È diventato un caso diplomatico, ma la miniera di Turów, a pochi chilometri dal confine tra Polonia, Germania e Repubblica Ceca, nel cosiddetto triangolo nero, è anche un banco di prova per Varsavia. Nei giorni scorsi la Corte di giustizia Ue ha stabilito che la Polonia, tra i primi produttori di carbone in Unione europea, debba cessare immediatamente l’attività di estrazione di lignite nella miniera che da anni è al centro di un contenzioso con Praga. Ma il governo polacco non sembra intenzionato ad accettare di buon grado. Il vice primo ministro Jacek Sasin ha spiegato che la chiusura della miniera “potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la società e per la sicurezza energetica del Paese”, mentre il premier Mateusz Morawiecki ha annunciato che inizierà il negoziato con la Repubblica Ceca, ma che saranno presentati “altri argomenti perché la Corte di giustizia Ue possa cambiare la propria decisione”. E, prima di partire alla volta di Bruxelles per incontrare il premier ceco, ha tenuto a sottolineare che il caso è stato sollevato a una manciata di mesi dalle elezioni politiche che si terranno a ottobre in Repubblica Ceca. Ma la verità è che quella della miniera di Turów è una vecchia storia, che rischia di esplodere nel momento meno opportuno per la Polonia.
QUELLA FETTA DEL FONDO PER LA GIUSTA TRANSIZIONE – Perché Varsavia è riuscita ad avere la fetta più grossa del fondo per la giusta transizione (2 miliardi di euro), stabilendo più di un paletto. A cominciare dalla data dello stop alle miniere: secondo l’accordo firmato recentemente dal governo polacco e dai sindacati dei lavoratori minerari l’ultima miniera dovrà chiudere entro il 2049, data che fa a pugni con gli obiettivi climatici 2021. Ma tant’è. Alla fine Morawiecki ha portato a casa ciò che voleva, puntando i piedi e sostenendo che Polonia “ancora troppo dipendente dal carbone” avrebbe dovuto essere sostenuta nella sua complessa transizione. D’altronde, nel suo discorso di insediamento, a dicembre 2017, il premier aveva detto che non intendeva abbandonare il carbone “alla base della nostra energia”.
LA MINIERA DELLA DISCORDIA – Varsavia ha così continuato per anni ad annunciare l’apertura di nuove miniere e l’aumento di potenza per le sue centrali. Ne è un esempio la miniera di Turów, che funziona da oltre un secolo e dagli anni Sessanta alimenta anche l’adiacente centrale di produzione di energia. Centrale e miniera si trovano a Bogatynia, nella Bassa Slesia plasmata dal carbone, ai piedi della catena montuosa dei Sudeti. In pratica, in mezzo alle case. Ma questo non ha mai fermato l’attività, attraverso cui annualmente si estraggono 7,5 milioni di tonnellate di lignite. Di più ha potuto l’interesse di Praga. Perché la miniera si trova anche al confine con Germania e Repubblica Ceca e negli anni ha prosciugato le falde idriche di Frýdlant, una cittadina ceca che vive di turismo e di allevamento, arrecando danni a 30mila persone. Ormai in estate servono le autobotti. Qui i comuni hanno lottato insieme contro il gruppo energetico statale polacco PGE e ne è nato un contenzioso.
IL CONTENZIOSO – La concessione mineraria scadeva nel 2020, ma l’azienda (che nella vicina centrale progetta una nuova unità da 496 MW) aveva chiesto una proroga fino al 2044. Nel 2020, poi, la Polonia ha prorogato di sei anni il permesso di estrazione di lignite, senza alcuna valutazione di impatto ambientale. Il ministro degli Esteri ceco Tomáš Petříček ha chiesto invano dei chiarimenti, prima di rivolgersi alla Commissione Ue che, a sua volta, ha sostenuto la posizione di Praga. Per Bruxelles la Polonia sta violando la direttiva Ue sulla valutazione dell’impatto ambientale, che richiede la consultazione transfrontaliera. Falliti i negoziati che si sono svolti a Varsavia, a febbraio l’ultima mossa della Repubblica ceca, che ha fatto ricorso alla Corte di giustizia Ue, chiedendo di sospendere le attività da subito. Per la prima volta nella storia dell’Ue, uno Stato ha fatto causa a un altro per ragioni ambientali, portandolo davanti alla Corte di giustizia Ue. La vicepresidente della Corte Ue, Rosario Silva de Lapuerta, ha accolto la richiesta di Praga fino alla sentenza nella causa generale.
