Il consiglio regionale della Sardegna ha approvato martedì 25 maggio il disegno di legge 107, per il “rilancio delle attività di impulso, coordinamento ed attuazione degli interventi della Giunta regionale e di riorganizzazione della Presidenza della Regione”. In realtà un vasto movimento di opinione, che è andato anche in piazza, ha dimostrato che il risultato del dl 107 è l’aumento spropositato di nomine di carattere arbitrario da parte del Presidente della Giunta.

Mentre a Sardara i protagonisti del potere sardo, quello vero, oscuro, banchettavano anche se in zona arancione (ancora non sappiamo perché) in consiglio regionale si è lavorato per 60 giorni per fare passare un disegno di legge che crea, nuove di zecca, circa 60 poltrone di nomina politica. Costo complessivo superiore ai 6 milioni di euro, anche se con qualche gioco delle tre carte lo si vuole far scendere a circa la metà.

A fronte di uffici che si svuotano si moltiplicano le gerarchie, e si creano nuove strutture. Le procedure rimangono identiche, le leggi che sovraintendono alla organizzazione lo stesso, la formazione continua è una meteora sconosciuta, la riforma della dirigenza è argomento di qualche webinar, se va bene. Nel frattempo cosa ci dobbiamo aspettare? Approvato il disegno di legge n. 107, avanti con il 101! Non è la carica, bensì il ritorno massivo dei consigli di amministrazione e dei presidenti in tutti gli enti, istituti e agenzie del sistema regione!

Il titolo è “Norme di semplificazione, razionalizzazione e distinzione delle funzioni di direzione politica e direzione amministrativa nell’ordinamento degli enti, agenzie, istituti e aziende della Regione e di altri enti pubblici e di diritto pubblico operanti nell’ambito regionale”. La direzione politica, in Regione Sardegna, è della Giunta, i cui componenti dirigono gli enti. Ora hanno anche un super-staff! Invece che 5/6 esperti/consulenti/capi di gabinetto/segretari particolari/addetti stampa e chi più ne ha più ne metta, ne potranno avere 12/13. Ma non basta!

Per esercitare le “funzioni di direzione politica” è bene che ogni ente, agenzia e istituto della Regione Sardegna abbia un presidente ed un consiglio di amministrazione. Ebbene sì, siamo tornati ai cari, vecchi CdA. Per tutti, proprio per tutti. L’Isre (Istituto Superiore regionale etnografico) ha attualmente 18 dipendenti ed avrà un CdA di 5 componenti, compreso il presidente. Alla faccia delle “funzioni di direzione politica”, ogni consiglio di amministrazione dovrà approvare il bilancio, conferire gli incarichi di servizio, e assegnare le risorse umane, finanziarie e strumentali al direttore generale. Cosa vuole dire? Che i dirigenti saranno scelti direttamente dal consiglio di amministrazione, e che se il direttore fa da cattivo potrà rimanere senza segretaria e senza sedia, e non solo in senso figurato. Gli potranno proprio togliere l’ufficio.

Ci sono poi diverse chicche, come i direttori generali delle agenzie agricole che “avranno un contratto di diritto privato” e quindi, presumibilmente, saranno esterni rispetto al comparto dei dirigenti. In generale, si abbandona ogni intento riformatore serio e profondo delle Agenzie, enti e istituti regionali, che sprofonderanno ancora di più nell’ingovernabilità di ordini contraddittori e poco chiari.

I costi? Il disegno di legge tace, mancano dati e tabelle e documenti fondamentali. Si sa che i componenti del CdA dovrebbero guadagnare 50.000 euro all’anno circa, ed il presidente il doppio. Una vergogna!

Sardi, ci siete? Battiamo un colpo?

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