La requisitoria si è conclusa mercoledì pomeriggio. Chiesti 28 anni di carcere per l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi e principale imputato. Secondo l'accusa, dal Comune alla Regione passando per la Provincia e la Città Metropolitana decidevano tutto gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (già condannato in appello con l’abbreviato). Sono loro che, per i pm, hanno trasformato Reggio Calabria in un “enorme laboratorio criminale”
La “testa pensante” della ‘ndrangheta deve essere condannata a 28 anni di carcere. È questa la richiesta invocata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo nei confronti dell’avvocato Paolo Romeo, l’ex parlamentare del Psdi e principale imputato del maxi-processo Gotha. La requisitoria si è conclusa mercoledì pomeriggio quando in aula bunker la Dda ha chiesto complessivamente 251 anni di reclusione: 19 condanne e 11 assoluzioni al termine del rito ordinario che si sta celebrando davanti al Tribunale presieduto dal giudice Silvia Capone. Alla sbarra c’è il “direttorio” della ‘ndrangheta, la “componente riservata” delle cosche che puntava ad alterare “l’equilibrio degli organi costituzionali”.
Dal Comune alla Regione passando per la Provincia e la Città Metropolitana decidevano tutto gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (già condannato in appello con l’abbreviato), “soggetti ‘cerniera’ che interagiscono tra l’ambito ‘visibile’ e quello ‘occulto’ dell’organizzazione criminale”. Sono loro che, per i pm, hanno trasformato Reggio Calabria in un “enorme laboratorio criminale”. Quello che è emerso dal processo, infatti, è un “sistema di potere ambiguo” che, stando ai collaboratori di giustizia sentiti durante il processo, è caratterizzato da “promiscuità tra ‘ndrangheta e ambienti istituzionali. I pm hanno ricostruito “una lunga stagione di sistematica penetrazione del tessuto politico-amministrativo locale, regionale, nazionale e sovrannazionale”.
Proprio per questo ieri è stata chiesta la condanna a 20 anni di carcere anche per l’ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi e per l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra. Si tratta di due politici che, per la Dda, erano “funzionali allo scopo” del “grande burattinaio” Paolo Romeo. Così come lo era l’ex sindaco di Reggio e governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che è indagato per reato connesso ma non imputato in questo processo.
Il processo ha di fatto ricostruito la stagione “scopellitiana” in riva allo Stretto iniziata nel 2002 quando la ‘ndrangheta ha subito una trasformazione “da interlocutore dell’istituzione a istituzione vera e propria”. Sono queste le parole utilizzate dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che, assieme ai pm Stefano Musolino, Sara Amerio, Walter Ignazitto e Giulia Pantano, nelle ultime 13 udienze ha tirato le somme di un processo che adesso rischia di dover riscrivere gli ultimi 20 anni della città dello Stretto dove alla ‘ndrangheta è stato consentito “di divenire padrona assoluta di tutte le dinamiche pubbliche”.
“Si è trattato di un gioco delle parti – ha spiegato il procuratore Bombardieri – andato in scena grazie anche a una diffusa ipocrisia sociale. Un palcoscenico di cui molti sapevano e di cui la maggior parte faceva finta di non sapere. Se la cattiva politica scende a patti con la ‘ndrangheta gli effetti non potranno essere quelli che si sono visti: una città povera, un’economia senza sviluppo, una delle pressioni fiscali più elevate in Italia, una gioventù in fuga, disillusa, frustrata e depressa”.
Ecco perché “Gotha” è “un processo importante perché fornisce spiegazioni a vicende che potevano apparire poco chiare e misteriose. Questo processo alla ‘ndrangheta più pericolosa, più pervasiva che si insinua nelle istituzioni per confondersi con essa. È un processo dovuto all’intera comunità che oggi più che mai ha sete di sapere che cosa è successo a Reggio in quegli anni. Non c’è più spazio per questa gente che si vuole appropriare del futuro di questa città e, del futuro di nostri figli. Non ci può essere un futuro per una comunità governata con logiche criminali”.
Ritornando alla requisitoria, ieri la Dda ha chiesto la condanna a 16 anni di carcere anche per l’avvocato Antonio Marra e per l’ex dirigente comunale ai Lavori pubblici Marcello Cammera. Quest’ultimo è stato definito “un soggetto che dal 2002 agevola gli interessi delle imprese mafiose, gli interessi di Paolo Romeo e gli interessi di imprenditori interdetti per mafia”. È stata chiesta la condanna a 7 anni di carcere, infine, pure per l’ex presidente della Provincia Giuseppe Raffa.