Parte con un piccolo inciampo l’avventura in Unicredit del pagatissimo “CR7 dei banchieri”, Andrea Orcel. Gli investitori erano rimasti stupiti già lo scorso 21 maggio. Contraddicendo quanto affermato solo poche settimane prima Unicredit aveva annunciato che non avrebbe pagato la cedola sui bond subordinati ibridi “cashes”. Tecnicamente nulla di eccezionale. La banca ha la facoltà di far saltare i pagamenti se si verificano determinate condizioni, tra cui la chiusura di un bilancio in rosso, cosa accaduta nel 2020. Quello che ha disorientato i mercati è stato però il repentino cambio di rotta della banca che ha portato qualcuno a temere che la decisione potrebbe preludere ad altre mosse analoghe su altri titoli. Tant’è che il valore dei bond ibridi della banca è precipitato sui mercati, scendendo sotto i 50 centesimi di euro, 10 centesimi in meno in poche ore.
Un portavoce del gruppo ha confermato la decisione della banca di non dare seguito al pagamento aggiungendo anche che non è stato dato nessun mandato in tal senso. Adesso sorge però un altro problema. Secondo quanto evidenziato dall’agenzia Bloomberg alcune cedole sono state invece pagate. La catena che porta i soldi da Unicredit ai conti correnti dei possessori dei bond è lunga e coinvolge diversi soggetti. Materialmente l’errore è stato fatto da Euroclear, società di servizi finanziari che è specializzata anche nel ricevere soldi da stati e società e poi provvedere ad accreditarli sui conti degli aventi diritto. Di fronte ai mercati Unicredit ha però una sorta di responsabilità oggettiva, in relazione a tutta la vicenda un qualche danno di reputazione c’è.
I bond cashes sono prodotti finanziari molto più simili alle azioni che alle obbligazioni tradizionali, tanto da essere anche convertibili. Significa che, se la banca ha necessità di rafforzare il suo capitale può trasformare i titoli da obbligazioni (quindi debiti) in azioni (quindi nuovo capitale). Scadenza al 2050, i bond cashes furono emessi nel 2009 dall’allora a.d. Alessandro Profumo, per un ammontare complessivo di 2,8 miliardi di euro nell’ambito di un più ampio rafforzamento patrimoniale della banca.
Ieri Unicredit ha comunque collocato con successo un “bond senior preferred benchmark callable” a 6 e 11 anni in dollari per un totale di 2 miliardi di dollari. Titoli obbligazionari più tradizionali che possono però essere richiamati (callable) dalla banca ossia rimborsati prima della scadenza. Alta la domanda con ordini totali superiori a 8 miliardi di euro. Il 70% dei titoli è stato comprato da investitori statunitensi