Tra rabbia e orgoglio il giorno dopo. La rabbia per aver sfiorato la qualificazione alla finale di Eurolega, l’orgoglio per aver messo sotto a lungo un Barcellona che ha chiuso la stagione regolare al primo posto e che nei due precedenti aveva nettamente dominato l’Armani Exchange Milano. Coach Ettore Messina si presenta alla stampa naturalmente non felice, perché avrebbe preferito un altro epilogo, ma certamente contento di ciò che la sua squadra ha fatto vedere. “Ho passato il tempo con mio figlio come Nanni Moretti: meglio perdere di poco giocandosela fino all’ultimo secondo o perdere di molto arrabbiandosi meno, ma dimostrando di essere ancora lontanissimi dal titolo? La soddisfazione più grossa è aver fatto vedere che a questo livello ci stiamo benissimo, che la nostra non è stata una stagione casuale on Eurolega”.
Il finale: Kevin Punter che gioca una partita straordinaria e sbaglia il tiro che vi avrebbe mandati in finale, poi la magia di Higgins. A mente fredda, come rivede quei momenti?
Abbiamo rivisto il tiro di Punter: un gran tiro, con una esecuzione di squadra altissimo livello. Non possiamo rimproverarci niente. Mi tengo invece la rimonta nel terzo quarto, non solo di nervi ma anche di tecnica, con un Vlado Micov bravissimo sia in attacco che in difesa su Mirotic. Alla fine Higgins ha inventato un canestro bellissimo, ma anche lì noi ci eravamo riposizionati perfettamente in difesa. Un rammarico? Un paio di possessi scadenti negli ultimi minuti.
Qual è il bilancio europeo, anche se formalmente manca ancora la finale per il 3° posto contro i vecchi amici del CSKA Mosca (che Messina ha allenato per 6 stagioni, con 2 titoli in Eurolega)?
Non posso che dare un volto altissimo, 8: alla squadra, al percorso, al club. Ora ci metteremo al lavoro per dare seguito a tutto questo e continuare a crescere, e non possiamo farlo solo a livello di mercato, dobbiamo continuare a migliorare con il lavoro quotidiano.
La scorsa stagione avete operato sul mercato cercando soprattutto grande esperienza, ma sono stati due giocatori alla prima Final Four (Shavon Shields e Kevin Punter) a dare le risposte più interessanti: si riparte da loro?
Si può costruire su di loro. Abbiamo un buon nucleo sotto contratto e siamo fiduciosi di continuare a lavorare bene. Alla fine del campionato parleremo anche di contratti. L’anno scorso a causa del lockdown abbiamo iniziato molto presto a lavorare, con la stagione in corso non abbiamo fatto grandi discorsi.
La vostra stagione in Eurolega può, o deve, stimolare una crescita globale di tutto il basket italiano?
Onestamente non sono interessato a quello che si pone il movimento. Saremo sempre un paese di guelfi e ghibellini. Se qualcuno vuole prendere spunto da come noi facciamo le cose mi fa piacere, ma se formalmente rappresentavamo un movimento, di fatto rappresentavamo solo noi stessi.
A proposito di Italia, si riprende con playoff italiani: mercoledì gara-3 con Venezia, gara-4 eventuale giovedì…
Non so come saremo, dopo questa due giorni. Sarà fondamentale la sapienza dei nostri ‘vecchi’, che potranno aiutarci a ritrovare ritmo ed energia. La ripartenza, dopo un’esperienza così intensa, è la parte più difficile. Ho enorme fiducia nella voglia e nella serietà di questi ragazzi di vincere il titolo, spero che avremo la freschezza e le energie per farlo.
Ecco, ma questo calendario era davvero inevitabile? Siete stati gli unici a presentarvi a Colonia con una serie di playoff in corso.
Il nostro general manager Christos Stavropoulos aveva sottoposto alla Legabasket la proposta di ridurre il format dei playoff (tutte le serie al meglio delle 5 partite) o addirittura di fare un primo turno al meglio delle tre, contro i nostri stessi interessi, per agevolare il riposo di tutti. L’assemblea ha ritenuto che non fosse il caso, quindi giochiamo e basta.
Sarà una stagione da 90 e più partite, e si va sempre più verso competizioni e calendari terribilmente esigenti. Quanto inciderà nelle vostre prossime valutazioni?
Il tema della lunghezza della stagione ci impone di essere attenti con la stanchezza dei giocatori, che potrebbe aumentare se l’Italia andrà ai Giochi e se altri come Rodriguez decideranno di parteciparvi con la propria nazionale. Abbiamo bisogno di una squadra profonda, gli infortuni sono dietro l’angolo e speriamo di lasciarci presto alle spalle il Covid.
E tatticamente?
Le due semifinali di Eurolega sono ‘girate’ grazie a quintetti ‘piccoli’. L’obiettivo tattico per il futuro è migliorare nell’uso dei cambi e nell’attacco ai cambi, non c’è dubbio, perché la pallacanestro va lì.