IL BANCO DI PROVA – Ma non si tratta di una faccenda tra Varsavia e Praga. Il 3 maggio scorso la stessa Commissione Ue ha dichiarato che il caso della miniera di Turów può portare all’esclusione della Bassa Slesia dal ‘Just Transition Fund’ (7,5 miliardi dal quadro finanziario pluriennale, più altri 10 miliardi derivanti dallo strumento europeo per la ripresa) approvato pochi giorni fa, in via definitiva, dal Parlamento Ue. La Polonia ritiene che la chiusura della miniera possa avere un devastante impatto sociale nella regione. E certamente quello dell’occupazione è un tema, se i lavoratori hanno protestato contro la decisione della Corte di Giustizia Ue. Il vice primo ministro Jacek Sasin ha ricordato che la centrale elettrica produce il 5% dell’energia elettrica necessaria per la Polonia e fornisce la corrente per le case di 3,7 milioni dei suoi connazionali e che “la chiusura provocherebbe la perdita del lavoro per i 3.500 lavoratori del complesso energetico”. Ma Varsavia è alle strette.
IL PIANO DELLA POLONIA – Alla Polonia l’Ue chiede di fare una scelta, forse ancora più chiara rispetto ai contenuti messi nero su bianco nel piano presentato nei mesi scorsi. Un programma che prevede la graduale chiusura di 13 miniere tra il 2021 e il 2049 per arrivare già dopo il 2043 a non essere più dipendenti da carbone e lignite, oggi fonte di più del 70% del fabbisogno energetico nazionale (ma anche causa di circa 50mila morti premature ogni anno). Un piano fatto di luci e ombre e nel quale si prevede di produrre il 20-25% del fabbisogno con almeno 6 nuovi siti nucleare, un altro 30% con impianti a gas naturale e il resto con l’eolico e il fotovoltaico, che stanno già crescendo rapidamente. Qualcosa è già accaduto, come l’abbandono del progetto della nuova centrale a carbone Ostrołęka C, che avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2024 e che pure era stata al centro della campagna elettorale del partito PiS di estrema destra, oggi al potere. Sarebbe stata più grande della centrale di Bełchatów, la più grande d’Europa, ma ancora più insostenibile economicamente, a maggior ragione pensando alle eventuali cause risarcitorie per danni ambientali. La miniera di Turów non sfugge dalla logica. La Polonia dovrà capire (e in fretta) se le costerà la fetta di fondi che è riuscita a farsi destinare.
Ambiente & Veleni
La Polonia si gioca la faccia (e i soldi dell’Ue) nella miniera di carbone di Turów: la Corte di giustizia impone la chiusura, Varsavia resiste
Il sito di estrazione da anni è al centro di un contenzioso con la Repubblica Ceca, che confina con la zona interessata. Ma il governo polacco non sembra intenzionato ad accettare di buon grado la decisione dell'Europa. Il rischio è di perdere una grossa parte dei 2 miliardi di euro arrivati dal fondo per la giusta transizione. Una battaglia legale che rischia di fare la storia
È diventato un caso diplomatico, ma la miniera di Turów, a pochi chilometri dal confine tra Polonia, Germania e Repubblica Ceca, nel cosiddetto triangolo nero, è anche un banco di prova per Varsavia. Nei giorni scorsi la Corte di giustizia Ue ha stabilito che la Polonia, tra i primi produttori di carbone in Unione europea, debba cessare immediatamente l’attività di estrazione di lignite nella miniera che da anni è al centro di un contenzioso con Praga. Ma il governo polacco non sembra intenzionato ad accettare di buon grado. Il vice primo ministro Jacek Sasin ha spiegato che la chiusura della miniera “potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la società e per la sicurezza energetica del Paese”, mentre il premier Mateusz Morawiecki ha annunciato che inizierà il negoziato con la Repubblica Ceca, ma che saranno presentati “altri argomenti perché la Corte di giustizia Ue possa cambiare la propria decisione”. E, prima di partire alla volta di Bruxelles per incontrare il premier ceco, ha tenuto a sottolineare che il caso è stato sollevato a una manciata di mesi dalle elezioni politiche che si terranno a ottobre in Repubblica Ceca. Ma la verità è che quella della miniera di Turów è una vecchia storia, che rischia di esplodere nel momento meno opportuno per la Polonia.
