Accordo trovato anche con le Regioni, che in mattinata avevano lamentato la "visione centralista" del governo. Il subappaltatore dovrà garantire gli stessi standard qualitativi, un trattamento economico non inferiore e l'applicazione dello stesso Contratto nazionale previsto nel contratto di appalto. Nella nuova bozza salta il massimo ribasso e si prevede che le deroghe al Codice appalti siano prorogate solo fino al 2023. C'è la clausola che impone a chi si aggiudica gli appalti l'assunzione di un 30% di giovani e donne
Saltano le assunzioni di 350 tecnici per l’attuazione delle disposizioni sulla governance del Recovery plan. Nella bozza definitiva del decreto Semplificazioni approvata venerdì sera dal Consiglio dei ministri non c’è la norma, prevista nella bozza precedente, sul reclutamento di 350 unità di personale non dirigenziale a tempo determinato (e altri 300 avrebbero potuto essere reclutati in seguito attingendo alla graduatoria). Sui subappalti è stata invece individuata una soluzione di compromesso per dare un segnale a Bruxelles – che ci ha messi in mora per l’applicazione di “limiti ingiustificati” al subappalto – senza scontentare Cgil, Cisl e Uil e le frange di maggioranza che temevano ricadute negative sulla qualità delle opere e del lavoro: la soglia sarà alzata dal 40 al 50%, ma dall’1 novembre 2021 “viene rimosso ogni limite quantitativo”. Tuttavia, il subappaltatore inoltre dovrà garantire gli stessi standard qualitativi, un trattamento economico non inferiore e l’applicazione dello stesso Contratto nazionale previsto nel contratto di appalto. Le stazioni appaltanti indicheranno le prestazioni o lavori da eseguire a cura dell’aggiudicatario anche in ragione “dell’esigenza, tenuto conto della natura o della complessità delle prestazioni o delle lavorazioni da effettuare, di rafforzare il controllo delle attività di cantiere e più in generale dei luoghi di lavoro e di garantire una più intensa tutela delle condizioni di lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori ovvero di prevenire il rischio di infiltrazioni criminali“.
Soddisfatto Maurizio Landini, che parla di “positivo risultato” perché “sono state riconosciute anche ai lavoratori del subappalto uguali condizioni normative e salariali dei lavoratori delle imprese aggiudicatrici e a stesso lavoro stesso contratto, tutele per gli appalti ad alta intensità di manodopera, responsabilità in solido estesa al subappaltatore e norme per la legalità e contro il lavoro irregolare”. Accordo trovato anche con le Regioni, che in mattinata avevano lamentato la “visione centralista” del governo: il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha fatto sapere che “l’interlocuzione con il governo ha permesso di superare molte criticità fino a trovare strade condivise”. Il decreto sarà quindi varato in serata: il cdm è iniziato poco dopo le 18. Intanto da Bruxelles è arrivata la notizia che tutti gli Stati membri hanno dato il via libera al finanziamento del Next Generation Eu per cui, fa sapere la presidente Ursula von der Leyen, la Commissione “è pronta ad andare sui mercati per raccogliere i fondi che renderanno l’Ue più verde, digitale e resiliente”. I primi anticipi dovrebbero dunque arrivare ai Paesi – almeno ai primi che hanno presentato i Piani di ripresa – durante l’estate.
Salta il criterio del massimo ribasso – Quanto agli altri punti contestati, già giovedì dopo l’incontro con i sindacati Palazzo Chigi aveva deciso di eliminare la possibilità di aggiudicare le gare al massimo ribasso. Una marcia indietro rispetto alle bozze del decreto, in cui non solo si prorogava il ricorso all’appalto integrato – consentito già dal decreto Sblocca cantieri del governo Conte 1 e poi dal decreto Semplificazioni del Conte 2 – ma si consentiva anche l’assegnazione a chi avesse offerto il prezzo più basso.
Il subappalto sale al 50% con paletti – Per quanto riguarda i subappalti, Chigi ha ricordato che “la normativa europea ha di fatto liberalizzato quest’area, facendo cadere i limiti imposti nell’ordinamento italiano. C’è la necessità quindi di tenere insieme il rispetto del diritto Ue che prevede il superamento dei limiti al subappalto con la massima tutela del lavoro e della legalità”. Il punto di caduta finale ricalca le richiesta di Cgil, Cisl e Uil: la soglia sale al 50% ma “il subappaltatore, per le prestazioni affidate in subappalto, deve garantire gli stessi standard qualitativi e prestazionali previsti nel contratto di appalto e riconoscere ai lavoratori un trattamento economico e normativo non inferiore a quello che avrebbe garantito il contraente principale, inclusa l’applicazione dei medesimi contratti collettivi nazionali di lavoro, qualora le attività oggetto di subappalto coincidano con quelle caratterizzanti l’oggetto dell’appalto ovvero riguardino le lavorazioni relative alle categorie prevalenti e siano incluse nell’oggetto sociale del contraente principale”. Inoltre la stazione appaltante indicherà quali lavori vanno eseguiti direttamente e non subappaltati, a meno che i subappaltatori non siano iscritti nelle white list delle prefetture o nell’anagrafe antimafia.
Deroghe al Codice appalti fino al 2023 – Le nuove bozze prevedono poi che le deroghe al Codice appalti introdotte dal Semplificazioni siano prorogate non fino al 2026 – anno in cui dovranno essere completate le opere del Recovery – ma solo fino al 2023. Riducendo così, almeno temporalmente, la discrezionalità legata alla possibilità di aggiudicare i lavori con affidamento diretto invece che passando per una gara. In più aumenta la soglia sotto la quale si possono affidare direttamente servizi e forniture: non più 75mila euro come per i lavori, ma 139mila. E ancora: con la procedura negoziata senza bando previa consultazione di solo cinque operatori economici si potranno affidare servizi dai 139mila euro a 1 milione e lavori da 150mila euro a 1 milione (oggi la soglia è 350mila euro). Consultando 10 operatori sarà possibile usare lo stesso metodo per assegnare lavori fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni di euro, mentre dall’anno scorso il tetto è di 1 milione.
C’è la clausola di condizionalità sulle assunzioni di giovani e donne – Entra nel testo la “clausola di condizionalità” sulle assunzioni di giovani e donne chiesta dal Pd: nei bandi di gara, avvisi e appalti pubblici relativi al Pnrr “è requisito necessario dell’offerta l’assunzione dell’obbligo ad assicurare una quota pari almeno al 30 per cento, delle assunzioni all’occupazione giovanile e femminile”.
Chigi ha fatto sapere anche che il governo intende ridurre le stazioni appaltanti a un numero molto più basso, migliorando la qualità del processo di investimento. Nelle bozze in circolazione non c’è nulla sulla riduzione. Si dispone però che Consip “mette a disposizione delle pubbliche amministrazioni specifici contratti, accordi quadro e servizi di supporto tecnico. Per le medesime finalità, Consip S.p.A. realizza un programma di informazione, formazione e tutoraggio nella gestione delle specifiche procedure di acquisto e di progettualità per l’evoluzione del Sistema Nazionale di e-Procurement ed il rafforzamento della capacità amministrativa e tecnica delle pubbliche amministrazioni”.