È il marzo 2016. Una dipendente comunale di Lodi presenta un esposto alla Guardia di Finanza: dice di aver subito pressioni indebite per confezionare un bando su misura. La beneficiaria, racconta, è la partecipata Sporting Lodi, a cui il sindaco voleva affidare la gestione di due piscine scoperte. Inizia così la vicenda giudiziaria di Simone Uggetti, 47 anni, ex primo cittadino Pd arrestato e sospeso dalla carica il successivo 3 maggio, indagato per turbativa d’asta. E assolto, più di cinque anni dopo, dalla Corte d’Appello di Milano perché il fatto non sussiste, dopo una condanna a 10 mesi di carcere (e a risarcire le casse comunali) inflitta in primo grado con rito abbreviato. Alla lettura del dispositivo Uggetti è scoppiato a piangere: “La fine di un incubo, non lo auguro al mio peggior nemico”. A scusarsi per aver cavalcato il caso mediatico è arrivato persino Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e ai tempi capo carismatico di un Movimento 5 Stelle ben più “garibaldino” dell’attuale: raccogliendo il plauso del suo nuovo leader, l’ex premier Giuseppe Conte, che parla di “gogna mediatica” capace di “imbarbarire lo scontro politico”. Ma quali sono i contorni esatti dell’indagine lodigiana, finita con due pronunce di segno opposto nel giro di pochi anni?

Caterina Uggè, la funzionaria che denunciò l’ex sindaco, era la responsabile del settore Sport, Turismo e Promozione del Comune. Il bando che avrebbe dovuto compilare riguardava la gestione per sei anni di due piscine scoperte, gli impianti Belgiardini e Concardi, dagli incassi stimati tra i 300 e i 400mila euro l’anno, per un totale di oltre due milioni nell’intero periodo. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Isabella Ciriaco riportava che la dipendente aveva “subito una decisa ingerenza del Sindaco (…) il quale, sin dal primo incontro avuto (…) aveva imposto alcuni elementi e percentuali di assegnazione dei punteggi agli offerenti della gara, che andavano a minare il necessario equilibrio che un bando deve avere secondo le imposizioni della legge”. Dopo aver protestato, la Uggè era stata assegnata a un altro incarico e la pratica affidata a un collega più “fedele” all’amministrazione, seppur privo di deleghe allo Sport. Le indagini accertavano che Uggetti e l’avvocato Cristiano Marini, consigliere della Sporting Lodi (anch’egli arrestato nel 2016, condannato in primo grado e assolto il 25 maggio scorso), si erano incontrati diverse volte anche in locali del Comune, scambiandosi mail e documenti e collaborando alla stesura del bando: i due, scriveva il gip, gestivano “la cosa pubblica con modalità illecite, commettendo reati contro la pubblica amministrazione” e “proseguendo imperterriti l’attuazione di un programma criminoso anche quanto era stata denunciata pubblicamente la collusione tra gli indagati”.

Dalle conversazioni intercettate, inoltre, emergeva il tentativo di far sparire le tracce informatiche dell’iter dell’appalto, aggiudicato il 2 aprile proprio alla Sporting Lodi al canone di 7.500 euro l’anno: Uggetti e Marini, preoccupati di essere sottoposti a indagine, avevano chiesto e ottenuto da un tecnico del Comune di formattare i rispettivi pc. “Lo sai, ti buttan lì un’accusa di turbativa d’asta o qualcosa del genere…”, avvertiva il legale. “Diventa una menata, anche solo a livello di immagine… ti possono comunque creare casini grossi… a te, ma anche a me professionalmente, quindi…”. E il sindaco: “Facciamo le cose che possiamo fare, che è formattare il pc… tanto hai un po’ di tempo per farlo eh.. non c’è ancora l’aggiudicazione”. Proponendosi di trovare “qualcuno che te lo faccia (…) a spese mie eh!”. Uggetti, concludeva il gip, “ha tradito l’alta funzione e incarico attribuitogli dai cittadini, gestendo la cosa pubblica in maniera del tutto arbitraria e prepotente, violando non solo le normative di settore ma, prima ancora, il mandato politico di tutela, perseguimento ed attuazione del primario bene collettivo e pubblico”.

Con queste accuse Uggetti passa in carcere 10 giorni. Poi gli vengono concessi i domiciliari, visto che nel frattempo decide di rispondere alle domande dei pm. Le agenzie dell’epoca parlano di una procura “soddisfatta” dalle risposte dell’ex primo cittadino. Il gip gli concede gli arresti casalinghi alla luce della collaborazione. L’esponente del Pd conferma la ricostruzione dell’accusa ma sottolinea: “L’ho fatto per il bene della città, non per interesse. Sono stato catapultato in questa vicenda”. Poi si dimette, e nell’ultimo consiglio comunale chiede scusa alla città. L’altro ieri, dopo l’assoluzione, ha dichiarato: “Non mi aspettavo, devo essere sincero, di essere assolto. Perche’ avevo paura dei turbamenti che in queste settimane e in questi mesi ci sono all’interno del sistema giudiziario”.

È anche per questo che il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, non ci sta a passare da persecutore. E la sera stessa della pronuncia ha specificato che l’assoluzione in Appello è “il risultato della normale dinamica processuale e non la conferma di un ipotetico errore: il diritto non è matematica e si caratterizza per le possibili diverse valutazioni di un medesimo fatto storico, soprattutto se lo si rapporta a ipotesi di reato per natura complesse come quella vagliata nel caso in questione. L’ufficio che rappresento – ha spiegato – ha sostenuto una tesi che ha convinto il giudice per le indagini preliminari che ha emesso a suo tempo la sentenza di primo grado e il sostituto procuratore generale che all’udienza del processo di appello ha chiesto la conferma della condanna: evidentemente si trattava di una tesi non proprio campata per aria, anche se alla fine non condivisa dai giudici del processo di Appello, con una decisione che, ovviamente, merita il massimo rispetto. Mi pare un po’ presto – conclude – per parlare di assoluzione tranchant, visto che non abbiamo ancora la disponibilità della motivazione“.

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