QUELLA FETTA DEL FONDO PER LA GIUSTA TRANSIZIONE – Perché Varsavia è riuscita ad avere la fetta più grossa del fondo per la giusta transizione (2 miliardi di euro), stabilendo più di un paletto. A cominciare dalla data dello stop alle miniere: secondo l’accordo firmato recentemente dal governo polacco e dai sindacati dei lavoratori minerari l’ultima miniera dovrà chiudere entro il 2049, data che fa a pugni con gli obiettivi climatici 2021. Ma tant’è. Alla fine Morawiecki ha portato a casa ciò che voleva, puntando i piedi e sostenendo che Polonia “ancora troppo dipendente dal carbone” avrebbe dovuto essere sostenuta nella sua complessa transizione. D’altronde, nel suo discorso di insediamento, a dicembre 2017, il premier aveva detto che non intendeva abbandonare il carbone “alla base della nostra energia”.
LA MINIERA DELLA DISCORDIA – Varsavia ha così continuato per anni ad annunciare l’apertura di nuove miniere e l’aumento di potenza per le sue centrali. Ne è un esempio la miniera di Turów, che funziona da oltre un secolo e dagli anni Sessanta alimenta anche l’adiacente centrale di produzione di energia. Centrale e miniera si trovano a Bogatynia, nella Bassa Slesia plasmata dal carbone, ai piedi della catena montuosa dei Sudeti. In pratica, in mezzo alle case. Ma questo non ha mai fermato l’attività, attraverso cui annualmente si estraggono 7,5 milioni di tonnellate di lignite. Di più ha potuto l’interesse di Praga. Perché la miniera si trova anche al confine con Germania e Repubblica Ceca e negli anni ha prosciugato le falde idriche di Frýdlant, una cittadina ceca che vive di turismo e di allevamento, arrecando danni a 30mila persone. Ormai in estate servono le autobotti. Qui i comuni hanno lottato insieme contro il gruppo energetico statale polacco PGE e ne è nato un contenzioso.
IL CONTENZIOSO – La concessione mineraria scadeva nel 2020, ma l’azienda (che nella vicina centrale progetta una nuova unità da 496 MW) aveva chiesto una proroga fino al 2044. Nel 2020, poi, la Polonia ha prorogato di sei anni il permesso di estrazione di lignite, senza alcuna valutazione di impatto ambientale. Il ministro degli Esteri ceco Tomáš Petříček ha chiesto invano dei chiarimenti, prima di rivolgersi alla Commissione Ue che, a sua volta, ha sostenuto la posizione di Praga. Per Bruxelles la Polonia sta violando la direttiva Ue sulla valutazione dell’impatto ambientale, che richiede la consultazione transfrontaliera. Falliti i negoziati che si sono svolti a Varsavia, a febbraio l’ultima mossa della Repubblica ceca, che ha fatto ricorso alla Corte di giustizia Ue, chiedendo di sospendere le attività da subito. Per la prima volta nella storia dell’Ue, uno Stato ha fatto causa a un altro per ragioni ambientali, portandolo davanti alla Corte di giustizia Ue. La vicepresidente della Corte Ue, Rosario Silva de Lapuerta, ha accolto la richiesta di Praga fino alla sentenza nella causa generale.
