Per l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “presenta alcuni passi avanti verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, ma contiene anche numerose criticità“. Criticità “che richiedono interventi urgenti e significativi per essere superate”, perché così com’è stato presentato a Bruxelles le scorse settimane, il pianonon è molto confortante” dal punto di vista del contributo al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile approvati dalle Nazioni Unite. Anzi per quattro di essi, “di primaria importanza” – si tratta di partecipazione alla scuola d’infanzia, efficienza delle reti idriche, disuguaglianza del reddito disponibile e offerta del trasporto pubblico – “l’Italia si sta allontanando dagli obiettivi dell’Agenda 2030″.

Alla presentazione del rapporto “Il Pnrr e l’Agenda 2030”, un documento elaborato da circa 800 esperti che hanno classificato e valutato il Piano del governo Draghi in relazione ai target definiti dall’Onu nel 2015, erano presenti anche il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini, che dell’Asvis è stato fondatore e portavoce fino alla chiamata di Draghi, Mara Carfagna, ministra per il Sud e la coesione territoriale, e Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili.

Le criticità – Il rapporto analizza e classifica gli interventi, le riforme e gli stanziamenti contenuti nelle missioni del Piano secondo i 169 Target dello Sviluppo Sostenibile, per evidenziare gli interventi problematici e quelli più coerenti con gli obiettivi dell’Agenda. I gruppi di lavoro dell’Alleanza hanno poi fatto una sintesi con valutazioni complessive sulle azioni del Piano rispetto a ogni obiettivo. Il lavoro è accompagnato dall’aggiornamento dell’analisi sulla distanza dell’Italia da alcuni obiettivi quantitativi riferiti ai diversi Goal: sono stati considerati 28 obiettivi quantitativi associati ai Target dell’Agenda, permettendo di vedere quali investimenti del Piano avranno un potenziale impatto. Questo servirà anche per valutare il potenziale impatto che la crisi da Covid-19 avrà avuto sulla capacità dell’Italia di avviare politiche che puntino alla sostenibilità.

Non mancano le “criticità”: innanzitutto “Nel Pnrr sono assenti i riferimenti agli Sdgs, gli obiettivi dell’Agenda 2030″, che secondo l’Asvis “dovrebbero costituire un quadro di riferimento privilegiato per garantire che le azioni a breve termine siano motivate da obiettivi a lungo termine“. E per riuscirci, è necessario che gli obiettivi “siano inclusi nella fase di implementazione per ciascun Ministero, Regione, Ente locale”.

Nel merito le criticità rilevate dall’Alleanza partono dalla “mancanza di molti dettagli degli interventi, non ancora resi pubblici”, assieme a quella di “elementi per la trasformazione del sistema produttivo in linea col Green Deal europeo”, o quella di iniziative per garantire la “partecipazione permanente della società civile” rispetto alle decisioni politiche. “Inoltre – si legge – le valutazioni macroeconomiche al 2026 sono formulate senza specificare in che modo e a quali condizioni gli investimenti e le riforme previste potranno garantire risultati duraturi nel tempo. E infine va sottolineato che nonostante le premesse, il Piano non invertirà il trend negativo per molti target dell’Agenda 2030 come il degrado degli ecosistemi e il consumo del suolo”. Se per alcuni obiettivi come le coltivazioni biologiche, il tasso di riciclaggio o la mortalità da malattie non trasmissibili “gli andamenti sono concordi col raggiungimento del Target”, “per ben 14 emerge chiaramente che gli obiettivi fissati non saranno raggiunti“, si legge nel rapporto.

I dubbi sulle modalità di realizzazione – Inoltre, l’Alleanza definisce “certamente positivo” il fatto che le missioni individuate dal Pnrr siano state focalizzate per utilizzare meglio le risorse così come il “maggiore sforzo per cogliere la trasversalità dei tre temi: giovani, sud e parità di genere, ben sapendo che poi molto dipenderà dallo svolgimento dei progetti e delle riforme“. “Ma adesso – continua l’analisi dell’Asvis – “bisognerà vedere come saranno realizzate“. E in particolare, in materia di semplificazione delle procedure per gli investimenti nel settore delle costruzioni, “è assolutamente indispensabile che avvengano nel più totale rispetto delle norme di tutela ambientale e dei diritti e della salute dei lavoratori”.

Infine, gli esperti definiscono “più leggibile” la “Governance multilivello” del piano con la cabina di regia a Palazzo Chigi, il coordinamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e il coinvolgimento dei ministeri, delle Regioni e delle città”.

Il problema della trasparenza – Pierluigi Stefanini, il presidente di Asvis, durante la conferenza online di presentazione del rapporto ha auspicato “che la pubblica amministrazione assuma con maggiore efficacia valutazioni di impatto ambientale sociale e di governance così come fanno ormai tante grandi imprese”. Inoltre, lo stesso Stefanini invita a “introdurre maggiori requisiti legali di rendicontazione Esg (Environmental, social and corporate governance)” per la pubblica amministrazione. Un elemento “per dare trasparenza e permettere a tutti di leggere le azioni che lo Stato sviluppa e per fare in modo che le istituzioni pubbliche incentivino e invitino anche i soggetti privati a muoversi nella stessa direzione, e a fare in modo che ci possa essere una ulteriore capacità di coordinamento a livello nazionale“. Il presidente dell’Asvis invita quindi a “rafforzare il ruolo che svolgerà la Conferenza nazionale dello sviluppo sostenibile” per accelerare la transizione.

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