L’attesa è stata lunga, ne valeva la pena. La semifinale tra Armani Exchange Milano e Barcellona ha mantenuto tutte le sue promesse: tra coppe e campionati era la partita numero 89 per i ragazzi di Ettore Messina, 81 per quelli di Sarunas Jasikevicius, tornato al Barcellona da allenatore per riportare in Catalogna quell’Eurolega che aveva già vinto da giocatore con gli stessi colori. I blaugrana si guadagnano la finale al termine di una sfida (84-82 il risultato) destinata a rimanere nella storia delle Final Four di Eurolega, per qualità, tensione emotiva e sforzo fisico.
A UN PASSO DALLA FINALE – Per Milano il cammino si ferma a un passo dalla partita più ambita d’Europa, ma non toglie assolutamente nulla né al percorso fatto, né alla splendida faccia messa in mostra alla Lanxess Arena di Colonia. Coach Messina lo aveva detto: “Godiamoci il fatto di non essere favoriti, godiamoci questi giorni e prendiamoli come un punto di partenza. Da qui in avanti l’importante sarà competere ogni anno per provare ad arrivare fino in fondo, non aspettare molti anni tra una Final Four e l’altra”. Ora il compito di Milano è rituffarsi nella corsa allo scudetto (onorando prima la finale per il terzo posto in programma domenica alle 17.30), e iniziare già a programmare la prossima stagione europea per rimanere in quel gotha continentale tanto faticosamente rincorso e finalmente ritrovato a pieno titolo.
LA PARTITA – Nei primi 20’ il punteggio è altissimo: la difesa catalana si dimostra subito all’altezza della propria fama, costringendo Milano a possessi spesso al limite dei 24 secondi e con linee di passaggio tutt’altro che comode. Nonostante questo, le trame del “professor” Vlado Micov e un Kevin Punter subito in palla nell’uno contro uno (procurandosi 5 tiri liberi nel primo quarto) non permettono al Barcellona di scappare, nonostante gli uomini di Jasikevicius abbiano toccato anche il +11 (ma sarà 51-42 all’intervallo).
L’ILLUSIONE – Il terzo quarto milanese, invece, è un capolavoro: la difesa tiene che è una bellezza, sui cambi, sui temuti lunghi vicino a canestro, mentre in attacco Punter si carica la squadra sulle spalle segnando 11 dei suoi punti ispirando un parziale di 15-2 per il massimo vantaggio biancorosso: 67-59 a 2’14 alla fine del terzo periodo. Sono Nikola Mirotic e Nick Calathes a rimettere nuovamente a contatto i blaugrana, e la partita diventa una estenuante battaglia su ogni pallone: si moltiplicano gli errori così come i tuffi e le “botte” da una parte e dall’altra, esattamente il tipo di intensità che ci si aspettava di vedere sul campo di Colonia. Ne è vittima il regista del Barça Nick Calathes, che deve abbandonare il campo con 3’22 sul cronometro e lasciando il campo al 18enne gioiellino argentino Leandro Bolmaro, destinato a un futuro in Nba.
LA DECIDE HIGGINS – Punter continua a indossare il ruolo di leader, ed è sua la tripla che a 1’45 dalla fine mette ancora la gara in totale equilibrio (82-82). Mirotic e Punter si prendono le loro responsabilità, ma la mira li abbandona: l’americano di Milano potrebbe avere l’ultima parola ma la sua tripla non va. Il tiro di Higgins, invece, brucia la retina con 8 decimi sul cronometro facendo impazzire la panchina blaugrana e disperare quella biancorossa. Dopo il time-out, Punter tenta l’impossibile ma non trova il canestro che avrebbe portato Milano in finale, il Barça festeggia e sospira dopo la grande paura.
L’ALTRA FINALISTA – L’Anadolu Efes Istanbul di coach Ergin Ataman (ex Siena e Fortitudo Bologna) ha dominato per tre quarti sul CSKA Mosca di Daniel Hackett (69-48 massimo vantaggio, nel terzo quarto), prima di spaventarsi fino all’ultimo possesso grazie al grande rientro della formazione russa, che alla classe di Micic ha riposto con la straordinaria energia dell’ala Usa Clyburn e dello stesso Hackett in versione trascinatore. Nel finale, sul -2, la tripla forzatissima di Hilliard non ha permesso al CSKA di completare la rimonta, finale 89-86 per l’Efes. Domenica, alle 20.30, si giocherà la partita che varrà il titolo.