IL BANCO DI PROVA – Ma non si tratta di una faccenda tra Varsavia e Praga. Il 3 maggio scorso la stessa Commissione Ue ha dichiarato che il caso della miniera di Turów può portare all’esclusione della Bassa Slesia dal ‘Just Transition Fund’ (7,5 miliardi dal quadro finanziario pluriennale, più altri 10 miliardi derivanti dallo strumento europeo per la ripresa) approvato pochi giorni fa, in via definitiva, dal Parlamento Ue. La Polonia ritiene che la chiusura della miniera possa avere un devastante impatto sociale nella regione. E certamente quello dell’occupazione è un tema, se i lavoratori hanno protestato contro la decisione della Corte di Giustizia Ue. Il vice primo ministro Jacek Sasin ha ricordato che la centrale elettrica produce il 5% dell’energia elettrica necessaria per la Polonia e fornisce la corrente per le case di 3,7 milioni dei suoi connazionali e che “la chiusura provocherebbe la perdita del lavoro per i 3.500 lavoratori del complesso energetico”. Ma Varsavia è alle strette.
IL PIANO DELLA POLONIA – Alla Polonia l’Ue chiede di fare una scelta, forse ancora più chiara rispetto ai contenuti messi nero su bianco nel piano presentato nei mesi scorsi. Un programma che prevede la graduale chiusura di 13 miniere tra il 2021 e il 2049 per arrivare già dopo il 2043 a non essere più dipendenti da carbone e lignite, oggi fonte di più del 70% del fabbisogno energetico nazionale (ma anche causa di circa 50mila morti premature ogni anno). Un piano fatto di luci e ombre e nel quale si prevede di produrre il 20-25% del fabbisogno con almeno 6 nuovi siti nucleare, un altro 30% con impianti a gas naturale e il resto con l’eolico e il fotovoltaico, che stanno già crescendo rapidamente. Qualcosa è già accaduto, come l’abbandono del progetto della nuova centrale a carbone Ostrołęka C, che avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2024 e che pure era stata al centro della campagna elettorale del partito PiS di estrema destra, oggi al potere. Sarebbe stata più grande della centrale di Bełchatów, la più grande d’Europa, ma ancora più insostenibile economicamente, a maggior ragione pensando alle eventuali cause risarcitorie per danni ambientali. La miniera di Turów non sfugge dalla logica. La Polonia dovrà capire (e in fretta) se le costerà la fetta di fondi che è riuscita a farsi destinare.
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Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, tutte le volte che mi chiedevano di spiegare il punto del programma, io ho ribadito, con la massima intensità, l'importanza del ruolo che rivestono tutti gli addetti alla segreteria, i segretari, i direttori e i greenkeeper, che rappresentano la spina dorsale dei circoli. Il pannello che abbiamo realizzato per l'allestimento della tenda federale recita 'Federazione Italiana Golf A.i.t.g Insieme per la crescita del golf italiano' e qua tocchiamo il punto saliente di quello che dovrà essere il lavoro del prossimo mandato anno: la massima collaborazione e il dialogo fra tutti gli attori principali del mondo del golf, in particolare con i circoli, di cui A.i.t.g inevitabilmente è anche espressione per il lavoro quotidiano che svolge". E' quanto affermato dal presidente della Federazione Italiana Golf-Fig, Cristiano Cerchiai, durante la conferenza dal titolo 'Novità del settore, migliori pratiche per l’irrigazione, adempimenti e sicurezza sul lavoro in un campo da golf', convegno a cura di A.i.t.g. Associazione italiana tecnici del golf, alla prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, l’appuntamento professionale tra i più importanti al mondo per le filiere del florovivaismo, in programma a Fiera Milano Rho, dal 19 al 21 febbraio 2025.
"Se mi avete sentito dire, durante la fase di campagna, che dal punto di vista tecnico i professionisti rappresentano gli ambasciatori del golf, per coloro che si approcciano per la prima volta al nostro mondo, è anche vero, dall'altro lato, che addetti alla segreteria e i direttori rappresentano le prime persone che noi incontriamo quando varchiamo la soglia di un circolo e sono i nostri riferimenti all'interno di esso -spiega Cerchiai-. Vorrei spendere due parole a vantaggio e a favore di coloro che svolgono molto spesso un lavoro oscuro che sono i greenkeeper, che raramente vedono le lu ci della ribalta, ma ci mettono costantemente in condizione di giocare sfruttando le condizioni migliori del nostro campo".
“Tra i punti del programma e ancora una volta la collaborazione con A.i.t.g sarà molto forte, vi è sicuramente quel ruolo importantissimo che i tecnici A.i.t.g rivestono nella formazione delle figure professionali all'interno della Scuola nazionale di golf - continua - Lavoreremo con loro, ho già cominciato a parlarne per un aggiornamento dei programmi e anche per introdurre un percorso di formazione continua, come peraltro avviene già in molte altre realtà professionali, per esempio la mia”.
