“Erano gli ‘eroi’ del Moby Prince, quelli della strage ferroviaria di Viareggio e del sisma nel Mugello. Oggi i vigili del fuoco dei distaccamenti di Massa Carrara e Grosseto devono portarsi il cibo da casa o acquistarlo di tasca propria, quelli di Firenze hanno buoni pasto cartacei difficilmente spendibili, quelli di Lucca pasti di scarsissima qualità e quantità, mentre all’aeroporto di Pisa sono costretti a mangiare un piatto di pasta in bianco. Il tutto, nonostante il contratto da 6 milioni di euro, pagato con soldi pubblici, che la Direzione dei Vigili del Fuoco Toscana ha stipulato con l’azienda di ristorazione vincitrice della gara d’appalto, la Fabbro Food S.p.A“. La denuncia arriva dall’Usb, l’Unione Sindacale di Base dei vigili del fuoco della regione Toscana, nella persona di Claudio Mariotti.
Raggiunto al telefono da ilFattoQuotidiano.it, il sindacalista spiega la situazione dal suo punto di vista. “Al momento, il costo di un pasto per ogni vigile del fuoco è di poco più di 9 euro. Da contratto, l’azienda dovrebbe rispettare degli standard qualitativi precisi: la rotazione stagionale delle pietanze, 3 tipi di primi ogni giorno, menù etnici, sistemi per verificare i pasti maggiormente graditi ecc ecc. In realtà, come si vede dalle foto, i vigili sono costretti a mangiare un piatto di farfalle al pomodoro come primo e una fetta di limone per secondo. Com’è evidente, se quanto promesso per ogni pasto non viene mantenuto, significa che l’azienda spenderà molto meno di quei 9 euro per offrire il servizio per il quale è pagata, un contratto che arriva a costare allo Stato 6 milioni di euro in tre anni“.
“Il tutto – continua Mariotti – senza contare che con questo contratto, stipulato il 29 aprile ed entrato in vigore il 1 maggio, per i distaccamenti viene sostanzialmente esclusa la possibilità di provvedere personalmente alla spesa e cucinare in proprio, con i conseguenti licenziamenti del personale di cucina. In alternativa, a loro vengono dati dei buoni pasto del valore di 7 euro che non possono essere utilizzati facilmente perché funzionano con un rimborso che viene liquidato a distanza di diversi giorni”.
Di fronte alla questione, la domanda che si pone Mariotti è: “Perché il ministero dell’Interno paga un contratto che ha stipulato lui stesso per un certo livello qualitativo ma poi sa benissimo che questo standard non verrà rispettato? Perché non fa niente per andare contro questa politica? Perché non verifica? Noi sappiamo che ora la Direzione regionale toscana sta facendo quanto deve, con controlli e segnalazioni e quanto rientra nelle sue capacità, ma qui è la volontà politica che fa la differenza. La direzione ha un contratto che è costretta a stipulare, rispetto al quale non si può ribellare perché lo fa su un capitolato che è nazionale. E da contratto, le sanzioni nei confronti dell’azienda sono di 250 euro, niente rispetto al guadagno”.
Raggiunta al telefono nella persona del suo amministratore delegato, Massimo Ferrario, la Fabbro Food SpA non ha negato la presenza di alcune “problematiche, tipiche di quando c’è un cambio appalto che coinvolge tante caserme”. Problematiche che “stanno rientrando a distanza di tre settimane dall’inizio del servizio”. Interrogato in merito alla spinosa questione del prezzo per “un piatto di farfalle e una fetta di limone”, Ferrario ha negato, dicendo che “non è assolutamente così. Anche perché quei 9 euro fanno riferimento a una base d’asta, chiusa poi a 7,52. Inoltre bisogna tener conto che i numeri vanno letti in rapporto alle caserme e al personale di servizio, non alle derrate. Ci sono dei distaccamenti molto piccoli a cui vanno anche 5 o 6 pasti giornalieri dove appunto l’incidenza non è tanto il pasto in sé quanto il costo del servizio”.
“Non le nascondo che ci sono stati dei problemi – conferma Ferrario – ma stiamo arrivando, credo questa settimana, a risolverli tutti completamente. Proprio questa mattina (mercoledì 25 maggio, ndr) ho dialogato con la Direzione regionale e stiamo intervenendo per superare le problematiche che rimangono. Non voglio minimizzare ma capisco che sono sorte delle preoccupazioni per i dipendenti che avevano paura di perdere il posto di lavoro ma non sarà assolutamente così. Può esserci stato qualche disservizio, contando anche qualche difficoltà in più legata al Covid, ma solo chi non lavora non sbaglia”.