoli – quasi 5mila euro al metro quadro per le case in vendita, 800 al mese per un monolocale, non meno di 500 per una stanza singola – mal si conciliano con lo stipendio d’entrata, che è di 1.100 euro netti per il part-time verticale (al 66%) previsto dal piano di assunzioni. L’ostacolo, racconta una fonte aziendale al fattoquotidiano.it, è stato posto sul tavolo da più d’un candidato durante i colloqui svolti finora. Non è nemmeno l’unico: ci sono i costi della patente D e della licenza di guida per il trasporto pubblico (che insieme arrivano attorno ai 5mila euro) e il sempreverde capro espiatorio del reddito di cittadinanza, anch’esso – secondo Atm – capace di scoraggiare i potenziali autisti dal mettersi in gioco. “Il nostro trattamento non è così basso, ma riscontriamo una certa differenza tra il mercato privato e il nostro, differenza giustificata da un sistema di welfare e sicurezza totalmente diverso”, sintetizza Giana.
Ed è proprio una forma sui generis di welfare aziendale il rimedio pensato dall’azienda, che ha in programma di accordarsi con residenze universitarie e cooperative sociali per fornire ai neo-assunti sistemazioni a costo calmierato, “in attesa – specifica il dg – di trovare con più calma una sistemazione conveniente”. La prima convenzione, con l’Opera Cardinal Ferrari – una celebre struttura per studenti e lavoratori a basso reddito nel quartiere Morivione – è attiva da qualche settimana e offre la possibilità di alloggiare in una stanza singola a 300 euro al mese. Per ovviare allo sforzo economico necessario per ottenere la licenza – un vero investimento per parecchie famiglie – è invece allo studio un sistema di prestiti e l’inaugurazione di un’accademia di guida interna. Ma i sindacati non ci stanno e accusano la società tranviaria di ipocrisia. “Basta menzogne demagogiche. Lavoro duro e bassi salari, ecco la sola e unica causa”, è il titolo di un comunicato dei Cobas, che ricordano come un conducente di superficie venga “assunto al parametro più basso della scala retributiva” e guadagni appunto 1.100 euro al mese, “nonostante la riconosciuta gravità del lavoro, la professionalità, le pesanti responsabilità personali, il lavoro domenicale, festivo e notturno.
“Nel nostro ambiente – prosegue il sindacato di base – persino le ferie non sono un diritto, ma una concessione del direttore di turno. Con queste cifre sfidiamo Giana a sopravvivere in qualsiasi città, figuriamoci nella città più cara d’Italia. Non è da oggi che Atm fatica a trovare conducenti – sostengono – anzi, da qualche anno aumentano i neo-assunti che si licenziano proprio perché non riescono ad arrivare alla seconda settimana del mese. C’è chi per farlo si sobbarca ore e ore di straordinario mettendo a rischio la propria salute e la sicurezza di tutti”. Sulla stessa linea la co-portavoce dei Verdi e presidente di Europa Verde Elena Grandi: “Il vero motivo per cui è difficile trovare autisti sta nel fatto che l’offerta economica e normativa di Atm per l’assunzione è quella di un contratto a termine con part-time verticale, il che vuol dire lavorare quasi esclusivamente venerdì, sabato e domenica”, attacca. “Molto meglio fare l’autista nel settore merci, dove invece dei 1.100 euro mensili di ATM, in un’azienda di trasporto merci – che di norma ha sede nell’hinterland, dove gli affitti e il caro vita sono minori – il salario è di circa 1.700 euro“.