“Non posso, quindi, che ringraziare ancora una volta il coordinatore della sezione, il segretario e direttore Davide Lantos e l'altro coordinatore Corrado Graglia, per il lavoro che fino ad oggi abbiamo svolto e per cui a volte dovremo svolgere ancora. A tutta l’A.i.t.g e ai suoi rappresentanti ricordo che dovremo mettere in campo il nostro massimo impegno e la nostra massima collaborazione per riuscire a completare il percorso di modifica normativa del Piano di Azione Nazionale, riferito all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sugli interventi erbosi dei campi da golf. Quindi, dovremo attivarci insieme per contattare e per interloquire con i ministeri competenti, perché il risultato deve essere ottenuto anche in tempi relativamente rapidi”, conclude.
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, tutte le volte che mi chiedevano di spiegare il punto del programma, io ho ribadito, con la massima intensità, l'importanza del ruolo che rivestono tutti gli addetti alla segreteria, i segretari, i direttori e i greenkeeper, che rappresentano la spina dorsale dei circoli. Il pannello che abbiamo realizzato per l'allestimento della tenda federale recita 'Federazione Italiana Golf A.i.t.g Insieme per la crescita del golf italiano' e qua tocchiamo il punto saliente di quello che dovrà essere il lavoro del prossimo mandato anno: la massima collaborazione e il dialogo fra tutti gli attori principali del mondo del golf, in particolare con i circoli, di cui A.i.t.g inevitabilmente è anche espressione per il lavoro quotidiano che svolge". E' quanto affermato dal presidente della Federazione Italiana Golf-Fig, Cristiano Cerchiai, durante la conferenza dal titolo 'Novità del settore, migliori pratiche per l’irrigazione, adempimenti e sicurezza sul lavoro in un campo da golf', convegno a cura di A.i.t.g. Associazione italiana tecnici del golf, alla prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, l’appuntamento professionale tra i più importanti al mondo per le filiere del florovivaismo, in programma a Fiera Milano Rho, dal 19 al 21 febbraio 2025.
"Se mi avete sentito dire, durante la fase di campagna, che dal punto di vista tecnico i professionisti rappresentano gli ambasciatori del golf, per coloro che si approcciano per la prima volta al nostro mondo, è anche vero, dall'altro lato, che addetti alla segreteria e i direttori rappresentano le prime persone che noi incontriamo quando varchiamo la soglia di un circolo e sono i nostri riferimenti all'interno di esso -spiega Cerchiai-. Vorrei spendere due parole a vantaggio e a favore di coloro che svolgono molto spesso un lavoro oscuro che sono i greenkeeper, che raramente vedono le lu ci della ribalta, ma ci mettono costantemente in condizione di giocare sfruttando le condizioni migliori del nostro campo".
“Tra i punti del programma e ancora una volta la collaborazione con A.i.t.g sarà molto forte, vi è sicuramente quel ruolo importantissimo che i tecnici A.i.t.g rivestono nella formazione delle figure professionali all'interno della Scuola nazionale di golf - continua - Lavoreremo con loro, ho già cominciato a parlarne per un aggiornamento dei programmi e anche per introdurre un percorso di formazione continua, come peraltro avviene già in molte altre realtà professionali, per esempio la mia”.
“Non posso, quindi, che ringraziare ancora una volta il coordinatore della sezione, il segretario e direttore Davide Lantos e l'altro coordinatore Corrado Graglia, per il lavoro che fino ad oggi abbiamo svolto e per cui a volte dovremo svolgere ancora. A tutta l’A.i.t.g e ai suoi rappresentanti ricordo che dovremo mettere in campo il nostro massimo impegno e la nostra massima collaborazione per riuscire a completare il percorso di modifica normativa del Piano di Azione Nazionale, riferito all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sugli interventi erbosi dei campi da golf. Quindi, dovremo attivarci insieme per contattare e per interloquire con i ministeri competenti, perché il risultato deve essere ottenuto anche in tempi relativamente rapidi”, conclude.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".